Corsa al bonus mamme per 20mila

IL SOSTEGNO. L’integrazione di 40 euro al mese per le lavoratrici con due o più figli: domande fino al 9 dicembre. La novità: vanno fatte direttamente all’Inps. I sindacati: «Restano troppe escluse, servono misure strutturali».

La finestra s’è aperta e resterà spalancata fino al 9 dicembre: potenzialmente, ci sono affacciate circa 20mila bergamasche. È la nuova edizione del «bonus mamme», un’integrazione al reddito da 40 euro mensili – per un anno – rivolta alle lavoratrici madri con due o più figli.

Nuove modalità

A differenza dello scorso anno, cambia la modalità: se inizialmente alle lavoratrici bastava richiederlo tramite il datore di lavoro (e sarebbe stata poi l’azienda a farsi carico della parte burocratica), ora la domanda andrà presentata direttamente all’Inps dalle interessate. Non a caso, anche su scala locale diverse imprese stanno avvisando il personale di questa novità.

I requisiti

La misura è riconosciuta alle lavoratrici dipendenti (con esclusione delle lavoratrici domestiche, ad esempio colf e badanti) e alle autonome iscritte a gestioni previdenziali obbligatorie autonome (le casse professionali) «con due figli e fino al mese del compimento del decimo anno di età da parte del secondo figlio», come specifica la circolare diffusa dall’Inps in attuazione del decreto del governo. C’è un limite al reddito: non si devono superare i 40mila euro annui. A beneficiarne sono anche le donne con contratto di lavoro intermittente (a chiamata) o di somministrazione (interinali); in caso di perdita dell’impiego, l’erogazione del sussidio cessa.

Il contributo economico è esente da prelievo contributivo e non incide ai fini del calcolo dell’Isee; per le lavoratrici con tre o più figli c’è invece un esonero contributivo fino al compimento del diciottesimo anno da parte del figlio più piccolo.

Nella versione 2024 la domanda era presentata direttamente tramite il datore di lavoro, mentre questa volta va inviata dal lavoratore attraverso un patronato o direttamente all’Inps tramite accesso con Spid

Secondo Orazio Amboni del Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo, che ha incrociato i requisiti della normativa con i dati socio-economici della Bergamasca, la platea delle interessate potrebbe aggirarsi attorno alle 20mila lavoratrici. Con una premessa: «Difficile dire quante saranno le richieste, perché se da un lato la tendenza al calo delle nascite è costante, dall’altro c’è ora, almeno sull’argomento del bonus mamma, più informazione rispetto a prima, come confermato anche dalle richieste di notizie in questi mesi di lunga attesa della circolare Inps». Anche negli sportelli dei sindacati «sono cominciate a fioccare le domande – prosegue Amboni –, tra cui la principale è quella relativa alle modalità di richiesta: nella versione 2024 la domanda era presentata direttamente tramite il datore di lavoro, mentre questa volta va inviata dal lavoratore attraverso un patronato o direttamente all’Inps tramite accesso con Spid».

Le criticità

Restano diverse criticità: «È inaccettabile l’esclusione del lavoro domestico – rileva Amboni –, così come è sbagliata la scelta di ricorrere all’ennesimo bonus anziché pensare a interventi strutturali. Per le lavoratrici era sicuramente più comoda la modalità precedente, con la semplice richiesta tramite l’azienda: ora, invece, dovranno affrontare una procedura probabilmente più complessa». Tra le pieghe della documentazione si scorge inoltre un possibile nodo: il limite reddituale dei 40mila euro si riferisce all’intero anno in corso. Ciò potrebbe creare un problema a quelle lavoratrici che reputano di avere guadagni entro quella soglia ma che poi, per motivi vari, la supereranno; al momento, la circolare dell’Inps non precisa come ci si dovrà comportare in quel caso e in quale modo avverrà l’eventuale restituzione dell’incentivo non dovuto.

Restano poi delle esclusioni sbagliate, come quelle delle lavoratrici domestiche: lo scorso anno avevamo avviato dei ricorsi contro l’esclusione delle lavoratrici a tempo determinato, ora almeno questa situazione è stata risolta»

Le domande potranno essere finalizzate sino al 9 dicembre, ma per chi matura i requisiti dopo questo termine ci sarà un secondo «scaglione»: si potrà avanzare richiesta sino al 31 gennaio 2026, per poi ricevere il bonus da febbraio 2026

«Tutte le misure a favore della famiglia e della genitorialità sono positive – premette Candida Sonzogni, della segreteria provinciale della Cisl Bergamo – anche se sarebbe opportuno superare la stagione dei bonus: sono strumenti precari che non incidono davvero sulle scelte di vita di chi intende mettere al mondo un figlio. Certo è fondamentale sostenere le madri che lavorano, ma andrebbe supportata la natalità a tutto tondo, anche per quelle donne che non lavorano: spesso rinunciare al lavoro non è un privilegio, ma una necessità legata alla gestione della famiglia». Ma in che maniera si potrebbe rendere più stabili certe misure? «C’è uno già strumento universale, l’assegno unico – ricorda Sonzogni –: rafforziamolo. Questa misura, tra l’altro, prevede anche una maggiorazione se entrambi i genitori lavorano: si potrebbe intervenire su tale aspetto, in modo che le persone non debbano rincorrere troppe domande e scadenze». A proposito di scadenze, le domande potranno essere finalizzate sino al 9 dicembre, ma per chi matura i requisiti dopo questo termine ci sarà un secondo «scaglione»: si potrà avanzare richiesta sino al 31 gennaio 2026, per poi ricevere il bonus da febbraio 2026.

Anche per Pasquale Papaianni, coordinatore territoriale della Uil Bergamo, «il concetto del bonus non è la soluzione più efficace, benché dia una risposta ai bisogni delle famiglie: sono misure temporanee, oggi ci sono e domani chissà. Restano poi delle esclusioni sbagliate, come quelle delle lavoratrici domestiche: lo scorso anno avevamo avviato dei ricorsi contro l’esclusione delle lavoratrici a tempo determinato, ora almeno questa situazione è stata risolta».

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