Prodotti per l’infanzia, la Brevi verso il fallimento: l’offerta dei cinesi non arriva

Anche la Foppapedretti stava valutando di rilevare la storica attività di prodotti per l’infanzia e una parte degli addetti, ma poi l’interesse è sfumato.

La motivazione degli imprenditori cinesi, in qualche modo, è già una sentenza. Il business dei prodotti per il mondo dell’infanzia non è più sostenibile, almeno in Italia. È con questa spiegazione che la Transtek Automotive Products Co. si è chiamata fuori dalla vicenda della Brevi Milano: già cliente dell’azienda di Telgate, a gennaio aveva presentato un’offerta non vincolante di acquisto nei confronti della società bergamasca, ma, fatti gli approfondimenti del caso, ha poi deciso di fare dietrofront. E così, ora, il destino della Brevi Milano sembra inesorabile: alla prima camera di consiglio - forse già oggi - il Tribunale di Bergamo dovrebbe dichiarare il fallimento dell’azienda, che il 6 dicembre aveva presentato ricorso per la dichiarazione di fallimento in proprio a seguito di un concordato preventivo omologato ad aprile. La prosecuzione dell’attività sembra una strada non percorribile e il timore è che si profili uno «spezzatino».

L’azienda cinese non è stata l’unica a manifestare interesse per la Brevi Milano: anche la bergamasca Foppapedretti si è fatta avanti, perché «interessata a rilevare l’attività e ad assumere una parte dei dipendenti», come conferma il presidente Luciano Bonetti. Che aggiunge: «Non c’è stato il tempo per fare le analisi necessarie e alcuni numeri sulle marginalità ci hanno spaventato». La Foppapedretti è legata anche da un vincolo di parentela con la famiglia Brevi: il fondatore Ezio Foppa Pedretti, infatti, nel 1955 sposava Bianca Brevi. Bonetti conclude con un auspicio: «Cercheremo di assumere qualche persona, perché il momento è difficile».

Dopo quasi 70 anni (la Brevi è nata nel 1954), la storia della società di Telgate sembra volgere al capolinea. Una storia iniziata con l’intuizione del fondatore Giuliano Brevi di utilizzare non più il legno, ma plastica e metallo, come materiali per seggioloni e lettini, a cui negli anni si sono aggiunti prodotti che vanno dai passeggini ai seggiolini per auto. Le avvisaglie di crisi passano per l’acquisto dell’azienda, a giugno 2018, da parte del fondo spagnolo Phi Industrial.

Per un (lungo) percorso industriale che volge al termine, c’è anche un risvolto occupazionale non certo felice. Per i circa 50 dipendenti - in maggioranza donne - c’è una richiesta di cassa integrazione straordinaria di un anno a far data dal 6 dicembre 2021. Ma, come precisa Alessio Pastore della Fim-Cisl di Bergamo, «ancora l’indennità non è stata corrisposta: bisognerà aspettare fino a maggio-giugno». Se qualcuno nel frattempo è riuscito a trovare un altro lavoro e qualcun altro può confidare nell’agganciare la pensione, restano comunque una trentina di persone con un’età media di 45 anni ancora in forza all’azienda.

«Cercheremo di mettere in pista percorsi di formazione, anche attraverso lo Ial, il servizio di formazione della Cisl», precisa il sindacalista della Fim. Inoltre, «dato che il sindaco di Telgate, Fabrizio Sala, aveva chiesto l’istituzione di un tavolo di crisi, tenteremo di riaggiornarlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA