Pranzo sacrificato: i buoni pasto usati
per fare la spesa

WELFARE. In Bergamasca il mercato dei ticket aziendali: oggi è di 82,5 milioni contro i 70 di cinque anni fa. Coinvolte quasi 1.200 attività, in crescita i negozi.

Pranzo sacrificato e buoni pasto sempre più utilizzati per fare la spesa, Se da un lato i consumatori hanno visto diminuire valore e potere d’acquisto dei ticket, nel contempo sono aumentate le attività che li accettano (+20% in Bergamasca con 72200 lavoratori coinvolti, saliti in 5 anni di 15mila unità), anche se a vantaggio dei negozi di alimentari e della Gdo, rispetto a bar e ristoranti. Dal 2020 ad oggi il travaso della spesa degli utilizzatori, dai pubblici esercizi alla grande distribuzione organizzata, si aggira intorno al 20%, pari a circa 14 milioni di euro.

Cinque anni fa il mercato dei buoni pasto in Bergamasca pesava circa 70 milioni di euro, mentre oggi è salito a 82,5 milioni (49,5 milioni nei pubblici esercizi e 33 milioni in negozi e Gdo). Secondo i dati diffusi da Confcommercio, il valore medio del ticket è di 5,08 euro al giorno e, data la cifra, risulta particolarmente ardua l’impresa di pranzare fuori casa in bar e ristoranti con un singolo buono, che non copre il seppur più modesto menu del mezzogiorno. Resta poi il nodo delle commissioni sui ticket, che oggi vengono utilizzati dai lavoratori principalmente in formato elettronico, con balzelli che per i commercianti arrivano fino al 20% sul totale dell’incasso.

Rispetto al 2020, oggi le attività coinvolte in provincia di Bergamo sono 1190 su un totale di 6551 (+ 20,8% in 5 anni) con 320 fra ristoranti e trattorie (erano 265 nel 2020), 320 negozi e supermercati (+28%), oltre a tra 550 bar e gelaterie (+17%).

Fipe Confcommercio stima un valore di mercato che in Italia si aggira intorno ai 4 miliardi di euro (60% spesi nei pubblici esercizi e 40% nella Gdo) con 3,5 milioni di lavoratori beneficiari, di cui 700 mila dipendenti del settore pubblico. Nel Belpaese i ticket vengono riconosciuti da 150mila fra aziende e amministrazioni con oltre 170mila esercizi commerciali convenzionati. Al momento le società emettitrici riconosciute sono 14.

I numeri di Bergamo

Nella nostra provincia si contano 44mila dipendenti pubblici su 3,65 milioni in tutta Italia (1,2%), mentre i privati sono 365500 su 16,2 milioni (2,3%) per un totale di 409500. I beneficiati di buoni pasto sono all’incirca 72.200 per un indotto totale di 82,5 milioni di euro, mentre il valore medio per ogni dipendente è di 5.08 euro al giorno per un totale annuo di 1142 euro.Nella Bergamasca si spendono ogni anno 49,5 milioni di euro per mangiare nei pubblici esercizi e altri 33 milioni per la spesa alimentare in negozi e grande distribuzione organizzata.

«Il mercato dei buoni pasto ha registrato una significativa espansione anche nella nostra provincia - commenta Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo -. Questa crescita è stata spinta dalla crescente attenzione delle aziende verso il welfare aziendale, considerato uno strumento strategico per attrarre e trattenere i lavoratori. Negli ultimi cinque anni i beneficiari sono saliti da 57.000 a oltre 72.000, in particolare nel settore privato. La spesa complessiva è aumentata da 66 a circa 82,5 milioni di euro. Va però segnalato uno spostamento rilevante nell’utilizzo dei buoni verso negozi e supermercati, pari a circa il 20% della spesa per un totale di 14 milioni di euro».

La posizione degli operatori

Daniela Chiari, della storica attività «Chiari Formaggi» di via Locatelli, fa presente come «il valore del buono non permette di coprire il costo del pasto in un locale pubblico, di conseguenza in molti preferiscono utilizzare i ticket al supermercato o nei negozi di vicinato. Abbiamo anche tanti clienti che ci chiedono panini o piatti pronti da consumare a pranzo, così come negli ultimi anni è cresciuto il numero di chi li usa per fare la spesa».

Stefano Cuminetti, socio e direttore operativo della società Market Express, che gestisce sei supermercati in città a marchio Carrefour Express, conferma «la crescita nell’utilizzo dei buoni pasto, che oggi corrispondono a circa il 5% del transato. Di fatto, è un servizio che diamo alla nostra clientela e in cassa vengono generalmente tolti dal conteggio i prodotti già in promozione, perché dobbiamo tener conto delle commissioni di incasso, non certo basse, che variano tra il 10 e il 15%».

Massimo Palmese, che gestisce il caffè del Largo in centro a Bergamo, ribadisce come «negli anni si è abbassato molto il potere d’acquisto dei consumatori. Abbiamo assistito ad un dimezzamento nell’utilizzo dei ticket, anche a seguito di pandemia e smart working. Per quanto ci riguarda non ha però inciso sul fatturato e, anzi, ci permette di risparmiare le commissioni che arrivano anche al 20%».

Isabella Plebani, della pasticceria Sant’Anna di Bergamo, conferma che «l’attuale valore del buono pasto non basta per un pranzo di lavoro e di conseguenza le famiglie preferiscono utilizzarli per fare la spesa: il trend è peraltro in discesa da qualche anno».

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