L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 12 Dicembre 2025
Il caso Taiwan. Le tensioni Cina-Giappone
e il rischio boomerang
MONDO. A causa delle loro politiche aggressive Putin e Xi Jinping sono riusciti a risvegliare militarmente Germania e Giappone.
Mai da decenni i rapporti tra Cina e Giappone sono stati così tesi. È bastata una dichiarazione su Taiwan del neo-primo ministro nipponico, Sanae Takaichi, a portare il gelo tra i due Paesi asiatici e a rispolverare vecchie ruggini. La prima donna premier nella storia dell’ex «Impero del Sol levante» ha semplicemente affermato che se Pechino attaccasse «l’isola ribelle», che si trova a 110 chilometri dal suo territorio, Tokyo potrebbe non starsene con le mani in mano.
Per l’allieva prediletta del defunto Shinzo Abe - politico «pietra miliare» nella storia contemporanea del Giappone - un attacco a Taiwan costituirebbe una minaccia alla sua «sopravvivenza». Già da tempo navigli cinesi e nipponici si fronteggiano nelle acque di isolotti che gli uni chiamano in un modo e gli altri in un altro, ma finora non si è registrato nulla di più dei soliti speronamenti fra unità guardacoste e delle usuali frizioni tra diplomatici di lungo corso.
Adesso è diverso. Il presidente cinese Xi Jinping, che ha posto il ritorno di Taiwan sotto il controllo di Pechino nell’agenda internazionale, ha impresso una preoccupante accelerazione all’attuale crisi con Tokyo. Il ministero degli Esteri ha invitato i connazionali a non recarsi in Giappone.
Le politiche di riarmo
Se Pechino ha appena festeggiato il varo della sua terza portaerei (ma che se ne farà?) ed, entro un paio di anni - stando agli esperti militari -, potrebbe avere la forza necessaria per invadere con successo l’isola – Tokyo ha inaugurato una rapida politica di riarmo, iniziando ad investire somme considerevoli nella Difesa. Lo scenario internazionale, del resto, non lascia prevedere nulla di buono. Come in Europa anche nell’Indo-Pacifico le questioni aperte sono numerose; meglio, quindi, alzare la guardia. Come si ricorderà, è proprio a Taiwan che si ritirarono nel 1949 i nazionalisti cinesi di Chiang Kai-Shek, sconfitti dai comunisti di Mao Zedong, godendo della protezione degli Stati Uniti.
Ora in nome della «Cina un solo Paese» - dopo il «ritorno» di Hong Kong nel 1997 - Xi Jinping reclama la sovranità sul «l’isola ribelle». Qui, tra l’altro, hanno sede importanti aziende del ramo semi-conduttori leader a livello mondiale. Veniamo al punto fondamentale con il dubbio che la questione ucraina e quella di Taiwan possano intersecarsi.
Tra Russia e Stati Uniti
Iniziamo evidenziando che con gli Usa vaghi sulle proprie intenzioni di intervento armato o meno a Taiwan, Sanae Takaichi ha parlato invece di «autodifesa» del Giappone. In precedenza la premier nipponica aveva reso pubblico il proprio appoggio alla candidatura per il Nobel della pace di Donald Trump, che ebbe uno stretto rapporto personale con il suo «maestro», Shinzo Abe. Il capo della Casa Bianca sta trattando l’appoggio di Pechino ai suoi sforzi per convincere il Cremlino a deporre le armi in Ucraina. L’economia russa dipende oggi fortemente da quella cinese: in caso di pressioni di Xi Jinping, Putin si troverebbe in gravi difficoltà e potrebbe essere messo nella posizione di dover cedere in Donbass.
Ma quale è il prezzo dell’appoggio cinese? Nessuno l’ha mai quantificato. Il dubbio è che Xi Jinping possa avere chiesto a Trump la consegna di Taiwan. Dato che il presidente Usa non vuole dire oggi espressamente di «no» al collega cinese ha trovato l’escamotage giapponese per mettere i bastoni tra le ruote di Xi Jinping. In ultimo, a causa delle loro politiche aggressive Putin e Xi Jinping sono riusciti a risvegliare militarmente Germania e Giappone, potenze del passato che invasero i loro Paesi. Non è che così facendo, si sono tirati addosso un boomerang micidiale?
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