L’esempio estone e l’abc digitale

MONDO. Basta sedersi ai tavolini di uno dei bar o dei ristoranti, siti a ferro di cavallo sulla piazza del Municipio a Tallinn, che si comprende di essere in una delle società più avanzate tecnologicamente al mondo: il wi-fi è gratis, senza password ed è velocissimo.

È così anche sui tram pubblici, nelle stazioni e in numerose zone della città. In breve, si è perennemente collegati, anche se non si ha una sim nel proprio smartphone. L’«E-Estonia» è una realtà rivoluzionaria ormai da parecchi anni tanto da venire presa a modello per Paesi molto più popolati ed estesi geograficamente.

Qui si fa tutto online: si interagisce con lo Stato; si vota alle elezioni politiche o locali; ci si cura in telemedicina; si pagano le tasse; eccetera, eccetera, eccetera. Dal 2014 esiste anche la «residenza elettronica», che ha aiutato a far diventare la repubblica baltica uno dei maggiori centri di start-up del pianeta. Questo paradiso digitale e laboratorio di innovazioni presenta, però, le classiche fragilità delle società avanzate.

L’importanza della cybersicurezza

Nel 2007, in un periodo di forti tensioni con il Cremlino, l’Estonia fu attaccata dagli hacker che paralizzarono l’intero Paese. Per giorni manco più i semafori funzionavano; figurarsi i servizi alla popolazione o l’e-banking. Da allora sono state sviluppate imponenti contromisure di cybersicurezza, tanto che a Tallinn ha sede oggi uno dei maggiori centri specializzati in materia dell’Alleanza atlantica.

La prima domanda che sorge è: il modello E-Estonia è esportabile? La seconda: come ovviare a tali fragilità? La terza: come rispondere alle quotidiane sfide soprattutto in materia di «digital literacy», ossia di alfabetizzazione digitale? Teoricamente tutto è possibile: il problema è che l’investimento in infrastrutture deve essere adeguato all’estensione del Paese e al traffico che si genererà. Poi c’è il nodo delle piattaforme informatiche a monte con le giuste capacità sia di hardware sia di software.

Quante volte in Italia, durante l’espletamento di una pratica, si è «piantato tutto», perché il server è «andato in palla»? O si procede a rilento, tanto che operazioni da pochi secondi durano un’eternità? Oppure il «computer» non ci permette di inserire questo dato o fare delle modifiche a tale formato. In breve, è sia una questione di investimenti - in alcuni casi colossali - sia di abilità programmatoria.

Come ovviare alla fragilità del sistema digitale?

Ovviare alle fragilità delle società digitali non è, invece, affatto facile. In qualsiasi momento un attacco dei «pirati» può creare disastri. Esistono due livelli: uno dei «gestori» (Stati, compagnie, Enti) delle reti dei servizi; l’altro degli utenti. Entrambi è bene che rispettino misure di sicurezza adeguate e siano continuamente aggiornati.

Appunto: alfabetizzazione digitale. In tutta Europa, soprattutto in Scandinavia e nel Baltico, dal prossimo anno scolastico sta passando la linea del proibire agli studenti l’uso degli smartphone durante le lezioni. Si torna a penna e calamaio! Come è possibile che gli adulti si siano solo adesso resi conto dei danni, anche psichici e sociali, che si stanno provocando alle nuove generazioni?

«Papà, nella foto di classe quest’anno mancava solo l’immagine del compagno digitale - l’Intelligenza artificiale -, che ci ha fatto tutti i compiti», ha osservato con ironia un 15enne con ben quattro account IA.

Le sfide vanno affrontate, non proibite

Dopo il bando per le 6 ore di lezione le scuole dovrebbero organizzare con urgenza corsi per l’uso corretto di smartphone, Intelligenza artificiale, social media. In gioco, forse in pochi se ne sono accorti, vi sono la democrazia e il nostro modello di vita, assaltato dai «pirati», dai «complottisti», dai «cretini» mediatici. Quando un adolescente o peggio un adulto non distingue la differenza tra verità e fatti reali – lasciamo perdere fonti primarie o secondarie - con la «narrativa» o la «realtà virtuale» dovrebbe suonare una campanella… che non è solo quella della scuola, ma anche quella dell’emergenza democratica e sociale. Rimettere l’uomo dietro alla macchina è la scelta vincente da fare per evitare derive mediatiche.

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