Mosca adesso ha fretta, così i rischi aumentano

Tra gli stucchi dorati e i tappeti rossi del Cremlino si consuma oggi quella che potrebbe diventare una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea. Vladimir Putin firma l’annessione alla Russia delle Repubbliche di Donetsk e di Lugansk, e dei territori delle regioni di Kherson e Zaporozhye controllate dai russi.

E nessuno, nemmeno lui, può sapere quali saranno le conseguenze di un tratto di penna che, dopo otto anni di guerra a bassa intensità e sette mesi di conflitto totale, pretende di strappare all’Ucraina il 15% più ricco di risorse del suo territorio. Già giovedì (29 settembre), a Mosca, circolavano voci sempre più frenetiche sul fatto che durante la cerimonia Putin, oggi, avrebbe fatto un discorso forte, decisivo. E molti, ovviamente, hanno cominciato a fare i conti con la minaccia che terrorizza tutti e che molti leader, dalla ex cancelliera tedesca Angela Merkel al presidente ucraino Volodymir Zelensky, invitano a prendere sul serio: l’utilizzo di bombe atomiche tattiche. Una cosa è certa: Putin adesso ha fretta. Il modo stesso in cui sono stati gestiti i referendum, in pratica dieci giorni tra la convocazione al voto e l’annessione, lo dimostra. E altrettanto dimostra la rapidità con cui è stata decisa e attuata la mobilitazione dei circa 300mila riservisti, le cui avanguardie sono già arrivate in Ucraina.

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