Provocazioni nei cieli, non cadere nel tranello

MONDO. Si avvicina a grande velocità il momento della verità, del rischio esponenziale, della nuova «crisi di Cuba», come nel 1962. Russia e Paesi dell’Alleanza atlantica sono oggi sull’orlo di un conflitto armato, causato da anni di incomprensioni e di incapacità di parlarsi.

Il non rispondere alle sfide sempre più alte, lanciate da Vladimir Putin dal 2014 ai giorni nostri, ha provocato la presente escalation. Se l’allora presidente Usa, Barack Obama, avesse reagito in maniera seria agli eventi, che portarono all’annessione della Crimea alla Russia, non saremmo a questi punti estremi. Ed invece non passa giorno che le agenzie di stampa non raccontino di sconfinamenti di caccia militari russi nei cieli alleati, dall’Alaska all’Estonia. Droni di Mosca avrebbero pure prodotto scompiglio in Polonia vicino alle basi Nato, da dove transitano gli approvvigionamenti per l’Ucraina, e nei pressi di aeroporti civili in Scandinavia.

Il triplice obiettivo dell’offensiva di Kiev

La Russia non se la passa meglio. Da agosto i droni ucraini hanno bombardato più volte una decina di infrastrutture dell’energia - raffinerie, pipelines, porti - dal Baltico al Mar Nero fino agli Urali. L’obiettivo dell’offensiva di Kiev è triplice. Primo: ridurre le entrate finanziarie del

Da gennaio il prezzo all’ingrosso della benzina è aumentato del 50% con ripercussioni immaginabili sulla vita dei cittadini

Cremlino dalla vendita di energia all’estero. Secondo: diminuire le forniture di carburante alle truppe in Donbass. Terzo: far alzare i costi del «pieno» per la popolazione e quindi più inflazione. Mosca non comunica mai l’entità dei danni, ma gli effetti dell’offensiva chirurgica di Kiev sono sotto gli occhi di tutti. Da gennaio il prezzo all’ingrosso della benzina è aumentato del 50% con ripercussioni immaginabili sulla vita dei cittadini. La Russia ha annunciato il divieto totale di esportazione di benzina fino alla fine dell’anno. Secondo l’agenzia Reuters, in poche settimane Mosca ha perso ben il 20% di capacità di raffinazione. Ad agosto si sono registrate le più basse entrate finanziarie dalla vendita di «oro nero» degli ultimi 5 anni.

Questa settimana, di nuovo, gli aeroporti della zona europea sono stati a lungo chiusi al traffico, a causa dei droni ucraini, diventando delle specie di bivacchi per i passeggeri. Cosa sta succedendo adesso? Secondo influenti specialisti, Putin sta giocando col fuoco, ossia verificando se realmente la Nato - malgrado la forte contrarietà delle proprie opinioni pubbliche - è pronta a sfidare la Russia ed ipoteticamente ad applicare il famoso articolo 5 dello statuto dell’Alleanza atlantica, dopo che Trump l’ha messo irresponsabilmente in dubbio. Stando ad altri, il capo del Cremlino pressa affinché gli europei, impauriti, cedano sull’Ucraina ed abbandonino Zelensky al suo destino.

I gravi problemi dell’economia

Una terza lettura è di carattere interno. Per coprire i gravi problemi della sua economia e quelli causati dai droni, la Russia sposta l’attenzione della propria opinione pubblica su altre tematiche, più patriottiche. Il risultato è che Trump e gli europei hanno, in queste ore piene di tensione, reagito ed hanno confermato che se si registreranno altri sconfinamenti di aerei russi la Nato li distruggerà. Mosca, attraverso suoi rappresentanti, ha risposto che, allora, sarà guerra.

Con la mente si torna allo scenario del settembre 1983, quando un aereo di linea coreano - in volo da New York a Seul - perse la rotta e fu abbattuto vicino all’isola di Sakhalin da un Mig sovietico. In 269 morirono. Il mondo fu sull’orlo dell’apocalisse. Il sangue freddo dei leader dell’epoca evitò il peggio, come anche nel 1962. Adesso è giunto anche il momento di darsi tutti una calmata e di trovare risposte, anche dolorose, alla tragedia russo-ucraina.

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