Putin non può perdere, ma la guerra deve finire

Il commento. Avevamo scritto proprio su queste colonne che, dopo la sconfitta sul campo per la controffensiva ucraina, Vladimir Putin era a un bivio: dichiarare fallita la cosiddetta «operazione militare speciale» (e affrontare le conseguenze) oppure alzare la posta (e sfidare ancor più il patriottismo e la pazienza della società russa). Ora che lo sfondamento ucraino è stato contenuto, se non fermato, è chiaro che Putin ha scelto la seconda strada.

I referendum che sono stati convocati in gran fretta (alle urne nei giorni 23-27, risultati il 28, Parlamento che approva il 29) per far votare la richiesta di annessione alla Russia delle Repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk e delle regioni (nella parte controllata dalle forze armate russe) di Kherson e Zaporizhzhia, sono l’equivalente di una dichiarazione di guerra e lo ha ben capito la Borsa di Mosca, che ha subito perso il 10% del valore. Votata l’annessione, Mosca dichiarerà che il Donbass e il Sud dell’Ucraina sono Russia. E in caso di attacco, si terrà il diritto di combattere come di fronte a un’invasione. Non a caso, insieme con le notizie sui referendum, arrivano dalla capitale russa voci di un discorso alla nazione dello stesso Putin con il ministro della Difesa Shoigu.

Non era stato difficile prevedere tutto questo. Putin, che ha fortemente voluto l’invasione dell’Ucraina, non può perdere lì, perché vorrebbe dire perdere tutto, compresa l’ambizione più volte dichiarata a rovesciare l’equilibrio americanocentrico su cui si regge la politica globale. Non solo: deve vincere in breve tempo. È il messaggio che a Samarcanda, in occasione del summit Sco (l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione), gli hanno recapitato in modo piuttosto evidente leader come l’indiano Modi, il cinese Xi Jinping e il turco Erdogan, che non si sono allineati alle sanzioni anti-russe ma ora chiedono al Cremlino di concludere. La guerra in Ucraina disturba troppo anche i loro interessi, deve finire.

Putin voleva attestarsi lungo il Dnepr, lasciar sedimentare lo scontro e poi inglobare il Donbass e il Sud dell’Ucraina. La fortunata offensiva di Kiev lo costringe ora a fare di corsa ciò che voleva fare con calma. Quindi, come dicevamo all’inizio, lo costringe anche ad alzare il prezzo del sacrificio per i concittadini. In poche ore la Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) ha approvato la legge che prevede anche 10 anni di prigione per diserzione e renitenza alla leva. Di recente, aveva approvato un’altra legge che semplifica la procedura di acquisizione della cittadinanza russa per gli stranieri che firmano un contratto di un anno con l’esercito. Intanto, Evgeny Prigozhin, il fondatore dell’esercito privato Wagner che da tempo combatte in Ucraina, fa il giro delle carceri per offrire ai galeotti l’arruolamento al posto della pena. Il che ha fatto scrivere, giustamente, che qualcuno potrà disertare e poi, se condannato offrirsi volontario per tornare nell’esercito. Scherzi macabri a parte, è chiaro che il Cremlino cerca di trovare soldati senza dover mandare in prima linea i coscritti, come avverrebbe in caso di mobilitazione generale. Impresa non facile.

Gli ucraini hanno già risposto che per loro non cambia niente: questi referendum sono una farsa e le operazioni militari proseguiranno con l’obiettivo di liberare l’intero territorio nazionale. Più che comprensibile. Però attenzione: finora la Russia ha combattuto a metà. Pensiamo al caso di Odessa, il porto ucraino mai davvero attaccato dalle navi russe, che invece sono state nel Mare Nero a farsi decimare. La differenza si vede quando l’esercito russo cambia il passo delle operazioni, quando di colpo arrivano i missili sulle dighe, sulle stazioni ferroviarie, sulle città. Cosa schifosa ma anche tipica delle guerre «vere». Se Mosca sceglie un’altra postura e vira verso una guerra «vera», ha ancora tanti strumenti per fare molto male all’Ucraina, al suo esercito e alla sua gente. Senza contare che questa accelerazione ci fa comunque fare un altro passetto verso l’ipotesi di impiego di bombe nucleari tattiche e scenari a cui dobbiamo pensare anche se davvero non lo vorremmo. Questo, peraltro, è il risultato inevitabile dell’insensata invasione russa e di una guerra che l’Ucraina non può vincere, nemmeno con tutto l’aiuto americano ed europeo, senza correre il rischio di autodistruggersi nello sforzo.

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