Putin-Trump la nuova divisione del mondo

MONDO. Vladimir Putin vuole ora ottenere con la diplomazia, quanto non è riuscito con le armi: trasformare una grave sconfitta politica, finanziaria ed economica in un’inattesa vittoria geostrategica.

In gioco non vi è la sola Ucraina, bensì gli equilibri europeo - mondiali e il futuro sviluppo in aree del globo come l’Artico. Per raggiungere tale risultato, il capo del Cremlino tenterà di sfruttare la sua presa personale su Donald Trump (un altro che come lui «pensa in grande»), l’amicizia tra uno dei suoi negoziatori Kirill Dmitriev con il genero del presidente Usa, Jured Kushner, le divisioni tra gli europei. Con il suo Paese sull’orlo della recessione ha scelto questo momento, osservando come il «tycoon» ha imposto i dazi ai riottosi alleati del Vecchio continente, gli unici che possono mettersi di traverso ad accordi capestro in Ucraina e coloro che detengono la «golden share» del futuro della Russia.

Putin, l’Ucraina e gli obiettivi globali

Prima di iniziare la sua «Operazione militare speciale», Putin si è dimenticato 270 miliardi di dollari in riserve valutarie in Ue. Senza l’acquisto di energia di Mosca da parte europea - lo si è visto nei fatti - l’economia federale non ha futuro nel XXI secolo. Al capo del Cremlino dell’Ucraina, usata come campo di battaglia dal 2014, importa meno di quanto possa sembrare. Gli obiettivi sono altri, quelli globali. «Putin ha solo tre consiglieri: Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Caterina II» ha detto Sergej Lavrov, il suo ministro degli Esteri.

La nuova strategia di Putin

Adesso Putin sembra intenda imitare Stalin, scrivendo a suo piacere, come accadde nel 1945, sulle mappe del mondo. Una nuova Yalta? Qualcosa di simile. Trattativa unica comprensiva di scambio di territori in Ucraina, eliminazione delle sanzioni internazionali e la restituzione dei capitali russi congelati all’estero è l’agenda del Cremlino, pronto a contrattare come in un bazar. Trump sarebbe d’accordo sui primi due punti. Il terzo dipende dall’Ue. In queste ore febbrili il presidente russo ha sentito i colleghi cinese e indiano. Progetta, se andasse male, di attaccare ulteriormente per via economica gli occidentali attraverso i Brics e di mettere in forse il predominio del dollaro. Allo stesso tempo, circola notizia, di un prossimo esperimento nucleare nell’isola di Novaja Zemlja in modo da intimorire i suoi interlocutori (come nella migliore tradizione sovietica).

Per l’Europa è il tempo dell’astuzia

Donald Trump ha molto meno spazio di manovra di quanto possa apparire, perché ampi settori dei repubblicani Usa vedono con sospetto tutte queste aperture a Putin. Per i membri dell’Ue e per il Regno Unito è invece venuto il tempo dell’astuzia, per non farsi travolgere dai prepotenti. Premesso che serve unire le forze (puntando su rapide riforme interne e riarmo in primis), bisognerà dimenticare la «politica dei passettini», ma è necessario pensare in grande e definire subito una «road map» di normalizzazione dei rapporti con la Russia da qui al 2030.

Uno: entro poche ore tregua totale in Ucraina; armistizio «alla coreana»; sovranità dei territori (compresa Crimea) definita tra 49 anni. Due: garanzie scritte di sicurezza alla Russia da parte della Nato; Ucraina fuori dalla Nato ma protetta. Tre: graduale allentamento delle sanzioni internazionali in cambio dell’immediato stop al finanziamento al settore militare-industriale russo. Quattro: ricostruzione Ucraina. Ai 270 miliardi in cassa Ue, Mosca dovrà aggiungere i restanti per arrivare ai 500 necessari. Questo è il costo minimo dello spaventoso errore commesso il 24 febbraio 2022 dal Cremlino. Nel marzo 2030 finirà il mandato di Putin, giusto il momento di pensare alla pensione.

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