
(Foto di Foto di Tim Mossholder su Unsplash)
ITALIA. Raccogliere pareri e indicazioni di vite giovani sulla soglia di una scuola può offrire riverberi forti dentro e fuori questo luogo. Da decenni è nella scuola che si vive l’incontro più vasto tra le generazioni: quelle della vita giovane che cresce tra consegne ed attese, e quelle adulte che le consegne offrono accompagnando le attese.
Raccogliere pareri e indicazioni di vite giovani sulla soglia di una scuola può offrire riverberi forti dentro e fuori questo luogo. Da decenni è nella scuola che si vive l’incontro più vasto tra le generazioni: quelle della vita giovane che cresce tra consegne ed attese, e quelle adulte che le consegne offrono accompagnando le attese. Su questa soglia si declina il rapporto tra identità, biografie e senso del tempo. Vanno ascoltate con attenzione quelle parole, vanno «sentite» perché la scuola (e quindi la convivenza) diventi spazio di risonanza, d’incontro e di esperienza di un futuro possibile, buono e giusto. Costruendo competenze, letture complesse, spirito critico, insieme alla libertà di spirito. Quello che rende capaci di attendere alla propria fioritura e alla cura del mondo.
Il futuro visto da questo presente, dai suoi miti e «valori» di affermazione e consumo, non può che apparire grigio. Eppure i ragazzi e le ragazze non si sottraggono a parlarne
Vivere l’affacciarsi all’ideale, alla partecipazione, nel tempo attuale segnato da intrecci e squilibri grandi, non è semplice. Chiama buone compagnie, per crescere in autonomia e intraprendenza. Il futuro visto da questo presente, dai suoi miti e «valori» di affermazione e consumo, non può che apparire grigio. Eppure i ragazzi e le ragazze non si sottraggono a parlarne. È un bel segnale. Ma quali adulti e quali luoghi si offrono per parlarne, ascoltare, riflettere?
Essere presenti al proprio tempo è possibile da dentro un ascolto operoso, in esperienze di responsabilità e creazione, nelle quali incontrare adulti che vivono tra competenze e valori. Che esprimono attese di coltivazione e cura, di riconoscimento del valore delle cose e degli altri. E vi rispondono. In modo esigente. «Pedagogia della risonanza» indica Hartmut Rosa; «vita nella verità» testimonia Havel; «pratica della libertà» coltiva Paulo Freire. Nei luoghi concreti dove, per dirla con Gaël Giraud, si può «costruire un mondo comune». Non sorprende che molti ragazzi sentano il peso dell’incertezza, la preoccupazione di non cogliere le occasioni. Se prevalgono esperienze di solitudine, scarsa valorizzazione del desiderio, e confronto freddo, allora ci si ripiega. Idealità e sogno vengono «conservati» nella sfera individuale. Almeno lì provare a restare in piedi. O «realizzarsi». Almeno il sogno di riconoscimento resti. Mentre quello di giustizia, pace e liberazione può dissolversi.
Anche piccoli sondaggi locali raccolgono segni di sensibilità e impegno: guerra-pace, cura del creato, diversità, giustizia, inclusione... Queste questioni diventano «sostenibili» se si legano a progetti, grazie a saperi e strumenti culturali e scientifici. E se si offrono modi di impiego responsabile di quanto appreso: l’apprendimento-servizio; l’esperienza di tutorato nella classe come comunità educativa; l’impegno sui temi della pace e della riconciliazione dei «progetti Rondine».
Una ricerca dell’Università Cattolica ha mostrato che oltre il 38% degli adolescenti lombardi è stato caregiver per molte ore settimanali. Una generazione con cui interagire da adulti seri, capaci di speranza e passione. Per trasformare in conoscenza e convivenza civile un po’ del dolore del mondo, molto dell’attesa di bene.
Una ricerca dell’Università Cattolica ha mostrato che oltre il 38% degli adolescenti lombardi è stato caregiver per molte ore settimanali. Una generazione con cui interagire da adulti seri, capaci di speranza e passione
Esitano, questi ragazzi, sulla soglia della scuola? Può essere cosa buona, se non diventa «vita rinviata». Esitare può essere costruzione di una veglia, di attenzione da coltivare anche oltre quella soglia. Simone Weil scrive che educare riguarda sempre conoscenze e moventi. Occorre educare la facoltà di attenzione: solo così si può essere giusti. Havel annota che ogni vero cambiamento matura nella coscienza, nei gesti di prossimità, anche se costano. Matura in una rivoluzione esistenziale. Lo direbbero anche Mandela e Mujica.
Oggi si riapre la questione dell’umano: la forza dell’attrazione del nulla, la dispersione delle vite, la disposizione alla guerra, il cinismo indifferente. Cosa serbare come semente per continuare? Quali aratri? Dove sarà l’acqua? Domande nell’esodo, per il cammino oltre. Per alimentare la promessa. Lì potremo seminare di nuovo. Nel bisogno di credere, oggi così provato. Legando il bisogno di credere al desiderio e al compito di sapere, di conoscere, di essere responsabili. Bisogno e desiderio che abitano molti adolescenti.
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