Telefonate notturne e lettere di insulti: nei guai per molestie

AZZANO SAN PAOLO. Il telefono di casa che squilla alle 6,20. E poi ancora verso le 7. E ancora dopo 15 minuti. Pochi squilli, ma che a orari diversi (anche nel cuore della notte) arrivavano quasi tutti i giorni in un’abitazione di Azzano San Paolo, da ottobre 2020 a giugno 2021.

La signora, oggi 84enne, che viveva con il marito malato, aveva annotato tutte le telefonate ricevute da «un numero privato», arrivando infine a «togliere la linea fissa», ha ricordato in aula nel processo in cui si è costituita parte civile con l’avvocato Cristina Pizzocaro.

Alla sbarra c’è la nipote (figlia di un fratello dell’anziana), assistita dall’avvocato Alessandro Bresmes. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la nipote sarebbe l’autrice delle telefonate (risponde di molestie), così come dei messaggi sul cellulare e delle lettere ricevute dall’anziana. Quest’ultima era definita «avida», oppure le venivano scritte frasi del tipo: «Sono andata in cimitero, e tutti dicevano che sei la maga Circe». Ma anche: «Ricorda il settimo comandamento: non rubare», e «Dammi i soldi che mi spettano», ha riportato l’anziana in aula. La nipote, che nega la ricostruzione dell’accusa che la indica come l’autrice di questi gesti, si è opposta al decreto penale di condanna per il quale avrebbe dovuto solo pagare 200 euro, decidendo di difendersi nel merito.

Il motivo che avrebbe portato a questo comportamento sarebbe legato all’eredità della madre dell’ottantaquattrenne, che quest’ultima aveva accudito per vent’anni fino alla scomparsa, nel 2015, quando era ultracentenaria. La nipote l’avrebbe quindi accusata di aver sottratto del denaro alla nonna. «Prelevavo circa 900 euro alla volta, ma per metterli da parte per pagare poi il funerale», ha ammesso l’anziana davanti al giudice Andrea Guadagnino. Nel corso della prossima udienza, fissata per il 6 dicembre prossimo, l’imputata darà la sua versione dei fatti.

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