Chat e Social, ragazzi sempre più dipendenti: «bruciate» due ore al giorno

Progetto Selfie.Ricerca su 13mila adolescenti bergamaschi: in media il 46% degli studenti delle superiori messaggia per oltre 2 ore al giorno. Tra le femmine la percentuale sale al 57%. Cresce l’uso dei Social per scambi di foto «spinte».

Lo sguardo è basso, perennemente fissato verso lo schermo. Come un prolungamento del corpo, lo smartphone scandisce e accompagna qualsiasi momento della giornata. Difficile staccarsene a scuola, impensabile spegnerlo la notte. Le dita scorrono su qualsiasi app e qualsiasi sito: dallo svago magari più genuino, le goliardate che oggi si chiamano «meme», fino ai meandri più insidiosi della Rete. Anche questa è una dipendenza: quella dal telefonino e più in generale da Internet. Colpisce soprattutto i più giovani, e colpisce anche in Bergamasca. Lo raccontano gli stessi adolescenti, nelle risposte che 13mila di loro – studenti delle medie o delle superiori, tra città e provincia – hanno dato nei mesi scorsi ai questionari del progetto «Selfie» promosso come ente capofila dal Comune di Bergamo, e analizzato dal centro di ricerca «Semi di Melo». Alle superiori, per esempio, il 46% dei giovani dedica più di due ore al giorno a chattare: e dalle due ore si arriva anche a tempi decisamente più notevoli.

Il fenomeno è molto più pesante tra le femmine (il 57% delle ragazze passa più di due ore sulle chat, contro il 33% dei ragazzi) che tra i maschi (dove, invece, il 28% dedica oltre due ore ai videogame). Sono loro, le ragazze, le più a rischio. Come calamitate ai cellulari, solo con fatica riescono a distaccarsi dalla routine di social e chat. Addirittura, qui lo si coglie sin dalle scuole medie: infatti, il 45% delle femmine dice di «usare lo smartphone in ogni momento libero» (contro il 27% dei ragazzi), e quando si arriva alle superiori il dato sale al 59% (contro il 37% dei maschi).

Il fenomeno è molto più pesante tra le femmine (il 57% delle ragazze passa più di due ore sulle chat, contro il 33% dei ragazzi) che tra i maschi (dove, invece, il 28% dedica oltre due ore ai videogame). Sono loro, le ragazze, le più a rischio

Il compulsare sugli schermi disegna le traiettorie più diversificate. Alle medie il 61% degli studenti dice di avere un profilo TikTok, il social dei balletti e dei video virali, e il 52% ha invece anche Instagram. Alle superiori quasi tutti hanno Instagram (il 94% dei bergamaschi), e la gran parte pure TikTok (il 78%); Facebook è ormai roba da vecchi, un account ce l’ha solo il 7% degli studenti delle medie e il 12% delle superiori. Non è al momento mappata la presenza su una delle piattaforme più insidiose, OnlyFans, l’app che consente di mettere in vendita dei propri contenuti (foto, video) molto «spinti», anche a carattere pornografico o quasi: è però una tendenza in preoccupante aumento anche in Bergamasca, una forma 2.0 di mercificazione del corpo che coinvolge ragazze giovanissime. Lì ci si finisce spesso partendo dai social più «innocui»: su Instagram si postano foto provocanti ma «coperte», rimandando invece a OnlyFans – molte ragazze lo scrivono nella descrizione del profilo, in alcuni casi c’è un «pallino blu» come messaggio in codice – per i contenuti espliciti. S’inizia per gioco, si finisce in un dramma psicologico. Tant’è che il 42% degli studenti delle superiori «coetanei che si scambiano immagini provocanti», e al 17% «è capitato di inviare proprie immagini osé». Il 52% degli adolescenti bergamaschi, invece, ha incontrato poi di persona qualcuno conosciuto online. Virtuale e reale, ormai, paiono inscindibili.

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