
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 01 Agosto 2025
Inchiesta Vitali, si annuncia battaglia sul concordato. La difesa: «Pagati i creditori, nessun danno arrecato»
L’INDAGINE. Per la difesa non si configurerebbe più la bancarotta fraudolenta per i due fratelli. Il gip sul sequestro da 50 milioni: l’accordo non elimina il pericolo che commettano reati simili.
Nell’indagine del Nucleo tributario della Guardia di finanza, coordinata dal pm Guido Schininà, che vede indagati i fratelli Massimo e Cristian Vitali per bancarotta fraudolenta , si annuncia battaglia legale sul concordato preventivo che, con il decreto di omologa emesso dal Tribunale il 25 giugno, ha chiuso la procedura di fallimento della Vita Srl, la società che secondo le accuse i fratelli avrebbero svuotato di tutto l’attivo, trasferendolo nella Expand Srl creata ad hoc, facendola fallire nelle mani di un amministratore ultraottantenne e malato di Alzheimer.
L’avvocato dei Vitali, Filippo Dinacci, ha subito precisato che «sono stati soddisfatti tutti i creditori e quindi nessun danno è stato arrecato. Circostanza, questa, verificabile documentalmente». Elemento non di poco conto. Il presupposto della bancarotta fraudolenta è infatti quello di sottrarre i beni ai creditori: avendoli pagati, è il ragionamento della difesa, non si configurerebbe il reato. La Expand Srl si è infatti accollata i debiti della Vita Srl, presentando una proposta che ha ricevuto l’accordo dei creditori. Il tribunale, nel giudizio di omologazione, ha verificato il rispetto delle maggioranze previste dalla legge per l’approvazione e che il piano concordatario fosse conforme alle norme, chiudendo la procedura di liquidazione giudiziale.
L’omologa è stata emessa il 25 giugno ed è arrivata sul tavolo del gip Lucia Graziosi il 10 luglio, ma il concordato non ha avuto effetto sulla sua decisione di disporre il sequestro impeditivo di quote per 50 milioni ai due fratelli: il 100% di quelle della Expand Srl e il 50% di quelle della Vitali Spa.
«Nessun danno arrecato»
Expand perché – scrive nel decreto di sequestro – è la società beneficiaria della scissione del 1° marzo 2022 in danno di Vita Srl (da cui vengono fatti confluire oltre 31 milioni di euro), e Vitali Spa perché beneficiaria diretta delle operazioni di accollo del 2015. Nel 2015 infatti Vitali Spa aveva ceduto a Vita Srl azioni per la quali quest’ultima non aveva alcun interesse economico, pagate parzialmente accollandosi circa 22 milioni di euro di debiti che la Vitali Spa aveva verso le banche. Segno, secondo chi indaga, del progetto che si stava delineando per far fallire la «bad company» e, come spiega agli inquirenti l’ex amministratore delegato di Vitali Spa, «creare una società pulita (la Expand Srl) che non avesse problemi con le banche e le aggiudicazioni pubbliche». Il difensore dei Vitali tiene a precisare che «Vita ed Expand non sono collegate o controllate da Vitali Spa» e che «Vitali Spa non è in bancarotta e anzi gode di ottima salute finanziaria».
I cantieri non si fermano
La decisione di sequestrare le quote di Expand e Vitali, secondo il gip, è dettata dal ruolo centrale delle due società in funzione delle indebite strategie imprenditoriali di cui sono accusati i due fratelli, che definisce di «elevata spregiudicatezza». Con il sequestro impeditivo è stato nominato amministratore il commercialista Alberto Volpi: d’ora in poi ogni decisione sulle due aziende non potrà essere presa senza l’accordo dell’amministratore. Oltre ai cantieri e ai progetti che riguardano città e provincia (Porta Sud, la stazione ferroviaria, l’ex Centro servizi di Azzano, l’e-Brt da Bergamo a Dalmine, la Bergamo-Treviglio per citarne alcune) la Expand in particolare ha ottenuto nel 2023 oltre 11 milioni di euro di fondi del Pnrr per la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile a Cairate (Varese), nell’ex cartiera «Vita-Mayer»: il sito, da 650mila metri quadrati, sarà in grado di produrre 100 tonnellate di idrogeno verde all’anno.
Con l’amministratore a prendere le decisioni, è stato l’intento di chi indaga, i cantieri e i progetti proseguiranno senza ripercussioni sui dipendenti che ci lavorano e sulla collettività che aspetta di vedere la realizzazione di importanti opere pubbliche.
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