La gioielleria Recalcati chiude. Se ne va un pezzo di storia di viale Papa Giovanni

DOPO UN SECOLO. La gioielleria aperta nel 1922 da Davide, oggi è gestita dal nipote Marco con la moglie. «Qui sparite quasi tutte le attività storiche».

Bergamo perde un’attività storica come la Gioielleria Recalcati. Il titolare Marco ha deciso di abbassare la saracinesca dopo 35 anni di gestione insieme alla moglie Marina. Ma la storia del negozio è molto più lunga e risale a più di un secolo fa, esattamente nel 1922, quando Davide Recalcati, nonno di Marco, aprì come orafo in via Paleocapa. Nel 1928 la decisione di trasferirsi in viale Roma, che poi venne intitolata a Papa Giovanni XXIII.

«Mio nonno è nato nel 1899 e come tutti i ragazzi di quell’anno è stato mandato sul Piave a difendere l’Italia quando non aveva ancora compiuto i 18 anni – ricorda Marco Recalcati, dietro al bancone al civico 68 con l’insegna che indica la «Gioielleria Recalcati Davide & Figlio dal 1922» tra orologi, gioielli e argenti -. Tornato dalla guerra (nel 1981 ricevette il diploma d’onore e la cittadinanza onoraria di Fossalta di Piave) ha lavorato per un paio di anni come apprendista, un tempo si usava così, dopodiché ha deciso di avviare il suo negozio. Mio padre Mario ha poi seguito le sue orme, anche se mio nonno ha voluto che prima studiasse al liceo e si laureasse in Economia e Commercio alla Bocconi».

Durante l’università Mario Recalcati conosce la futura moglie PierCarla con la quale gestirà l’attività. La coppia ha tre figli, tra i quali Marco, che rappresenta la terza generazione di orafi. «Ho iniziato a lavorare nella gioielleria di famiglia dopo un’esperienza come fotografo a Milano. Tornato a Bergamo, decisi di aprire un negozio di fotografia in via Sant’Orsola, ma nel 1988 subentrai nella gestione dell’attività storica insieme a mia moglie Marina – prosegue Marco Recalcati -. Nel 2023 abbiamo festeggiato 35 anni di lavoro nel nostro negozio in viale Papa Giovanni: sarei già in pensione, ma non è questo il motivo che mi ha spinto a smettere. Durante la pandemia ho iniziato a pensare al futuro, anche perché dopo tutto questo tempo era giusto dedicarsi alla propria vita: basti pensare che non ho mai avuto un sabato libero».

Un mercato mutato

Il lavoro del negoziante è senza dubbio fatto di grandi sacrifici, orari impegnativi e disponibilità piena nei confronti dei clienti. «Dal punto di vista commerciale è cambiato moltissimo – rivela Recalcati -. Mio nonno riceveva clienti dai paesi per acquistare il corredo nuziale, mentre mio padre ha iniziato ad intravvedere i primi effetti delle multinazionali che producevano gioielli e orologi con politiche standard, poi sono arrivati i centri commerciali e la grande concorrenza delle catene. Oggi non è più il negoziante a proporre un oggetto, bensì il cliente che lo cerca. Le vetrine fisiche sono state sostituite da internet, si guardano i social e inoltre è aumentata la burocrazia».

Come sta cambiando il viale

Come è cambiato viale Papa Giovanni in questi 35 anni? «Quando c’era mio nonno la maggior parte entrava a Bergamo dalla stazione e percorreva a piedi la strada, mentre poi è aumentato il traffico di auto. Rispetto agli anni Novanta abbiamo via via perso quasi tutte le attività storiche – riflette Recalcati -. Qui c’erano una trentina di attività storiche, fra le quali ricordo la Latteria Valseriana, Ferramenta Poma, Juba, Casa della Musica, Lorenzelli e il ristorante Da Vittorio. Dopo la nostra chiusura rimarranno solo il panificio Tresoldi e la cartoleria Ubiali». Fagocitati da tante attività di somministrazione che sono cresciute andando incontro alle richieste del momento e gestite da grandi gruppi. Nei prossimi mesi Recalcati saluterà i suoi clienti e immagina un futuro per i locali di famiglia che si appresta a lasciare. «Quest’anno, per la prima volta, parteciperemo allo Sbarazzo, mentre nelle prossime settimane saremo operativi per la liquidazione totale dei nostri preziosi. È chiaro che mi farebbe molto piacere ricevere una richiesta da qualche orafo o gioielliere: in caso contrario dovremo dismettere tutto l’arredamento, anche se punteremo ad evitare l’ingresso di un’altra attività di somministrazione perché sul viale ce ne sono già troppe».

Il futuro? «Quando chiuderò il negozio, deciderò cosa fare, tra l’impegno in qualità di nonno e qualche viaggio a cui abbiamo sempre rinunciato per il lavoro – conclude Marco Recalcati, che è stato tra i fondatori dell’associazione di commercianti Bergamo InCentro -. Tra gli hobby ci sarà sicuramente l’aiuto ai colleghi, mentre rimane la grande soddisfazione di aver avuto come clienti diverse generazioni, con apprezzamenti anche dall’estero per i nostri consigli e gli oggetti venduti».

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