Minori, è boom di reati: nel post pandemia il 24% in più di ragazzi segnalati

I dati. Nel nostro distretto da 243 nuovi soggetti (2021) si è passati a 301. Don Dario Acquaroli: «Cambiata anche la tipologia: ora c’è più violenza».

Il fenomeno forse prima era più nascosto, ora è invece proiettato al centro dell’attenzione. Lo racconta la cronaca e lo immortalano le statistiche: il disagio giovanile, accresciuto dal biennio pandemico, ha imboccato una strada pericolosa. Oltre la legge, spesso con violenza. I dati del ministero della Giustizia danno uno spaccato numerico sull’aumento dei giovanissimi che finiscono nei guai con la giustizia, la manifestazione più estrema dei problemi che si osservano tra tantissimi adolescenti: l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Brescia – competente anche per il territorio di Bergamo e dedicato a seguire i minori che entrano nel «circuito penale», segnalati cioè dall’autorità giudiziaria – dall’inizio del 2022 e sino al 15 luglio ha preso in carico 301 nuovi soggetti, con una crescita del 23,9% rispetto ai «nuovi» segnalati che aveva seguito nello stesso periodo del 2021 (quando erano stati 243).

Un recente report del ministero della Giustizia fa il punto sulla prima parte di un 2022 ha visto alzarsi decisamente i carichi di lavoro

È quanto emerge da un recente report del ministero della Giustizia, che fa il punto sulla prima parte di un 2022 che ha visto alzarsi decisamente i carichi di lavoro: sempre da inizio anno al 15 luglio, nel 2022 l’Ufficio di Brescia ha preso complessivamente in carico 1.123 minori (i 301 presi in carico per la prima volta, più altri 822 che erano già in carico e la cui situazione non era ancora conclusa), con un aumento del 29,2% rispetto agli 869 minori che risultavano in carico nello stesso periodo del 2021 (i 243 minori segnalati per la prima volta nel 2021, più 626 minori già in carico).

Comunità, numeri in crescita

La giustizia minorile è un mondo complesso, volto a ricucire le vite di adolescenti finiti su un sentiero sbagliato. In questo sistema, oltre agli istituti penali (che accolgono una parte «relativa» del totale dei minori nei guai con la giustizia), sono soprattutto le comunità a svolgere un ruolo fondamentale. E le comunità minorili, pubbliche o del privato sociale, offrono in realtà un servizio più ampio; non prendono in carico solo i giovanissimi dell’area penale, ma si dedicano anche ad altre tematiche dai numeri in crescita: l’impegno è aumentato anche per quanto riguarda le strutture indirizzate all’accoglienza di minori destinatari di provvedimenti civili o amministrativi – è il caso dei minori allontanati da casa perché subiscono maltrattamenti in famiglia – e all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Mnsa), che arrivano in Italia dopo aver affrontato da soli la traversata della migrazione.

«Anche sulla parte civile e amministrativa, cioè i minori allontanati da casa perché per esempio vittime di maltrattamenti in famiglia, la richiesta è molto alta»

La sfida post-pandemica, dunque, è ampia. «L’emergenza attualmente è su tutti i fronti possibili del collocamento in comunità – rileva don Dario Acquaroli, direttore della Comunità don Milani di Sorisole, tra le realtà principali della Bergamasca dedicate ai minori –. Anche sulla parte civile e amministrativa, cioè i minori allontanati da casa perché per esempio vittime di maltrattamenti in famiglia, la richiesta è molto alta. Sui minori stranieri non accompagnati, si ricorre spesso a strutture fuori provincia. Ed è in emergenza anche la parte del penale».

«Preoccupa la violenza»

Sul fronte penale, don Acquaroli parte da un dettaglio: «Più che l’aumento percentuale dei reati, l’elemento più rilevante è che è cambiata molto la tipologia stessa dei reati: si osservano sempre più reati commessi con violenza, a partire dalle rapine di cui molto si legge nella cronaca». Gli sconquassi pandemici – la routine stravolta, le relazioni «smaterializzate», la didattica frammentata – possono aver inciso. «Sia nel penale sia per i provvedimenti civili o amministrativi, il filo conduttore sembra questo – riflette don Acquaroli -: in alcuni ragazzi dove già prima si intravedevano dei problemi, la situazione si è esasperata e la violenza è cresciuta. Molto spesso le famiglie tendono a tenere nascosto il conflitto, ma i mutamenti dell’ultimo periodo hanno reso certe situazioni più evidenti».

«Le rapine sono i reati maggiormente aumentati: si tratta di reati commessi da ragazzi che sembrano non essere consapevoli dell’altra persona, e che peraltro non danno valore alle cose»

E dunque ora difficili da celare. «Le rapine sono i reati maggiormente aumentati – rileva don Acquaroli -: si tratta di reati commessi da ragazzi che sembrano non essere consapevoli dell’altra persona, e che peraltro non danno valore alle cose». Le comunità lavorano per il riscatto, ma non possono essere «isole». «Da un lato c’è la necessità di accrescere costantemente le competenze degli operatori. Dall’altro lato – prosegue don Acquaroli–, si incontra sempre più spesso una grossa carenza in altri servizi: penso ai servizi neuropsichiatrici, peraltro in una situazione dove si legge un’esplosione di problematiche depressive, alimentari, autolesionistiche». Serve collaborazione da parte di tutti: serve uno sforzo di «accompagnamento». «Perché, e lo vediamo concretamente, questi ragazzi vogliono tornare a casa una volta finito il percorso penale».

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