Problemi psichici e droga: gli spettri dei delitti familiari

IL FENOMENO. Da gennaio 2023 sono nove gli omicidi maturati in ambito familiare e in quasi tutti emergono tra le cause la malattia psichica e la dipendenza da droga.

Quello di Diego Rota a Martinengo, ucciso dalla moglie a coltellate venerdì, è il nono omicidio in ambito familiare commesso nella Bergamasca dall’inizio del 2023: in molti casi c’è un filo rosso che collega questi delitti, lo spettro dei problemi psicologici o della dipendenza da droga e alcol.

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Nembro

Nel caso di Giuseppe Lombardini, ucciso a coltellate dal figlio Matteo a Nembro il 29 ottobre, era stato proprio il parroco don Giuseppe Belotti, nell’omelia durante il funerale, a lanciare un grido d’aiuto per le tante famiglie «lasciate sole, impotenti e impaurite» di fronte alla malattia mentale. Matteo, affetto da anni da problemi psichici, quattro giorni prima dell’omicidio aveva voluto farsi visitare all’ospedale di Alzano chiedendo di essere ricoverato perché le voci dei genitori da tempo gli davano fastidio. Ma non erano emersi i presupposti clinici per un ricovero ed era stato dimesso con la prescrizione di una cura e l’indicazione di rivolgersi al Cps di Nembro.

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Il caso di Pedrengo

Le stesse condizioni psicologiche problematiche avrebbero fatto da sfondo all’omicidio di Alice, 4 mesi e del fratello Mattia di 2, di cui è accusata la madre Monia Bortolotti di Pedrengo, arrestata a novembre. Li avrebbe soffocati perché non reggeva la «frustrazione che le causava il loro pianto prolungato»: Alice era morta il 15 novembre 2021, secondo le contestazioni soffocata con un cuscino. Il decesso di Mattia, 2 mesi, il 25 ottobre 2022: la madre lo avrebbe stretto in un abbraccio mortale. Il gip Federica Gaudino proprio lunedì ha conferito l’incarico per la perizia psichiatrica sulla giovane di 27 anni, che dopo un periodo di ricovero nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, il 3 gennaio è stata trasferita in carcere.

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A Peia

A dicembre Alfredo Zenucchi di Peia ha confessato di aver ucciso la moglie Rossella Cominotti in una stanza d’albergo in Liguria, tagliandole le vene del polso destro con un rasoio e facendola morire dissanguata, vegliandola poi per 36 ore. Avrebbero voluto farla finita insieme, ma lui nonostante vari tentativi non ci era riuscito. In merito all’eventuale richiesta di perizia psichiatrica la difesa non s’è ancora pronunciata.

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Bottanuco

Il 3 settembre, a Bottanuco, Gianbattista Corna di 54 anni è stato accoltellato a morte dal padre Paolo, 77, dopo l’ennesima richiesta di soldi per la droga. L’uomo lo ha colpito con un coltello da cucina, al culmine di una lite. Una delle tante, in una famiglia segnata dal problema della tossicodipendenza di Gianbattista, dentro e fuori dalle comunità di recupero.

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Il delitto di Cavernago

Lo stesso spettro della droga nel delitto del 4 agosto a Cavernago, quando Federico Gaibotti, 30 anni, appena uscito da una comunità di recupero nel Bresciano, ha ucciso a coltellate il padre Umberto di 64 durante una lite scoppiata dopo la richiesta di soldi al genitore per comprarsi la dose. Quel pomeriggio il giovane era entrato nella casa del papà per prendere un Ipad, che avrebbe venduto per comprare la droga necessaria per stordirsi e farla finita. Quando il pensionato di 64 anni era rientrato in casa, il figlio gli aveva chiesto aiuto per togliersi la vita. Era così scoppiata la lite, sfociata nell’omicidio. Il giovane si è poi tolto la vita in carcere il 10 agosto.

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Mozzo

Il 29 giugno, a Mozzo, un uomo di 32 anni è morto quattro giorni dopo il ricovero in ospedale dopo che il fratello, 27 anni, gli aveva stretto le mani con forza attorno al collo nel corso di un litigio scoppiato prima in discoteca e poi a casa per futili motivi. Il giovane era morto per arresto cardiaco e il fratello aveva fatto di tutto per rianimarlo. Dai risultati dell’autopsia non si può escludere che le particolari condizioni psicofisiche in cui versava il 32enne siano state una concausa del decesso: la vittima era solita assumere farmaci per alleviare un disagio psicologico.

A Mapello

Ivano Perico, 62 anni, è in carcere per il delitto della cugina Stefania Rota, assassinata l’11 febbraio con un batticarne e trovata morta il 21 aprile nella sua abitazione a Mapello. L’uomo, 62 anni, andrà a processo il prossimo 26 marzo per omicidio volontario aggravato dai motivi abietti. Una lite scoppiata per questioni catastali, sui confini di proprietà e su alcune porzioni del suo immobile che non risultavano, a detta sua, accatastate. Il gip ha rigettato l’istanza della difesa di non riconoscere l’aggravante dei motivi abietti perché, in virtù dei problemi di natura psichiatrica di cui era affetto e che a gennaio avevano portato a un ricovero nel reparto di Psichiatria del «Papa Giovanni», Perico aveva finito per trasformare in un’ossessione un presunto torto subìto che, nella sua mente, aveva assunto importanza tale da non potersi considerare spregevole. Per ora, comunque, dalla difesa non è pervenuta la richiesta di perizia psichiatrica.

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Il delitto nel Mantovano

Il 20 gennaio 2023 è stata uccisa a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, Yana Malaiko, 23enne ucraina che aveva abitato a Romano: in cella l’ex fidanzato Dumitru Stratan, 33 anni di origine moldava, accusato di omicidio premeditato, aggravato dal reato di occultamento di cadavere. Il giudice ha rinviato a giudizio Stratan nel processo ordinario davanti alla Corte d’assise di Mantova, che si terrà l’11 aprile. La giovane era stata uccisa nell’appartamento in cui era stata attirata dall’ex compagno con una scusa. Stratan, accecato dalla gelosia, avrebbe colpito Yana ripetutamente e con violenza al volto e al capo, utilizzando una spranga di ferro. Ma la 23enne, che aveva disperatamente cercato di difendersi, secondo l’autopsia morì per asfissia, dopo essere stata avvolta in un sacco nero e messa in un trolley abbandonato dall’omicida in campagna, al confine fra il comune bresciano di Lonato del Garda e Castiglione delle Stiviere.

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