«Quella volta che Papa Francesco finanziò un campo da calcio per un carcere in Perù»

RICORDI. Monsignor Luigi Ginami: «Il Papa mi diede 3.000 euro per un terribile penitenziario peruviano a 5.500 metri di altitudine».

Ho lavorato per venticinque anni in Segreteria di Stato, di cui ben venti nell’Ufficio Informazione e Documentazione della Prima Sezioni Affari Generali. Per otto anni ho coordinato la rassegna stampa redatta per il Santo Padre ed i suoi collaboratori. Poi per altri dodici anni ho curato il servizio d’informazione per le Nunziature, attraverso la redazione di un Bollettino quotidiano riservato, oltre ad occuparmi degli invii delle omelie del Papa agli organi di stampa e al Dicastero per la Comunicazione. Proprio in questo servizio ho conosciuto da vicino Papa Francesco. Sono moltissimi i ricordi a lui legati: gli ho voluto molto bene ed anche lui me ne ha voluto, e ci sono prove concrete.

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L’umanità di Papa Francesco

Scrivo di getto lasciandomi un po’ prendere dal cuore: certamente la sua umanità emerge con molta forza in ogni istante del pontificato. Papa Francesco è il Papa che all’Angelus non si vergogna di dire che è rimasto chiuso in ascensore e ringrazia i vigili del fuoco. Oppure che inciampa, cade e si rialza scherzando, un Papa che va in centro a Roma a comprarsi un paio di occhiali. Imprevedibile e simpatico nella sua umanità, con il suo orologio di plastica nero al polso, con la Croce pettorale e l’anello, semplici e senza valore, di quando era a Buenos Aires.

Il senso dell’umorismo e i gesti che spiazzano

«Folle» è la sua decisione di abitare a Santa Marta, la capacità di scherzare. Un Papa che bussa alla porta e ti viene a trovare in ufficio, che si siede alla tua scrivania e guarda dalla tua finestra Roma. Un Papa che cena con noi del Direttivo di «Associazione Amici di Santina» a Santa Marta, scherzando e mettendo tutti a proprio agio. Un Papa che il Venerdì Santo in Basilica a S. Pietro sconvolge il cerimoniale e prima di ascoltare le confessioni si confessa lui stesso dal primo confessore che trova. Un Papa infine che si compromette con nascoste e concrete opere di Carità, come i 3.000 euro che mi diede per costruire un campo da calcio a Challapalca in un terribile penitenziario peruviano posto alla pazzesca altitudine di 5.100 metri.

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Il viaggio in Perù e le lettere al Papa

Proprio in quel viaggio in Perù incontrai anche delle prigioniere nel carcere di Lampa, a Juliaca. Alcune di loro ebbero l’ardire di scrivere al Papa deliziose lettere e lui preparò una risposta personale per ciascuna di loro. Voleva dividere 1.500 euro con tre carcerate. Suggerii che forse era meglio non farlo per non avere poi un centinaio di lettere dello stesso genere. Acconsentì benevolmente nel ripartire la somma tra tutte le 90 prigioniere. Una di loro, Jacqueline, conserva ancora oggi quella lettera come una reliquia a distanza di 7 anni!

I libretti della collana #VoltiDiSperanza

Leggeva volentieri i miei libretti della collana #VoltiDiSperanza di Fondazione Santina e - forse il più bel ricordo che ho di lui – è proprio legato al libretto «Juana», domenica 21 gennaio 2018, a Lima. Valentina Alazraki, giornalista di Televisa Messico, aveva scritto l’introduzione al libro ed in aereo, nel viaggio di andata in Cile e Perù, lo aveva regalato al Papa raccomandandone la lettura. Papa Francesco non solo lo lesse tutto durante il viaggio in aereo, ma ne propose la lettura pubblicamente nell’incontro con l’Episcopato peruviano. Non vi dico la pelle d’oca nell’ascoltare quelle parole: non avrei mai creduto che un Papa potesse leggere e proporre un mio scritto!

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Scoppiai a piangere come un bambino per la commozione, mentre da più parti venivo assediato al cellulare da amici e sconosciuti. Lui si rese conto del «bello scherzo» fatto. Gli scrissi un biglietto nel quale dicevo di apprezzare l’immagine che lui usava e con la quale diceva che «i poveri sono la carne di Gesù»: lei è il «Vicario di Cristo», ma i miei poveri sono la «carne di Gesù» dicevo, e questo mi aiuta meglio a servire il Papa. Mi incontrò nei corridoi e mi strinse la mano forte ed in modo cordiale dicendomi: «Bravo, continua così!».

Il Papa e il protocollo

Papa Francesco è il Papa che tradisce il protocollo in modo disinvolto, come quella volta alla processione del Corpus Domini dalla Basilica di San Giovanni in Laterano fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Era pronta fuori la «papamobile», rigorosamente targata SCV1 (Stato Città del Vaticano) e con la scritta in rosso, non in nero come tutte le altre targhe delle auto vaticane. Su quella vettura solo il pontefice può salire! Papa Francesco si avvicina all’auto e poi consegna l’ostensorio al diacono assistente; prontamente il gendarme gli dice «Santità, deve salire lei è SCV1!». Francesco guarda l’agente e in tono secco dice: «SCV1 non è per me – ed indicando l’ostensorio continua - ma è per Lui!». Il gendarme si fa rosso in viso ed il Papa con i fedeli continua la processione verso Santa Maria Maggiore. Come si possono dimenticare questi fatti? Potrei scrivere un libro su di Lui, forse gli dedicheremo un prossimo libretto della nostra collana #VoltiDiSperanza.

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Il Nuovo Testamento in greco

Ma vorrei chiudere con il ricordo più bello che ho di Papa Bergoglio. Gli presentai il mio Nuovo Testamento in greco e gli chiesi di scegliere per me un versetto del Nuovo Testamento che potesse ispirarmi. Era incuriosito di come quel libro era sgualcito e consunto, pieno di note e dediche. Vide quelle di Papa Giovanni Paolo II e quella di Benedetto XVI e poi scelse: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce (Rm 13,12)». Ci scrisse vicino Francesco 25-4-14. Mentre oggi guardo la data sulla mia consunta Bibbia mi commuovo: Papa Francesco - proprio come in questi giorni, 11 anni fa - mi dava una regola di vita, mi incoraggiava ad “indossare le armi della luce”. Chi avrebbe immaginato che il 26 aprile del 2025 si sarebbero celebrati i suoi funerali? Quella frase sottolineata dal Papa sulla mia Bibbia mi diede una enorme forza, e così l’anno dopo nacque “Fondazione Santina”. Gli regalai un mio nuovo libro, scritto con la giornalista Vania De Luca, dal titolo “Opere di Luce” con l’introduzione del nostro Vescovo Monsignor Francesco Beschi.

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Il Papa accolse il libro facendosi una risata compiaciuta: «Vedo che hai imparato la lezione. Non smettere mai di compiere opere di luce!». Oggi, rientrato a Bergamo, spinto da questo ricordo e dalla vicinanza del Vescovo Francesco, continuo nel nome di mia madre Santina a compiere piccole opere di luce tra i poveri del mondo, e sono sicuro che Francesco dal Cielo continuerà ad aiutarmi. E questo articolo ne è una prova.

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