Reati minorili, è boom: in sei mesi presi in carico due giovani al giorno

I DATI. È questo il bilancio 2023 dell’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Brescia, che comprende anche Bergamo: 314 ragazzi, secondi solo a Roma. Leggi l’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola venerdì 4 agosto.

Il crinale è sottilissimo, labile. Lo scivolamento nella delinquenza e nell’illecito è costante, esasperato come mai prima. Rapine, furti, reati legati alla droga. Motivi spesso futili, la violenza come frequente corollario, il disagio psicologico – se non psichiatrico – a far da cornice. I giovani nei guai con la giustizia continuano ad aumentare e, numeri alla mano, l’area tra Bergamo e Brescia è proiettata ai massimi livelli anche su scala nazionale.

Lo racconta un recente report del ministero della Giustizia, dedicato ai primi sei mesi di quest’anno. Tra gennaio e giugno l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Brescia (Ussm), il servizio della giustizia minorile che si attiva quando un minorenne o un «giovane adulto» (18-24 anni) entra nel procedimento penale e competente anche per Bergamo, ha preso in carico per la prima volta 314 giovanissimi, praticamente due al giorno . Solo un altro ufficio in tutto il Paese, quello di Roma competente però su tutto il Lazio (mentre quello di Brescia è competente solo per Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova), ha avuto più nuove prese in carico (320).

Non colpiscono solo i valori assoluti, ma anche la progressione. C’è una evidente frattura tra il prima e il dopo pandemia: nei primi sei mesi del 2019, infatti, l’Ussm di Brescia aveva preso in carico 147 nuovi ragazzi, già nel primo semestre 2020 si è saliti a 248, a gennaio-giugno 2021 ci si è assestati a quota 228, nel primo semestre 2022 si è saliti a 279, ora appunto si è arrivati a 314. Dal 2019 al 2023, la crescita delle nuove segnalazioni è del 113%.

Allarme psicofarmaci

Di «forte aumento» parla anche don Dario Acquaroli, direttore della Comunità Don Milani di Sorisole, principale realtà bergamasca per l’accoglienza e i percorsi dei minori che entrano nel circuito penale. «Crescono soprattutto i reati come le rapine, anche futili nelle dinamiche e nelle motivazioni – spiega don Acquaroli -. La problematica principale è che questi reati sono molto spesso accompagnati non solo dall’uso di sostanze stupefacenti, ma anche dall’uso di psicofarmaci. Mischiati all’alcol, psicofarmaci come Ritrovil e Lyrica creano effetti devastanti». Le 314 nuove segnalazioni dell’Ufficio di Brescia riguardano appunto l’intera Lombardia orientale, con una ripartizione verosimilmente stimabile sulla base della popolazione di ciascuna provincia che vi afferisce: «In Bergamasca la zona più interessata è la Bassa – osserva il sacerdote -, lì si sono concentrati anche casi noti alle cronache. C’è anche una forte mobilità tra questi gruppi».

Gli psicofarmaci, racconta chi conosce il fenomeno, sono ormai diventati droghe come le altre. Si spacciano, c’è un mercato al dettaglio noto, le tecniche sono le più comuni; qualcuno rivende quelli che ottiene tramite prescrizioni mediche, in altri casi si commettono furti. «Le ricadute in futuro rischiano di essere pesanti – rimarca don Acquaroli -. Mancano le strutture, servirebbe un ruolo più forte della Regione sul fronte delle problematiche psichiatriche. In alcune situazioni si osservano invece cure fai-da-te o sbagliate, leggerezze nelle prescrizioni. Lo si ripete da anni, ma ancora non si vedono interventi decisi. Intanto i posti nelle comunità non bastano, alcune strutture chiudono perché non si trova personale o perché gli educatori se ne vanno a causa di un vissuto relazionale pesante con questi ragazzi: ci sono atteggiamenti problematici, anche violenti. Alcuni ragazzi entrano in comunità e dopo poco se ne vanno via e commettono altri reati, in un circolo vizioso. Cosa si può fare? Stiamo progettando modalità diverse d’incontro e di ascolto : non solo sulla base della parola, ma anche attraverso nuove figure che possano permettere un percorso di accompagnamento e presa in carico del ragazzo mettendo al centro la persona».

Carichi in aumento

I numeri del distretto di Brescia paiono impressionanti. Sono persino più che doppi rispetto a quelli dell’Ufficio di Milano (competente anche su Como, Lecco, Monza, Lodi, Pavia e Sondrio), che nel 1° semestre 2023 ha preso in carico «solo» 132 nuovi minori o «giovani adulti» segnalati dall’autorità giudiziaria. In più crescono anche i fascicoli riguardanti soggetti già in carico, dunque relativi a recidive o a situazioni non risolte e che generano dunque un arretrato: oltre alle 314 nuove segnalazioni del 2023, al 30 giugno sull’Ussm di Brescia pendevano anche 886 soggetti già precedentemente in carico, per un totale di 1.200 soggetti da trattare . Una vera e propria escalation: al 30 giugno 2019 il totale dei soggetti in carico all’Ussm di Brescia (nuove segnalazioni più persone già in carico) era pari a 498 ragazzi, al 30 giugno 2020 si è saliti a 663, al 30 giugno 2021 si è toccata quota 851, al 30 giugno 2022 si è arrivati a 1.101, ora appunto a 1.200. «In questi anni, dopo la pandemia, è esplosa una situazione che già prima si scorgeva – conclude don Acquaroli -. Alla base ci sono un forte disagio psicologico e la mancanza di risposte, che si traducono non solo nella delinquenza: è tutto ciò che ha a che fare con autolesionismo, disturbi alimentari, problemi nella gestione della rabbia».

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