Soccorso alpino bergamasco: da inizio anno 11 vittime in montagna. «Troppa superficialità»

L’ANALISI. Dal 1° gennaio 11 vittime e 179 coinvolti. Damiano Carrara, a capo della Delegazione orobica del Cnsas: c’è chi non ha idea di dove si trova.

Montagne mai così frequentate come quest’estate: se da una parte c’è soddisfazione per il pieno di turisti, il rovescio della medaglia è che gli incidenti sono in continuo aumento. Dal 1° gennaio al 7 agosto il Soccorso alpino bergamasco ha svolto 158 interventi con 179 persone coinvolte e 11 vittime: 61 (con 67 soccorsi) nei soli due mesi di giugno e luglio, che hanno fatto registrare quattro morti. «C’è un leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – commenta Damiano Carrara, a capo della Delegazione orobica del Cnsas – e molto più del periodo pre-Covid: basti pensare che in tutto il 2019 gli interventi erano stati 120. Dopo la pandemia abbiamo assistito a un’impennata delle presenze in montagna e c’è molta superficialità da parte di chi affronta le escursioni. Ci sono capitati casi in cui le persone in difficoltà non sapevano nemmeno dirci dove si trovavano, anche se erano in prossimità di strade o sentieri segnalati. Mancano la preparazione, l’attrezzatura adeguata, molte persone illese restano incrodate perché non riescono più ad andare né avanti né indietro, sono affaticate o arrivano in ritardo perché non hanno preparato l’escursione».

Dal 1° gennaio al 7 agosto il Soccorso alpino bergamasco ha svolto 158 interventi con 179 persone coinvolte e 11 vittime: 61 (con 67 soccorsi) nei soli due mesi di giugno e luglio, che hanno fatto registrare quattro morti

Tante anche le vittime, purtroppo, sulle nostre montagne e non solo: domenica 17 agosto un trentaseienne di Treviglio è morto dopo una caduta sul massiccio del Monte Bianco, a oltre quattromila metri di quota precipitando per oltre cento metri a causa del distacco di una roccia.

Servono informazione e la giusta attrezzatura

Il Soccorso alpino ribadisce i consigli per chi intende avventurarsi in montagna, anche solo per una camminata su un sentiero non particolarmente impegnativo: «Fondamentale documentarsi sempre, anche sugli itinerari più facili, brevi e banali – spiega Carrara –. Avere sempre l’attrezzatura adeguata per affrontare le piccole e grandi emergenze che si possono verificare in montagna, perché il tempo può cambiare velocemente, la temperatura abbassarsi o mettersi a piovere. Non andare da soli e comunque dire sempre dove si va e che itinerario si ha intenzione di percorrere, perché se alla sera arriva un allarme di mancato rientro e non sappiamo dove è stata parcheggiata l’auto, le ricerche partono alla cieca e diventa davvero complicato».

Ricordiamoci che il telefono non serve solo per farsi i selfie ma anche per indirizzare i soccorsi. Visto l’alto numero di interventi per chi perde l’orientamento, rilanciamo l’appello a utilizzare le app perché ci aiutano nell’individuare l’itinerario e nella localizzazione»

La collaborazione con le forze dell’ordine

La conoscenza del territorio e la collaborazione con le forze dell’ordine diventano imprescindibili nel caso della ricerca di un disperso. «Al 7 agosto siamo già a undici vittime contro una media di sei-sette degli anni precedenti. La maggior parte sono caduti o scivolati lungo i sentieri, ma nonostante la manutenzione bisogna considerare che gli eventi atmosferici di adesso sono estremi e possono impattare moltissimo, quindi dobbiamo mettere in conto che un sentiero può essere diverso da come ce lo aspettiamo e che si può anche decidere di tornare indietro se le condizioni non ci consentono di proseguire in sicurezza».

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App fondamentali

Importante è anche affidarsi alla tecnologia: «La gente mediamente confida sulla segnaletica del sentiero – precisa Carrara – pochi hanno le app cartografiche sul telefono e l’app GeoResQ è gratuita ma non viene utilizzata. Ricordiamoci che il telefono non serve solo per farsi i selfie ma anche per indirizzare i soccorsi. Visto l’alto numero di interventi per chi perde l’orientamento, rilanciamo l’appello a utilizzare le app perché ci aiutano nell’individuare l’itinerario e nella localizzazione».

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