Tre letture contro la guerra e la violenza

LA RESISTENZA CIVILE. Giovedì scorso il primo libro al centro degli incontri organizzati dalla FondazioneSerughetti La Porta.

«Mai come ora deve crescere la consapevolezza che la guerra va messa fuori dalla Storia». In quest’ottica, la Fondazione Serughetti La Porta ha organizzato un ciclo di tre incontri, uno al mese, dal titolo «A che punto è la notte? Letture contro la guerra».

Il primo, sul libro «Come risolvere i conflitti senza armi e senza odio con la resistenza civile», di Erica Chenoweth (Sonda, Milano, 2023), si è svolto giovedì pomeriggio, presso la sede della Fondazione (viale Papa Giovanni 30). Dopo l’introduzione di Paolo Vitali, Angela Dogliotti, curatrice dell’edizione italiana, ha illustrato, in dialogo con Stefano Cattaneo, contenuti e caratteristiche del lavoro della politologa americana, professoressa di politiche pubbliche alla Harvard Kennedy School e direttrice del Laboratorio di Azione Nonviolenta all’Harvard’s Carr Center for Human Rights Policy.

«È un testo da far conoscere», esordisce Dogliotti, «che dimostra, dati alla mano, che si può affrontare la violenza in modo non simmetrico, trovando sistemi alternativi alla guerra». Cosa tanto più indispensabile oggi, quando le lancette «dell’Orologio dell’Apocalisse», il Doomsday Clock pensato, già nel ’47, dal Bulletin of the Atomic Scientists’ Science and Security Board, «segnano 90 secondi alla mezzanotte». Un lavoro che «aiuta a cambiare lo sguardo: troppe immagini di guerra, troppo radicata l’idea che la guerra sia l’unico sistema per risolvere i conflitti».

Il libro, continua Dogliotti, «ha un taglio molto pragmatico. La ricercatrice ha elaborato un grande data base in cui distingue lotte violente e non violente attive contro diverse forme di oppressione». La ricerca si prefigge, fra l’altro, di verificare quale metodo, violento o non violento, abbia avuto più successo. I risultati sono piuttosto sorprendenti. Nelle lotte antiregime, per esempio, «i mezzi non violenti hanno ottenuto lo scopo nel 59% dei casi, quelli violenti nel 27%». Contro le occupazioni straniere la forbice si allarga ulteriormente: «41% contro 10%».

La ricerca copre il periodo 1900-2019. Il libro raccoglie 100 risposte, «molto pragmatiche, molto poco ideologiche», ad altrettante domande rivolte alla studiosa, e attivista, durante incontri pubblici: «chi fa ricerca per la Pace non è mai uno studioso puro, si rivolge sempre alla società, ha sempre un obiettivo di educazione».

La strada, infatti, è «l’empowerment dal basso: dare alle persone la possibilità di intervenire, di esercitare il loro potere non solo con il voto, ma con l’attivismo politico, lo sciopero, il boicottaggio, il proselitismo. Questo è il solo modo di rivitalizzare le democrazie occidentali, oggi in crisi evidente, ed evitare che si trasformino in democrature».

Nei prossimi incontri, saranno a tema i libri: mercoledì 21 febbraio, ore 17.30, stessa sede, «Disarmo nucleare. È ora di mettere al bando le armi nucleari. Prima che sia troppo tardi», di Francesco Vignarca (Altreconomia, 2023); martedì 19 marzo, stessa sede ed orario: «Uscire dalla guerra, per un’economia di pace» (AA. VV., Cittadella, 2023).

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