Donne e violenza, in 4 anni +28% di casi nella pianura bergamasca. Metà non denuncia

L’ANALISI. I dati di «Non sei sola»: 283 vittime nel 2024. Il 50% ha chiesto aiuto tramite la Rete, fondata 12 anni fa. Prandina: «Ora vi entrino anche altri enti del territorio»

Cresce il numero di donne che nella nostra pianura si rivolge ai centri antiviolenza. E non di poco: osservando i dati dei primi contatti con le strutture che si occupano di accogliere il grido d’allarme delle donne tra il 2021 e il 2024, l’incremento è stato del 28%, con il numero record dello scorso anno ben 283.

Appunto quasi il 30% in più rispetto ai 220 casi del 2021, poi saliti a 221 l’anno successivo e già balzati a 276 nel 2023. E i primi cinque mesi di quest’anno, con già 135 primi contatti, fanno pensare che pure il 2025 sarà un anno con numeri corposi. E si tratta di dati leggibili con una duplice valenza, positiva e negativa: da un lato possono infatti significare una maggiore attenzione delle donne vittime di violenza verso i servizi di aiuto del territorio, dall’altro – inevitabilmente – il fatto che il fenomeno è purtroppo presente come un vero cancro nella società della nostra Bassa. Attualmente i centri antiviolenza che fanno capo alla rete interistituzionale «Non sei sola» degli ambiti di Treviglio e Romano di Lombardia hanno in carico 210 donne.

Solo la metà denuncia

E c’è un dato che fa riflettere. Delle donne che hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto, 124 hanno riferito di aver subito violenze di vario genere (psicologica, fisica, economica, sessuale, stalking, o più di queste messe assieme), ma soltanto 61, dunque la metà, ha poi deciso di formalizzare la violenza subita con una denuncia alle forze dell’ordine. Ma come arrivano le donne ai centri antiviolenza della pianura bergamasca? Circa la metà – 135 su 283, pari al 47,7% – lo fa per una scelta personale, mentre il 15,5% vi è inviata dai servizi sociali, 15.9% dalle forze dell’ordine, il 14,5% da centri antiviolenza di altri territori, ma c’è anche un 6,4% – pari, in valore assoluto, a 18 casi – in cui è il pronto soccorso a indirizzare le donne al centro antiviolenza di Treviglio o Romano.

La conoscenza del servizio

Interessante anche analizzare il dato della conoscenza del servizio di aiuto da parte delle utenti: la metà (il 50,8%) ne è venuta a conoscenza proprio attraverso i soggetti che fanno parte della rete interistituzionale, vale a dire gli sportelli donna e il centro antiviolenza Sirio, l’Asst Bergamo Ovest, le forze dell’ordine, i Comuni (capofila è Treviglio), il Centro italiano femminile, la cooperativa Fa, la Fondazione Somaschi, la cooperativa Rinnovamento e le aziende consortili degli ambiti di Treviglio («Risorsa sociale Gera d’Adda») e di Romano («Solidalia»). Ben 44 donne (il 15,5%) sono invece venute a conoscenza del centro antiviolenza dal numero di emergenza 1522 e altre 46 (il 16,2%) da internet. Importante anche la cosiddetta «rete informale», che ha informato 34 donne (il 12.2%), mentre 15 donne (il 5,3%) avevano già avuto a che fare con il servizio in passato.

I dati

Delle 283 richieste d’aiuto iniziali dell’anno scorso, 108 sono arrivate dal territorio del centro antiviolenza di Treviglio, 72 da quello di Romano ma la maggior parte – 110 – da altri territori, per ovvi motivi di sicurezza. La violenza alle donne ha ripercussioni su numerosi minorenni: sono ben 141, gli under 18 coinvolti indirettamente (soprattutto perché figli di donne maltrattate) nelle situazioni di violenza.

Ma chi è l’autore della violenza? Nel 42% dei casi è il marito e nell’8,9% l’ex marito, mentre nel 14,5% è il compagno e nel 2,9% l’ex compagno. I fidanzati sono il 2,4%, mentre è più alto il dato degli ex fidanzati: il 6,4%. Ma ci sono stati anche 6 casi in cui la violenza è stata perpetrata da un genitore, tre dal proprio figlio e due da un vicino di casa.

L’appello: «Allarghiamo la Rete»

«Siamo orgogliosi come amministrazione di Treviglio di aver fortemente voluto, ben 12 anni fa, l’istituzione della Rete interistituzionale “Non Sei Sola” per il sostegno dei servizi e delle azioni per la prevenzione e il contrasto della violenza nei confronti delle donne – evidenzia Pinuccia Prandina, vicesindaco di Treviglio, che è il Comune capofila della Rete, oltre che ideatrice del progetto –. Su indicazione di Regione Lombardia, che ci ha indirizzato contributi per il 2024/25 di 285mila euro, si è conclusa l’approvazione e sottoscrizione del nuovo protocollo di rete per la promozione di strategie condivise».

Da Prandina arriva un appello: «Vorrei invitare altre associazioni, fondazioni, Rotary, Lions e altri sodalizi a entrare a pieno titolo quali componenti della rete Non sei Sola, al fine di sensibilizzare in modo ampio e significativo sulla tematica della violenza sulle donne che ha ormai numeri importanti».

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