Pioltello 6 anni dopo: avanti con le udienze

IL PROCESSO. Il deragliamento del regionale causò tre vittime. Per l’accusa provocato da una lunga serie di omissioni, ma per i consulenti della difesa gli operai di Treviglio non avrebbero sollecitato l’intervento sui canali aziendali.

Il 25 gennaio saranno trascorsi sei anni dal deragliamento all’altezza della stazione di Pioltello del treno regionale 10452 Cremona-Treviglio-Milano, diretta conseguenza del distacco di un pezzo di binario di 23 centimetri, che costò la vita tre passeggeri, tra cui il medico di Caravaggio Maddalena Milanesi e l’impiegata di Fara Pierangela Tadini, e in cui rimasero ferite una cinquantina di passeggeri, una dozzina dei quali originari della provincia di Bergamo.

Sono passati sei anni

A sei anni del più grave disastro ferroviario mai avvenuto in territorio lombardo, è tuttora in corso il processo che vede sul banco degli imputati, oltre a Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), coinvolta anche in qualità di responsabile civile, otto tra dirigenti, dipendenti e tecnici della società del gruppo Fs che si occupa della infrastruttura ferroviaria del nostro Paese, a cominciare dall’ex amministratore delegato Maurizio Gentile, chiamati a difendersi dalle accuse mosse dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime.

La prima udienza è di fine settembre 2021 e da allora si sono avute più di 25 udienze. A maggio dovrebbero prendere finalmente la parola per la requisitoria i due pm che hanno coordinato l’indagine. Secondo loro il deragliamento delle tre carrozze sarebbe stato causato da una lunga serie di omissioni in materia di manutenzione e sicurezza, dovute – forse – alla volontà di risparmiare sulle spese da parte di Rfi. La maxi-relazione dei consulenti tecnici della coppia di pm, del resto, ha stabilito che l’incidente è stato causato dallo spezzone di rotaia di 23 centimetri che si è fratturata nel cosiddetto «punto zero» per «un danneggiamento ciclico irreversibile generato da condizioni di insufficiente manutenzione».

Leggi anche

Eppure, sostengono i magistrati, c’erano tutti gli elementi per fare qualcosa di più per evitare l’incidente. Dopo averlo fatto a voce più volte già a partire da maggio del 2017, il 9 agosto successivo dall’unità manutentiva di lavori del Nucleo Rfi di Treviglio (la stessa il cui responsabile, Ernesto Salvatore, ha patteggiato quattro anni per disastro ferroviario colposo), partì una mail al superiore gerarchico che chiedeva di sostituire il giunto al chilometro 13+400, in prossimità della stazione di Pioltello. La mail rimase inascoltata e il giunto, traballante, continuò a flettersi al passaggio delle centinaia di treni che su quella tratta sfrecciano anche a 180 chilometri all’ora. Così, la richiesta fu ripetuta a novembre e anche in quel caso non ottenne i risultati sperati.

Leggi anche
Leggi anche

Tuttavia, nell’ultima udienza, svoltasi nell’aula bunker di Ponte Lambro, alla periferia sud di Milano, uno dei consulenti tecnici della difesa ha puntato l’indice contro gli operai del nucleo manutentivo di Treviglio sostenendo che al responsabile dell’unità territoriale di Rfi non fu segnalato nessun difetto al giunto ammalorato. Già, perché, a sentire il consulente tecnico, gli operai non si sarebbero attenuti alle procedure interne per segnalare la sostituzione del pezzo: anziché una mail, avrebbero dovuto sollecitare l’intervento di manutenzione utilizzando il sistema informatico aziendale.

«Niente di nuovo sotto il sole», commenta l’avvocato Ettore Zanoni, legale dell’unico ente ammesso come parte offesa, la Filt-Cgil: «Anche questa consulenza ribadisce la linea delle difese dei dirigenti che sta caratterizzando l’intero processo, volta a scaricare ogni eventuale responsabilità su terzi, nello specifico sugli operai manutentori». Invece sembrerebbe chiaro, dalla reazione depositata in Procura dagli esperti del Nucleo operativo incidenti ferroviari, che in Rfi ci fosse una consapevolezza a diversi livelli di una serie di problematicità su quel binario e che l’intervento di ripristino sarebbe stato procrastinato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA