Romano di Lombardia, travolsero con l’auto il rivale. Disposto l’obbligo di dimora

LA DECISIONE. Per i due giovani, accusati di tentato omicidio, il Riesame aggrava la misura: potrebbero colpire il fratello della vittima.

Il tribunale del riesame di Brescia ha aggravato la misura cautelare nei confronti dei due giovani di Bariano accusati di tentato omicidio dopo che, al culmine di una rissa, avevano investito con l’auto un rivale l’8 agosto in via Balilla a Romano.

I due – di 19 e 18 anni, entrambi incensurati – sono attualmente sottoposti al divieto di avvicinamento (con obbligo di indossare il braccialetto elettronico), alla vittima, un 24enne di origini tunisine. I giudici bresciani hanno disposto, in aggiunta, l’obbligo di dimora a Bariano. Il provvedimento non è ancora esecutivo in quanto gli indagati hanno 15 giorni di tempo per ricorrere.

Durante l’interrogatorio avevano spiegato che l’investimento era stato involontario poiché, poco prima, con un tirapugni il 24enne aveva infranto il parabrezza della vettura

La rissa a Romano

Dalle immagini registrate dalle telecamere si vedono i tre azzuffarsi. Poi i due indagati risalgono in auto, con il 19enne che accelera e punta con l’auto la vittima, la quale con un balzo riesce a evitare di essere travolto (finirà comunque al pronto soccorso con prognosi di 20 giorni). La lite era nata perché i due indagati avrebbero vantato un credito nei confronti del fratello della vittima. Durante l’interrogatorio avevano spiegato che l’investimento era stato involontario poiché, poco prima, con un tirapugni il 24enne aveva infranto il parabrezza della vettura e dunque la visibilità era ridottissima. Versione ritenuta inverosimile dal Riesame. «Dalle immagini – scrivono i giudici – si nota nitidamente la vettura sterzare in esatta direzione della persona offesa investendola a forte velocità e lo sfondamento del parabrezza appare conseguenza e non causa dell’investimento».

L’obbligo di dimora

Come aveva fatto il gip Stefamo Storto, anche il Riesame concorda sulla gravità del quadro indiziario prospettata dal pm Emma Vittorio. Ma, come il gip, il tribunale di Brescia ha rigettato la misura del carcere invocata dalla Procura. Il gip aveva disposto il divieto di avvicinamento con braccialetto, stante l’incensuratezza e la giovane età dei due. Elementi considerati anche dai giudici bresciani. Che però hanno deciso di aggravare la misura perché la precedente non è efficace a evitare un’eventuale recidiva «che potrebbe essere rivolta nei confronti di soggetti diversi dalla persona offesa (quale il fratello)».

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