
Il Pontificato globale nel cantiere del mondo. Quei gesti clamorosi
«Sibi nomen imposuit Franciscum». Era il 13 marzo, dieci anni fa, una sera piovigginosa, la sera in cui la Chiesa si è affidata ad un Papa nuovo e non solo ad un nuovo Papa.
«Sibi nomen imposuit Franciscum». Era il 13 marzo, dieci anni fa, una sera piovigginosa, la sera in cui la Chiesa si è affidata ad un Papa nuovo e non solo ad un nuovo Papa.
La tragedia umanitaria. Gli immigrati non li fermi. Gli immigrati li puoi solo salvare. Le migrazioni non le blocchi, le migrazioni le puoi solo gestire. Davanti al naufragio del caicco di legno marcio sulla costa calabrese non si può indugiare sulla soglia della riprovazione e l’indignazione verso i trafficanti di uomini.
Chiesa. Ha confermato che lui non intende gettare la spugna, né rinunciare ad una valutazione del mondo, delle sue politiche e delle sue economie dissennate. Nel terzo viaggio africano, Jorge Mario Bergoglio ha inchiodato tutti davanti alle proprie colpe.
Attualità. Quaranta morti scivolati via nell’indifferenza generale solo dall’inizio dell’anno. Trentadue palestinesi e sette israeliani, più l’ultimo Karam Salman, 18 anni, ucciso da un colono israeliano pochi minuti prima dell’ultimo drammatico appello di Papa Francesco per chiedere di fermare la violenza.
Mondo. Quando Papa Francesco parla dei migranti usa parole pesanti, schiaffi ben assestati per sbaragliare rigidi schemi, smascherare certezze identitarie e fare a pezzi quella tendenza a presentare la realtà come compatta, indiscutibile, senza dubbi. I suoi aggettivi sono tutti frutto di una strategia che con parole fortissime cerca di smuovere qualcosa.
Il commento. Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, il Papa emerito, il primo Papa emerito della storia della Chiesa cattolica, è morto. Si è spento poco a poco, come una candela che si sta consumando, aveva detto giorni fa il suo segretario personale, mons. Georg Gaenswein.
Prima il Covid e poi la guerra. Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale per la pace descrive la tempesta perfetta.
Italia. Gli aggettivi non bastano più e uno li riassume tutti: atipico. In verità si va avanti così da quasi vent’anni, da quando la flessibilità è diventata la parola magica per affrontare tutti i guai.
Il commento. Poi c’è la terza guerra mondiale… Papa Francesco non prova nemmeno a dissimulare la gravità della situazione. E non adopera più quell’aggiunta «a pezzi», per evitare che qualcuno si possa ritagliare un’oasi di tranquillità, mimetizzandosi tra i cocci.
Prima o poi qualcuno dal governo dovrà spiegare la differenza tra migranti tratti in salvo dalle navi delle Ong e quelli soccorsi dalle navi militari italiane, dalla Guardia Costiera, dai mercantili commerciali battenti varie bandiere.
La missione di Papa Francesco in Bahrain ha segnato una svolta. Il piccolo regno del Golfo Persico conficcato in acque strategiche tra le due rive conflittuali dell’Islam politico, rappresenta simbolicamente quella cerniera tra Est ed Ovest dove questioni geopolitiche s’intrecciano con il dialogo interreligioso.
È già pronta la piazza per la pace e non c’è bisogno di aspettare il 5 novembre per la manifestazione variamente variopinta già prenotata dall’esordiente «avvocato del pacifismo».
Il commento. Dedica l’intero Angelus alla guerra in Ucraina. La scelta di Papa Francesco è grave e dimostra tutta la preoccupazione della Santa Sede per un conflitto diventato «devastante e minaccioso». Si tratta di una scelta rarissima, che Bergoglio fece solo un’altra volta il 1° settembre 2013, Papa da meno di sei mesi, per la guerra in Siria e rivelare la sua angoscia per «i drammatici …
Lancia la sfida e la giustifica nel nome del riconoscimento dei diritti. Cosa c’è di più decisivo nella ricerca del consenso se non un po’ semplificare, un po’ mentire e un po’ ingannare? Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, nell’affollata compagnia di nuovi pretendenti della poltrona che fu di Enrico Letta sceglie facile e va sul sicuro.
Neppure un cenno, neppure il nome. Nella Dichiarazione finale del Congresso dei leader religiosi in Kazakhstan la guerra tra Mosca e Kiev non esiste. Non c’è il nome dell’aggressore e manca anche quello dell’aggredito. Ma era quasi prevedibile. Le Dichiarazioni finali comuni per poter trovare il consenso devono limare, smussare, ridurre, adattare, financo nascondere gli angoli troppo appuntiti.
Il commento Ha parlato al Canada oppure ha parlato a tutto il mondo? Il viaggio di Papa Francesco capovolge la prospettiva di una missione solo per chiedere perdono di un’ingiustizia e della negazione dell’identità dei popoli indigeni perseguita con accanimento dai colonizzatori bianchi ed europei con la collaborazione delle Chiese cristiane. Jorge Mario Bergoglio aveva annunciato un «pelle…
È in Canada per quello che lui stesso ha definito un «pellegrinaggio penitenziale».
Accade ormai da molti anni e la pandemia ( e ora la guerra) hanno reso tutto molto più difficile. Per le famiglie italiane il percorso è come sempre ad ostacoli e quelle che hanno figli sono più esposte alla povertà. Lo spiegano tutti gli indicatori, da quelli primari elaborati dall’Istat a quelli più specifici forniti da centri studi e associazioni spesso legate alle realtà della Chiesa cattolic…
Cento giorni e cinquanta interventi, uno ogni due giorni per l’aritmetica. Papa Francesco ha seguito una linea precisa sul conflitto in Ucraina, quella dettata da Papa Giovanni XXIII e cioè che la guerra è «aliena alla ragione», inconciliabile con la ragione umana.
Francesco non si rassegna e continua a lanciare appelli. Ma ieri al Regina Coeli, la preghiera mariana che in tempo di Pasqua sostituisce l’Angelus, le sue parole sono sembrate più gravi, segnate da un peso che ormai fatica a sopportare. Della guerra non si vede la fine, anzi al termine dei due mesi dall’inizio del conflitto si parla con sempre maggiore convinzione di una guerra lunga, lunghissim…
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