C’è una nuova indagine
sul «Diabolik» della coca

C’è una nuova indagine a carico di Pasquale Claudio Locatelli, più noto come «Mario di Madrid» o «Diabolik della cocaina». Il bergamasco, oggi sessantunenne e nativo di Almenno San Bartolomeo, è tra i più noti narcotrafficanti internazionali, soprattutto negli Anni Novanta.

C’è una nuova indagine a carico di Pasquale Claudio Locatelli, più noto come «Mario di Madrid» o «Diabolik della cocaina». Il bergamasco, oggi sessantunenne e nativo di Almenno San Bartolomeo, è tra i più noti narcotrafficanti internazionali, soprattutto negli Anni Novanta.

Sull’indagine vige, per il momento, il massimo riserbo da parte degli inquirenti, che hanno però convocato una conferenza stampa per mercoledì mattina 13 novembre, in procura a Bergamo, per illustrare gli esiti dell’indagine, nella quale pare ci siano coinvolte più persone oltre appunto a Locatelli.

Da decenni le cronache si occupano di Locatelli e il suo nome compare anche nell’ultimo libro di Roberto Saviano, «Zero Zero Zero», che tratta proprio il tema del traffico di cocaina e, in un capitolo intitolato «Il peso dei soldi», parla proprio di «Mario di Madrid», definito dall’autore di «Gomorra» l’«archetipo del manager della coca», contrapposto all’«imprenditore del Sud» Roberto Pannunzi.

Saviano ripercorre la storia criminale di Locatelli, dalla partenza dalla Bergamasca verso le grandi metropoli, per dedicarsi prima ai furti di auto di grossa cilindrata, per poi mirare sempre più in alto. «Allaccia una rete di contatti - scrive Saviano - che vanno dall’Austria alla Francia, impara lingue straniere di cui finirà presto per padroneggiarne quattro. Ragiona già come imprenditore su uno scenario internazionale». Di lì i contatti con la Colombia per il traffico di cocaina. Alla fine degli Anni Novanta viene arrestato e condannato a dieci anni.

Locatelli ha alle spalle quattro condanne: tre in Francia e una in Italia. L’ultima risale al 1998, quando il tribunale di Grasse, nella Francia meridionale, lo condannò per traffico di droga a 18 anni di cella e a 600 milioni di lire di ammenda. Resta ora da capire i risvolti di questa nuova indagine della procura di Bergamo.

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