«Acrobati del forellino», altre due razzie di gioielli. Trovato gas narcotizzante

L’EMERGENZA. I colpi in case lungo i viali Vittorio Emanuele e delle Mura. Perolari: «Un’agilità inverosimile». Jannone: «Ora più telecamere in città».

Bergamo

Altre due abitazioni di pregio, una lungo viale Vittorio Emanuele II e l’altra lungo viale delle Mura, sono finite nel mirino dei ladri che puntano ai gioielli di famiglie benestanti in città. In entrambi i casi i bottini sono corposi: argenteria e preziosi di famiglia. Due colpi che emergono in queste ore in cui la città sembra bersagliata dai ladri, con colpi riusciti e altri solo tentati. E un unico comune denominatore: la stessa tecnica impiegata per entrare nelle abitazioni. Dettaglio che potrebbe far pensare a un’unica banda, anche se le forze dell’ordine non si sbilanciano in tal senso. E a rendere il clima ancora più preoccupante il ritrovamento, dopo un tentato colpo, di una bomboletta di spray narcotizzante persa in uno dei giardini visitati dai ladri.

«Infissi blindati, aprono le maniglie da fuori»

Quel che è certo è che i ladri –solitamente due, con indosso passamontagna e guanti – incuranti della presenza delle telecamere private – che li hanno ripresi in diverse proprietà private – per forzare gli infissi blindati delle portefinestre delle case che vogliono saccheggiare utilizzano la cosiddetta «tecnica del forellino»: una modalità già impiegata negli anni passati nella Bergamasca e che prevede un foro praticato con un piccolo trapano all’altezza della maniglia della porta o della finestra, da cui far poi passare un gancetto opportunamente sagomato e con il quale far ruotare, dall’interno, la maniglia e aprire la porta. Un sistema già diffuso, ma che nei colpi messi a segno da metà novembre e fino ai giorni scorsi in città, sembra necessitare di maggiore preparazione da parte dei malviventi. Sia dal punto di vista pratico, sia da quello fisico, vista l’agilità da acrobati dimostrata dai malviventi.

Numerosi i filmati dei vari furti

Ne è certo l’imprenditore tessile Alberto Perolari, già titolare della «Perofil», la cui casa lungo viale Vittorio Emanuele è stata presa di mira dai ladri: «Sono passati da un giardino confinante al nostro – ripercorre il furto subito il 14 novembre scorso – e probabilmente erano già stati lì perché sapevano bene dove erano le telecamere, tanto che, passandoci davanti, si sono girati dall’altra parte. Mentre uno dei due si è appostato dietro una pianta, il complice si è arrampicato sul balconcino del primo piano, per poi raggiungere il secondo e il terzo piano, dove abitiamo noi. Non capisco come abbia fatto: dalla facciata del palazzo, tra il secondo e il terzo piano, si sporge un cordolo decorativo largo 40 centimetri. Fatto sta che è salito, ha aperto la porta con vetro antiproiettile e antisfondamento usando la tecnica del forellino (proprio come accaduto poi anche a casa di Gianfederico Belotti la sera del 6 dicembre al Quartiere Finardi, dove però il colpo è fallito grazie a un vicino che ha dato l’allarme, ndr) e sono entrati: come abbia fatto è un altro mistero, visti gli infissi blindati e pesanti. Per fortuna né io né la mia compagna eravamo in casa: lei è tornata alle 19,45 e ha trovato la luca accesa e tutto a soqquadro. A quel punto ha chiamato i carabinieri».

«Io farei il monumento a ciascuno dei componenti delle forze dell’ordine, sia chiaro – aggiunge Perolari –, ma è evidente che sono davvero pochi e devono far fronte a tanti problemi. Viviamo qui da 14 anni e non era mai successo nulla del genere». La stessa sera del colpo fallito a casa di Belotti i ladri – verosimilmente gli stessi, a vedere le immagini – hanno tentato anche di introdursi nella casa della famiglia Jannone, sempre sullo stesso viale: «Ho l’impressione che sia gente cattiva e sfacciata, di fronte ai quali ognuno ha una reazione diversa – spiega Giorgio Jannone –. Io sono anni che dico che c’è un problema di sicurezza in città, ma il tema è sempre stato minimizzato. Non credo sia comunque il momento di fare polemiche ma, piuttosto, di trovare soluzioni. Come? Con la tecnologia, aumentando il numero delle telecamere in città, e anche ai varchi d’accesso, e installandone di ultima generazione. E poi con più uomini delle forze dell’ordine in strada e meno negli uffici. Questo per tutelare la sicurezza di tutti, non certo solo dei più benestanti le cui case sono peraltro anche meglio protette, tra allarmi, vigilanza e telecamere».

La sera del 25 novembre a finire nel mirino dei ladri anche la casa di Giorgio Berta, commercialista, in via Croce Rossa, a Loreto: «Sono stati 25 minuti in giardino, ripresi dalle telecamere, per capire come entrare – spiega –. In casa c’erano i nostri quattro cani, due molossi, un cane da guardia tedesco e un labrador: animali da 65 chili l’uno. Quando i ladri sono saliti sul balcone del primo piano per forza re la finestra, hanno sentito i cani e sono scappati. In casa c’erano a pianterreno la domestica e al primo i figli di mia moglie».

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