Baristi e camerieri: «Busta paga bassa, lavoratori in crisi»

LAVORO. La tavola rotonda sulle «prospettive nel turismo per un’occupazione di qualità a Bergamo», organizzata venerdì 22 settembre dalla Filcams-Cgil a chiusura della campagna «Mettiamo il turismo sottosopra?» ha rappresentato un momento di confronto tra sindacati e rappresentanti delle imprese.

Sette euro lordi per ogni ora di lavoro. È solo la punta dell’iceberg che riguarda gli stipendi del comparto turismo in Bergamasca dove, sostengono i sindacati, non mancherebbero «anche zone d’ombra». I 20mila addetti che operano nella nostra provincia, secondo i dati forniti da Filcams-Cgil «guadagnano meno di 15 mila euro l’anno e vivono una condizione di difficoltà economica concreta, accentuata dai rincari del costo della vita – fa presente Nicholas Pezzè, segretario generale della Filcams-Cgil di Bergamo -. La carenza di personale va ricondotta alla questione salariale, soprattutto nei settori dove è difficile conciliare vita privata e lavorativa: molto spesso si tratta di persone che, seppur inquadrate con contratti part-time, lavorano anche 45/50 ore alla settimana. Spesso vengono applicati contratti multiservizi e almeno un contratto su tre è a tempo determinato senza prospettive di stabilizzazione».

Eppure parliamo di un settore primario per la nostra economia. Secondo i dati Istat, nel 2022 il valore aggiunto del turismo valeva poco più di 100 miliardi di euro pari a circa il 6 per cento del Pil nazionale. Nel primo semestre di quest’anno in Italia sono state assunte circa 90 mila persone nel settore turistico, ma le assunzioni nette (ossia le assunzioni al netto delle cessazioni) sono state circa 133 mila contro le poco più di 90 mila nei primi sei mesi del 2022.

La tavola rotonda

La tavola rotonda sulle «prospettive nel turismo per un’occupazione di qualità a Bergamo», organizzata venerdì 22 settembre dalla Filcams-Cgil a chiusura della campagna «Mettiamo il turismo sottosopra?» ha rappresentato un momento di confronto tra sindacati e rappresentanti delle imprese. A moderare, Benedetta Ravizza de L’Eco di Bergamo.

«Se in termini di volumi il comparto turistico ha recuperato quanto era stato perso negli anni del Covid, non si può certo dire lo stesso per quanto riguarda la qualità del lavoro – prosegue Pezzé -. Purtroppo prevale la precarietà in un settore che invece richiederebbe continuità, con personale specializzato e retribuito il giusto per garantire servizi ottimali a clienti e turisti. L’obiettivo è un turismo più responsabile e sostenibile dal punto di vista occupazionale, economico-sociale e ambientale».

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, evidenzia come «grazie anche alla Capitale della cultura abbiamo registrato incremento del 65% di visitatori unici rispetto al 2022 e +34% rispetto al 2019 pre pandemia. Detto questo, numeri e qualità non vanno sempre di pari passo. Basti notare gli innumerevoli cartelli di richiesta baristi e camerieri, anche senza esperienza – conclude Gori -. L’obiettivo è aumentare l’offerta di qualità, in modo da incrementare anche la retribuzione, che va collegata all’aumento di produttività: il cameriere non deve essere considerato un mestiere di serie B».

Il presidente di Ascom Bergamo, Giovanni Zambonelli, sottolinea come «oggi è in tilt tutto il mondo del lavoro perché mancano i lavoratori. Occorre trasformare l’immigrazione da problema ad opportunità e non ci nascondiamo dietro ad un dito: non viviamo in un mondo di pirati, ma le imprese che applicano falsi part-time ci sono e rappresentano una concorrenza sleale. I rinnovi contrattuali devono premiare chi lavora in fasce orarie impegnative come la sera, la notte o nei fine settimana». Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo, aggiunge che «negli ultimi mesi sono esplosi tutti i costi aziendali e dobbiamo fare di tutto per trovare strumenti in modo da trattenere i lavoratori. L’occupazione deve essere sostenibile per tutti: i nostri dipendenti sono anche clienti che devono godere della giusta capacità di spesa».

Marco Toscano, segretario generale della Cgil provinciale, punta l’attenzione sul «lavoro intermittente che presenta zone ombra». A questo proposito Stefano Chiaraluce della Filcams - Cgil nazionale ricorda che «uno dei primi provvedimenti del governo Meloni è stato la reintroduzione dei voucher che non tutelano certo i lavoratori».

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