Meccanica, crisi in Lombardia ma Bergamo stavolta fa eccezione

Scenario. I dati di Fim-Cisl: in provincia registrati solo 11 casi a rischio, lo 0,5 del totale nazionale. Il segretario Nieri: «Tenuta migliore delle previsioni, ora il governo sostenga di più il settore».

La meccanica non è guarita: sono ancora tante le situazioni di sofferenza nel settore auto e in quello degli elettrodomestici per il costo dell’energia e della carenza di materie prime e della componentistica. E sono circa 206 le crisi di settore censite dalla Fim-Cisl nell’ultimo semestre 2022 per un totale di circa 60 mila posti di lavoro a rischio, dopo che nell’ultimo semestre, il settore ha già perso oltre 10mila posti di lavoro. Questo il frutto della ricerca che il sindacato ha consegnato ieri al governo, nel corso del tavolo convocato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso.

Di fronte a questo quadro nazionale e regionale, Bergamo diventa però un’eccezione «virtuosa»: le situazioni di crisi infatti rappresentano solo lo 0.5 del totale nazionale (11 i casi registrati dalla Fim bergamasca), mentre dal punto di vista occupazionale, sono 844 i lavoratori coinvolti dalle situazioni più difficoltose, rispetto agli oltre 15 mila delle fabbriche lombarde. Se dunque a livello nazionale il 2023 si apre per il settore con un calo netto di lavoratori e un fardello di situazioni critiche, in provincia, pur in presenza di realtà penalizzate a vario titolo da diverse circostanze, quali crisi aziendali per questioni finanziarie, crisi di settore o legate all’indotto, alle materie prime e al conflitto Ucraina-Russia, l’orizzonte lascia ben sperare per un anno di buone performance, anche se le preoccupazioni non mancano.

«I dati segnalano comunque difficoltà – sottolinea Luca Nieri, segretario generale Fim-Cisl di Bergamo -. Nei mesi trascorsi, il sistema metalmeccanico ha dimostrato una tenuta produttiva e occupazionale migliore delle previsioni. Ora è ancora più indispensabile un maggiore sforzo del governo, che punti ad evitare la recessione industriale, mettendo al centro delle politiche pubbliche la crescita dell’economia reale».

«Negli anni - aggiunge Nieri -la manifattura bergamasca è riuscita a qualificarsi, ottenendo vantaggi in termini di margine e di competitività. Sempre di più, dobbiamo continuare in questo processo, occupandoci della riqualificazione delle competenze, attraverso formazione professionale e politiche attive, strumenti indispensabili per sostenere il territorio, in quanto continuiamo a registrare la necessità di figure qualificate nel mercato del lavoro capaci di dare elementi di attrattività all’intero tessuto produttivo».

Pesano energia e materie prime

Nel report della Fim nazionale si osserva che «il settore continua a avere situazioni di sofferenza legate soprattutto a costo dell’energia e carenza di materie prime e componentistica». Si sono consolidate sofferenze in alcuni settori, in particolare per auto ed elettrodomestici, cui si sommano alcune particolari filiere come quelle degli appalti e delle installazioni che scontano una crisi, spesso legata alle gare al massimo ribasso anche da parte degli enti pubblici che le collocano fuori mercato. Le maggiori criticità si rilevano soprattutto per la mancanza di materie prime messa in moto dalla pandemia e per gli aumenti del costo dell’energia, che mette in difficoltà soprattutto i comparti più energivori, come siderurgia e metallurgia.

«Negli anni - aggiunge Nieri -la manifattura bergamasca è riuscita a qualificarsi, ottenendo vantaggi in termini di margine e di competitività. Sempre di più, dobbiamo continuare in questo processo, occupandoci della riqualificazione delle competenze, attraverso formazione professionale e politiche attive, strumenti indispensabili per sostenere il territorio, in quanto continuiamo a registrare la necessità di figure qualificate nel mercato del lavoro capaci di dare elementi di attrattività all’intero tessuto produttivo. Oggi – conclude Nieri -, abbiamo il problema legato alla transizione digitale e ecologica, in cui questi processi diventeranno fondamentali. da parte sua il sindacato, con l’aiuto del governo, dovrà affrontare anche il problema dell’inflazione: il sindacato deve rilanciare la contrattazione nazionale».

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