La Germania non vuole correre rischi da sola

Il commento. Nel sondaggio del 10 gennaio scorso il 55% degli intervistati è contro la fornitura dei carri armati all’Ucraina. In Germania l’orgoglio per i Leopard è grande quanto la ritrosia a metterli sul campo. Solo il 38% è favorevole al via libera e questo spiega l’incertezza che circonda le decisioni del governo tedesco. Scholz il temporeggiatore sta diventando il cancelliere titubante, un inedito della storia tedesca fatta di decisioni spesso non gradevoli per l’interlocutore ma di certo chiare.

Se mai erano i popoli latini ad essere accusati di scarsa trasparenza e di vaghezza. L’Italia attualmente è uno dei pochi Paesi ad avere una linea chiara che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha così definito: l’Italia non fa parte del dibattito sull’invio di carri armati all’Ucraina, ci siamo impegnati per la consegna dei sistemi di difesa antimissili. A Mosca non si capisce perché l’Italia si sia schierata a fianco dell’Ucraina in modo così inequivoco. Sia il governo Draghi che quello di Giorgia Meloni hanno ben chiaro come la fedeltà ad uno schieramento sia indispensabile per la reputazione del Paese. Va pur sempre fatto tesoro del fatto che, come Montanelli denunciava, l’Italia ha terminato i due conflitti mondiali del secolo scorso mai nelle stesse alleanze iniziali. Ed è certamente nell’interesse nazionale tenere ferma nella politica estera la stella polare dell’Occidente e quindi la fedeltà alla Nato. Anche per tutelarsi dall’invadenza del duo franco-tedesco che tende a monopolizzare la politica dell’Europa in funzione del ruolo egemone che Francia e Germania vogliono esercitare nell’Unione europea. Avere un contraltare a Washington permette a Roma di giocare di sponda.

Nella politica degli armamenti i legami con gli americani e i britannici permettono a Leonardo di smarcarsi dal desiderio di predominio dell’industria bellica tedesca e francese. E avere voce in questo settore garantisce al Paese una sua autonomia. La parola d’ordine per uno Stato è essere fedeli ma liberi. Questo spazio la Germania intende tutelarlo in altro modo. Il primo obiettivo è rendersi autonoma dall’America. Il che non vuol dire sottrarsi agli impegni presi. Anzi. Ma semplicemente far capire che gli interessi americani non devono prevalere su quelli nazionali. Il New York Times ha titolato: «I tedeschi non vogliono fornire i panzer all’Ucraina». Biden non lo deve permettere. Ed è la fotografia dello psicodramma del momento. Il cancelliere tedesco infatti concede la fornitura dei Leopard all’Ucraina a condizione che anche gli Stati Uniti forniscano i loro Abrams.

A Berlino non si vuol dare alla Russia il pretesto di dipingere la Germania come il Paese che dopo 77 anni riprende una politica di aggressione verso l’Est. Sergej Lavrov non s’è lasciato sfuggire l’occasione e ha parlato di una terza guerra mondiale. Il ministro degli Esteri di Mosca parla dei Leopard come di un’arma che cambia gli equilibri sul campo e può permettere l’invasione della madrepatria russa. Un rischio che i tedeschi non vogliono correre da soli. La Russia infatti è in Europa mentre l’America è di là dell’Oceano. E gli europei non vogliono diventare carne da cannone. Questo pare essere il messaggio che esce dal vertice di ieri dei ministri degli Esteri dell’Ue. Anche Annalena Baerbock, che come ministro degli Esteri non voleva mettere bastoni fra le ruote per una fornitura polacca di Leopard agli ucraini, adesso è tornata sui suoi passi e parla di generico aiuto. E poi gli ucraini non aiutano. È di queste ore l’accusa al ministro della Difesa di Kiev di avere lucrato sulle forniture all’esercito. E anche un altro ministro è coinvolto in loschi affari. In Ucraina si gioca la libertà di Europa ma anche la sua reputazione.

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