
L'Editoriale
Lunedì 15 Settembre 2025
La guerra in Europa e la lezione della Storia
MONDO. Con buona pace di chi continua a credere che Putin non sia il lupo della nota favola di Fedro ma la pecora, che cioè accusi l’Europa di mire espansionistiche per giustificare la sua aggressione; con buona pace - si diceva - dei pacifisti impenitenti, sono molti quelli che si stanno invece allarmando per i comportamenti dello zar, e ancor più per le sue mire.
Per questi l’uomo del Cremlino sarebbe proprio il lupo di Fedro che cerca di accreditare l’implausibile favola di un’Europa lanciata in una campagna espansionistica solo per giustificare la sua politica imperialistica, tesa a ricostituire la Grande Russia, che è stata prima zarista e poi comunista. Ci risiamo: abbiamo una pecora (l’Europa, notoriamente sguarnita di armamenti) che provoca il lupo (la Russia, potenza atomica che investe la gran parte del suo Pil in armamenti)! In un continente, su cui aleggia il fantasma della terza guerra mondiale, viene spontaneo chiedersi se stiamo correndo il pericolo di riattizzare l’incendio sull’intero continente, ben sapendo che questo rischierebbe di essere la sua tomba definitiva. Naturale che il pensiero vada ai precedenti drammi per cercar di capire se stiamo correndo lo stesso errore fatale di prepararci l’inferno.
I passati conflitti mondiali
Purtroppo per noi non mancano analogie con il percorso che l’Europa ha seguito nello scatenare i passati conflitti mondiali. Non è che – si sono chiesti in molti – stiamo ripetendo l’imperdonabile errore della Conferenza di Monaco del settembre 1938, con cui Regno Unito, Francia e Italia diedero il via libera a Hitler per annettersi i Sudeti? Fecero conto che l’amputazione di un’intera regione di uno Stato sovrano fosse il boccone necessario per ammansire il lupo Hitler. Sappiamo com’è andata a finire. Si ebbe la conferma che ai dittatori la fame viene mangiando. Tempo meno di un anno e l’Europa precipitò nella voragine di morte e di distruzione della seconda guerra mondiale.
Un altro, non meno terrificante, precedente è stato opportunamente indicato dal nostro Presidente della Repubblica. Non è, si è chiesto Mattarella, che stiamo scivolando senza accorgersi verso il burrone di una terza guerra mondiale con la stessa incoscienza con cui i nostri avi si avviarono nel 1914 verso il baratro della guerra più sanguinaria della storia umana? Eppure, con il nazionalismo imperante, con la corsa sfrenata dei vari Stati europei ad accaparrarsi colonie, con la gara di tutti per dotarsi dell’esercito più potente, non era difficile pensare al possibile esito di una guerra di tutti contro tutti. In effetti, molti avvertirono il pericolo. L’Internazionale socialista lanciò l’allarme addirittura con una conferenza convocata ad hoc nel 1912 a Basilea. Tutti fecero gli scongiuri, ma nessuno si impegnò davvero ad evitare il peggio. Alla fine, bastò che un principe perdesse la vita nel corso di un attentato (Sarajevo, 28 giugno 1914) perché i popoli europei finissero nella carneficina delle trincee.
Fare tesoro del passato
È vero che la storia non si ripete e non è nemmeno da prendere alla lettera la massima che vuole la storia maestra della vita. Ognuno fa dire al passato ciò che vuole, così come sappiamo che il mondo è pieno di cattivi maestri, pronti a far passare per legge della storia la loro ideologia. Non è detto perciò – lo speriamo ardentemente - che siamo alla vigilia né di un 1914 né di un 1939. Ma fare tesoro di quegli errori non fa male e forse ci aiuterebbe ad evitare di ripeterli. Errare humanum est, perseverare diabolicum.
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