La tregua impossibile, l’obiettivo sono i civili

In Ucraina non è in corso solo una guerra d’invasione, già grave di per sé, ma un conflitto che prende di mira i civili, per costringerli ad abbandonare territori che la Russia vorrà annettersi. Lo certificano le stragi come a Bucha, dove decine di persone, adulti e perfino bambini, sono stati uccisi deliberatamente e i corpi occultati in fosse comuni. Ma anche l’alto numero tra profughi e sfollati, in prevalenza donne con i figlioletti: in due mesi di combattimenti sono già 12 milioni, come in Siria ma in quasi 11 anni di guerra. E poi i metodi utilizzati per conquistare le città: il primo atto che l’esercito moscovita compie è staccare acqua, luce, gas e collegamenti telefonici per fiaccare la resistenza degli abitanti.

Ieri in Ucraina sono state bombardate 5 stazioni: finora il treno aveva rappresentato il mezzo di trasporto più sicuro per scappare dalle zone sotto il tiro degli invasori, tant’è che Oleksandr Kamyshin, presidente delle Ferrovie ucraine, è il secondo uomo più ricercato dal Cremlino dopo il presidente della Repubblica Volodymyr Zelensky.

Francesca Mannocchi, che racconta il conflitto per «La Stampa», ha rimarcato come venga utilizzata anche la strategia crudelissima di affamare il nemico, che Mosca ha già adottato in Siria, ad Aleppo e nella regione della Ghouta: «Osservando a ritroso le otto settimane di guerra, gli elementi per ritenere che assedi e fame siano tasselli di una precisa strategia ci sono tutti: le truppe russe hanno devastato terreni agricoli, distrutto attrezzature, minato i terreni fertili dove dovrebbero crescere i raccolti, danneggiato le rotte di rifornimento e bloccato i porti, hanno tagliato l’elettricità e distrutto le centrali elettriche. Poi interrotto le forniture di acqua e di gas. I colpi di artiglieria russi hanno distrutto magazzini di cibo, depositi alimentari. A Chernihiv, il 16 marzo, è stata colpita una coda di persone che aspettavano la distribuzione del pane davanti a una bottega di generi alimentari. Sono morti dieci civili. E ancora, nelle aeree assediate, i russi hanno ostacolato i corridoi umanitari in uscita, per evacuare i civili, e quelli in entrata per sfamarli e curarli».

Nemmeno a Mariupol, svuotata di 400 mila abitanti, si è riusciti a organizzare un’evacuazione sicura dei civili rimasti nella città devastata. Ed è stata respinta da Mosca la richiesta avanzata da Kiev e sostenuta dal Vaticano per una tregua durante la Pasqua ortodossa, celebrata domenica scorsa. Sarebbe stato un gesto distensivo senza alcun costo. Il presidente russo Vladimir Putin ha potuto invece celebrare la ricorrenza religiosa a Mosca nella Cattedrale del Cristo Salvatore, nella funzione guidata dal Patriarca Kirill, acerrimo sostenitore dell’invasione dell’Ucraina. «Questa grande festa - ha scritto il presidente in un comunicato pubblicato sul sito del Cremlino - unisce i cristiani ortodossi attorno a ideali e valori morali elevati, risveglia nelle persone i sentimenti più luminosi, la fede nel trionfo della vita, della bontà e della giustizia». Parole che a Kiev devono essere suonate stridenti con la realtà che il popolo aggredito vive quotidianamente, in particolare le 13 milioni di persone intrappolate nelle zone dei combattimenti. Ieri Putin ha invece detto che «l’Occidente sta tentando di distruggere la Russia dall’interno». Una dichiarazione segnata dal vittimismo tipico di ogni autocrazia chiusa nel proprio mondo ma spia dei timori del Cremlino. La distruzione si sta compiendo in Ucraina, dove Mosca punta a conquistare i territori che dal Donbass arrivano fino a Odessa, i più ricchi del Paese. Si segnalano anche movimenti verso la Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia al confine con l’Ucraina, dove ieri si sono registrate misteriose esplosioni nel ministero per la Sicurezza statale a Tiraspol. L’obiettivo arduo di Kiev e dei suoi sostenitori occidentali è di respingere l’esercito invasore dentro i confini russi. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan oggi avrà un colloquio telefonico con Putin al quale chiederà «un cessate il fuoco sostenibile e poi la pace» si legge in una nota condivisa con l’Onu. Sempre oggi arriverà al Cremlino il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Ma se non è possibile strappare tregue, risulta ancora più difficile ottenere un cessate il fuoco e negoziati nei quali Mosca rinunci a ciò che ha ottenuto con la forza.

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