L’Europa senza peso, il monito di Draghi

MONDO. Nello scenario mondiale attuale sono tre i protagonisti: Stati Uniti d’America, Russia, Cina. Ognuna delle tre superpotenze consapevole, pur nelle differenze, del proprio ruolo. È un dato di fatto.

Lo ha certificato Mario Draghi nel suo intervento al Meeting di Rimini, affermando che, in questo Monòpoli globale, l’Europa è assente: deve accontentarsi di potenze territoriali a «sovranità limitata». Non a caso le istituzioni della Ue sono sostanzialmente tenute sulla porta (a volte anche fuori) nella ricerca di accordi che riguardano i due terribili focolai che stanno insanguinando l’Occidente. In una situazione in bilico tra guerre non dichiarate e diplomazie in affanno, può essere utile guardare alle trasformazioni che hanno portato agli squilibri attuali. Nelle vicende che coinvolsero l’Europa (e, di seguito, Usa e Giappone) tra l’800 e la prima metà del ‘900 i grandi cambiamenti sono sempre avvenuti alla fine di rovinose guerre. Ogni volta la pace si risolse in un ridisegno dell’ordine mondiale. Fu così con il Congresso di Vienna a seguito della sconfitta di Napoleone. Una nuova collocazione dell’influenza politica e militare si verificò alla fine della Grande guerra del 1914-1918. Le pesantissime sanzioni imposte alla Germania favorirono il nazionalismo tedesco e l’ascesa di Hitler. Nel 1945, con l’accordo di Yalta, venne operata un’accurata spartizione delle sfere di influenza tra i Paesi vincitori. In primo piano, per supremazia economica e militare (si pensi all’atomica a Hiroshima e a Nagasaki), si collocarono gli Usa. La divisione forzata determinò la nascita di due blocchi: i Paesi della Nato e quelli nell’orbita sovietica. Il patto di Yalta divise l’Europa in due parti: democrazia contro dittatura.

Il sogno europeo dopo la guerra

Di fronte a tale situazione alcuni Paesi europei, con in testa l’Italia, imboccarono la strada di un progetto comunitario, che iniziò nel 1957 e si sviluppò nei decenni successivi con l’ingresso di altri Paesi dopo la caduta del muro di Berlino. In quel momento si aprì la speranza di un continente in grado di competere con gli Usa e con la Russia post-sovietica. Nei fatti i luminosi orizzonti - disegnati a Ventotene - di un’unione dei popoli europei non ha prodotto risultati adeguati sul piano dell’integrazione delle nazioni. Si è badato all’unificazione economica e commerciale a scapito di quella finanziaria, culturale e militare. Oggi l’Europa ha un peso molto limitato nelle politiche di pace e nella soluzione dei problemi riguardanti i diritti, i commerci, l’integrazione dei popoli. Le istituzioni dell’Unione europea sono in perenne affanno, alimentato anche dallo scellerato diritto di veto, che paralizza l’Europa nelle decisioni più importanti.

Oggi l’Europa ha un peso molto limitato nelle politiche di pace e nella soluzione dei problemi riguardanti i diritti, i commerci, l’integrazione dei popoli

Gli avvenimenti internazionali di questi ultimi tre anni confermano con nitida crudezza il tramonto dell’antico continente, che era stato per secoli il centro del mondo politico, civile, militare, nonché luogo di inestimabile cultura. In questo sconfortante quadro vanno valutati i tentativi di arrivare alla pacificazione fra Russia e Ucraina e nella carneficina provocata da Hamas e tradotta in uno sterminio da parte di Israele. Le trattative - confuse e tardive - sperimentate nella ricerca di una soluzione pacifica sull’invasione dell’Ucraina hanno visto l’Ue messa ai margini dell’attività diplomatica e incapace di incidere sulla guerra. È il presidente degli Stati Uniti a dettare scadenze e soggetti ammessi a trattare con Putin, mentre i Paesi Ue stanno alla finestra. La scarsa incisività di Bruxelles è emersa anche nel caso dell’azione intrapresa dal governo Netanyahu dopo lo scellerato attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. L’ostinata pervicacia con la quale il governo israeliano sta procedendo alla cancellazione della Palestina con la violenza inaudita delle armi fa rabbrividire.

In questo contesto gravido di incertezze il monito di Draghi cela il senso di orgoglio di chi vede nell’Europa il simbolo di un sistema democratico che deve recuperare credibilità e importanza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA