Quelle bugie sull’Ucraina offendono un popolo

Il commento. Forse il limite è stato superato. La comunità ucraina di Milano si ritrova periodicamente davanti al Duomo: durante il presidio si prega per la fine della guerra e ci sono interventi di aggiornamento sulla grave situazione del Paese invaso dall’esercito russo. Il 7 marzo scorso un uomo si è avvicinato al presidio urlando «Ucraina nazista» e altre parole ingiuriose. Poi ha aggredito un partecipante, per fortuna senza gravi conseguenze.

Grave è invece l’episodio, frutto avvelenato di un dibattito pubblico sul conflitto ad alto tasso ideologico e molto disinformato sulla storia dello Stato aggredito. Un dibattito sorprendentemente teso a colpevolizzare le vittime, in linea con il cinismo dei tempi, ribaltando la responsabilità di chi ha mosso il conflitto militare: la Nato e gli Usa hanno provocato la Russia e Vladimir Putin ha reagito. Le ucraine e gli ucraini che vivono in Italia ascoltano e leggono con sconcerto ciò che emerge dai talk show e dai social, accuse infamanti sul loro Paese d’origine dove sotto il pericolo dei missili e dei droni esplosivi russi vivono i parenti. Il veleno viene sparso da sedicenti esperti dalle tv nazionali, pubblica e private,e non può essere ridotto a fenomeno di una strettissima minoranza: non lo è. Vale la pena allora riportare le bugie infamanti e smentirle grazie a fonti accreditate (storici che da anni studiano il mondo sovietico e post sovietico), per fissare almeno alcune certezze per un dibattito informato e civile: si discute pur sempre di una guerra...

«Il governo nazista di Kiev». «Gli ucraini hanno simpatie neonaziste». Alle elezioni del 2019 il cartello di partiti di estrema destra ha raccolto il 2,3% dei consensi e non ha rappresentanti in Parlamento; nel cartello, l’1% è andato ai cosiddetti «banderisti» citati anche da Putin per giustificare l’immonda «denazificazione». «Il comico, il guerrafondaio, il fascista Zelensky». Se non ci fosse stata l’invasione, quanti in Italia saprebbero rispondere alla domanda «chi è il presidente dell’Ucraina?». I suoi genitori sono ebrei e tre parenti furono vittime della Shoah, mentre un nonno, durante la Seconda guerra mondiale, combattè in una divisione di fanteria dell’Armata Rossa contro l’esercito tedesco. I bisnonni furono uccisi dopo che i nazisti avevano raso al suolo la loro casa.

«La Russia fa all’Ucraina quello che l’Ucraina ha fatto ai russofili del Donbass». Un corrispondente Rai da Mosca: «Il Cremlino per 8 anni non ha reagito a ciò che accadeva nel Donbass». Infatti nel 2014 si annesse illegalmente la Crimea. Giustamente si dice che la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014. Una guerra: tra le milizie secessioniste filorusse sostenute dal Cremlino e l’esercito di Kiev. Un rapporto del 27 gennaio 2022 dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani riporta il numero delle vittime durante il conflitto dal 2014 a fine 2021: almeno 3.404 civili, per il 60% russofili, circa 4.400 membri delle forze ucraine e quasi 6.500 dei gruppi armati separatisti. L’anno scorso un Tribunale olandese ha condannato all’ergastolo due militari legati ai servizi segreti russi per l’abbattimento nei cieli del Donbass di un volo di linea partito da Amsterdam con 298 passeggeri a bordo, avvenuto nel luglio 2014.

Il 3 dicembre 2019 Zelensky, eletto da pochi mesi, manda un messaggio a Putin chiedendogli un incontro per cercare una soluzione diplomatica alla guerra. Avverrà sei giorni dopo a Parigi ma non porterà risultati concreti. I due presidenti non si rivedranno più, solo alcune telefonate (è sempre Zelensky che chiama). All’ultima lo «zar» non risponde, è il 23 febbraio 2022. All’alba del 24 febbraio le truppe russe lanciano l’invasione. Zelensky è il primo presidente ucraino dal 2014 ad aver quasi spento lo scontro militare in Donbass. Non lo afferma la propaganda di Kiev ma le fonti delle stesse Repubbliche separatiste: 27 vittime civili russofile nel 2019, 26 nel 2020 e 25 nel 2021.

«L’Ucraina è una colonia della Nato e degli Usa». La grande maggioranza degli ucraini si sente europea e vuole liberarsi dal giogo del Cremlino. La Nato disse no all’ingresso di Kiev nell’Alleanza nel vertice di Bucarest del 2003 e nel 2009 con lo stop di Germania e Francia. C’è una partnership militare Nato-Ucraina, strumento previsto dallo Statuto dell’Alleanza. Un’imprudenza che ha scatenato l’ira di Putin? La barbara invasione di uno Stato per annettere suoi territori è risposta accettabile? Nel 2002 peraltro fu costituito il Consiglio per la cooperazione e la sicurezza Nato-Russia, sciolto dopo l’attacco del Cremlino alla Georgia nel 2008 e l’annessione della Crimea.

A fronte di queste evidenze, è doveroso dibattere su una guerra che sta martoriando un popolo e ha rilevanti ricadute geopolitiche. Ma senza confondere i fatti con le opinioni, tanto più se lesive della storia di un Paese, dei suoi abitanti e delle loro aspirazioni. Gli ucraini in Italia ascoltano le nostre tv e leggono i commenti nei social: non meritano l’infamia di giudizi sconcertanti. Il livello grossolano del dibattito pubblico è un problema anche nostro, archetipo di un’Italia in regressione culturale e umana.

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