Tra Biden e Putin
Atteso summit
con la Cina
sullo sfondo

Magari finisse come a Genova nel 2001. Mai da tanti anni un incontro tra un presidente russo ed uno americano aveva avuto un’attesa così spasmodica. Dal suo esito dipendono non solo le relazioni bilaterali ma anche le dinamiche dei rapporti tra Est ed Ovest, in particolare in Europa centro-orientale.

All’appuntamento di Ginevra Putin e Biden giungono da posizioni di scontro, con un intermezzo di insulti personali. Gli unici due sprazzi di luce sono stati rappresentati dal prolungamento per altri 5 anni del trattato Start 3, uno dei pochi accordi superstiti della Guerra Fredda, concordato in una manciata di giorni, e dalla cancellazione delle sanzioni Usa contro il gasdotto Nord Stream 2. In questi sei mesi Mosca e Washington hanno litigato su tutto o quasi, ma si sono concentrate per risolvere insieme le questioni globali, altrimenti fuori dalla portata dei singoli Paesi. In primis: disarmo, proliferazione anti-nucleare e cambiamenti climatici. Il vero nodo geostrategico è che la Casa Bianca non può permettere il consolidamento dell’asse russo-cinese. Pechino colmerebbe così le lacune in campo militare, atomico ed energetico per fare il definitivo salto di qualità da potenza a super potenza. Allo stesso tempo Mosca avrebbe a disposizione risorse finanziarie e tecnologiche – alternative a quelle occidentali - per continuare a contare come potenza regionale.

Gli Stati Uniti hanno tuttavia degradato da tempo la Russia ad attrice non protagonista sulla scena mondiale. Non è un caso che Biden incontrerà l’ucraino Zelenskij poche ore prima di Putin, mettendo simbolicamente Mosca e Kiev sullo stesso piano. Nella Washington del post-trumpismo e nelle cancellerie europee in generale si è deciso di cambiare tattica: se dal 2013 si è fatto finta quasi di non vedere quello che accadeva ad Est, adesso si è stabilito di rispondere colpo su colpo; al capo del Cremlino è stata appiccicata addosso l’etichetta di «imprevedibile». Il risultato è che ad aprile imponenti forze militari federali hanno a lungo stazionato a ridosso della frontiera con l’Ucraina, facendo alzare la tensione alle stelle. Funzionerà la politica del bastone e della carota con Mosca? Difficile dirlo. Di certo il Cremlino non potrà più dormire sonni tranquilli. È vero che alla fine gli Usa hanno tolto le sanzioni al maggior progetto geopolitico russo, il Nord Stream 2 (per venire incontro alla Germania!), ma allo stesso tempo è stata ora ipotizzata la possibilità di escludere la Russia dal sistema occidentale di pagamenti Swift. Al G8 di Genova nel 2001 Putin e Bush, grazie alla mediazione italiana, misero le basi per gli accordi di Pratica di Mare (Russia-Nato) nel 2002. Ma allora le relazioni, seppur non facili, erano altre. A Ginevra, a meno di colpi di scena imprevedibili, l’esito più probabile dell’incontro dovrebbe essere la cristallizzazione dell’attuale scenario, della nuova mini-Guerra Fredda, con l’impegno – però - a non pestarsi troppo i piedi per non fare il gioco del terzo incomodo, la Cina. Sono possibili atti reciproci di buona volontà. Del resto Biden ha assegnato a Pechino il primo posto nella sua agenda internazionale e Putin sa bene che 400 milioni di cinesi vivono a ridosso della frontiera con la Siberia.

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