«A fine anno sarebbe andato in pensione»

Il dramma. Armando Panseri, 58 anni, di Seriate, è morto cadendo da un camion in ditta lunedì mattina a Bagnatica. La moglie: «Amava la natura, era una persona buona. Quel giorno era uscito presto e non l’ho neppure salutato».

«E pensare che lunedì mattina non l’ho potuto nemmeno salutare quando è uscito di casa: sa com’è con questi lavori, si esce davvero presto e non ci si riesce nemmeno a salutare». Rimane quest’ultimo rammarico, compensato però da un amore durato 33 anni di matrimonio, a Mariella Pelis, moglie di Armando Panseri, l’operaio di 58 anni morto martedì agli Spedali Civili di Brescia, a poco più di 24 ore di distanza dall’infortunio nel quale era rimasto coinvolto, lunedì mattina all’«Impresa Colosio Srl» di Bagnatica. «Lavorava lì dal 1988 e a novembre sarebbe dovuto andare in pensione dopo 43 anni – racconta ancora la moglie –. Già due anni fa aveva chiesto di poter andare in pensione perché svolgeva uno dei cosiddetti lavori usuranti, quello di asfaltare le strade: tuttavia la richiesta non venne accolta. Altrimenti oggi sarebbe probabilmente ancora qui».

«Già due anni fa aveva chiesto di poter andare in pensione perché svolgeva uno dei cosiddetti lavori usuranti: tuttavia la richiesta non venne accolta»

Panseri aveva sempre abitato a Seriate, al 10 di via Cassinone, a poche centinaia di metri dalla ditta dove lavorava e dove lunedì all’alba è rimasto infortunato. Tutte le mattine raggiungeva la «Colosio» e, caricato il camion, partiva per il suo lavoro di asfaltatore. Invece lunedì mattina, attorno alle 6,30, qualcosa è andato storto: mentre sistemava una cinghia per predisporre appunto il carico del materiale, Panseri è caduto dal pianale del

Panseri aveva sempre abitato a Seriate, al 10 di via Cassinone

cassone del mezzo pesante, riportando ferite molto gravi, tra cui un trauma cranico che si è poi rivelato fatale. Soccorso immediatamente, era stato trasferito con l’elicottero al Civile di Brescia. «I medici sono stati davvero molto sensibili e umani – racconta Mariella – e ci hanno detto subito, ma con modi davvero particolari e per i quali li ringrazio, che non c’erano speranze. Io avevo già capito, fin da subito, che sarebbe andata così». Infatti martedì pomeriggio il cuore del cinquantottenne si è fermato per sempre. La coppia ha un figlio, Riccardo, studente universitario di 21 anni. Armando Panseri era un grande appassionato della natura: «Appena poteva, andava a camminare e a fare passeggiate immerso nella natura – ricorda la moglie – legatissimo al suo cane da caccia Dick. Era un cacciatore, ma non perché amasse far del male a degli esseri viventi. Per lui era una scusa per potersi immergere nella natura e trascorrere del tempo in quel contesto che tanto amava. Era appassionato di animali e probabilmente una volta in pensione avrebbe dedicato tanto tempo a questo suo hobby. Era davvero una bravissima persona, molto buona».

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Nessuno ha assistito alla caduta, dunque non si sa se sia stata causata da un malore o da qualcos’altro

Invece lunedì mattina il destino ha riservato a Panseri l’infortunio che gli è costato la vita nel giro di poche ore. «Non sappiamo di preciso cosa sia accaduto: per Armando doveva essere un giorno di lavoro come un altro», evidenzia la moglie. La magistratura di Brescia ha disposto l’autopsia sul corpo dell’operaio cinquantottenne: sarà eseguita questa mattina all’obitorio degli Spedali Civili di Brescia. Dopodiché la salma potrà essere restituita ai familiari, che potranno così fissare la data dei funerali, che verranno comunque celebrati a Seriate, dove Panseri aveva sempre vissuto e dove sarà allestita la camera ardente dalle onoranze funebri Bonomelli. Per ricostruire quanto avvenuto anche Ats Bergamo aveva mandato alla «Colosio» i propri tecnici (gli infortuni sul lavoro sono infatti di competenza dell’Agenzia di tutela della salute). Panseri era stato trovato riverso a terra, privo di conoscenza, dai colleghi, che avevano subito dato l’allarme.

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La caduta dall’alto, anche quando avviene da altezze contenute, è purtroppo a volte causa di lesioni che si rivelano nell’immediatezza di elevata gravità per i lavoratori

Nessuno ha assistito alla caduta, dunque non si sa se sia stata causata da un malore o da qualcos’altro: anche questo aspetto verrà chiarito oggi dall’autopsia. E Ats sottolinea l’importanza della sicurezza quando si lavora anche ad altezze non eccessive: «La caduta dall’alto, anche quando avviene da altezze contenute, è purtroppo a volte causa di lesioni che si rivelano nell’immediatezza di elevata gravità per i lavoratori, soprattutto quando l’urto con il suolo coinvolge direttamente la testa – spiega Sergio Piazzolla, responsabile dell’Area specialistica igiene e sicurezza del lavoro di Ats –. Pertanto, a chiunque si trovi a operare su piani di lavoro elevati, anche di poco sopra il terreno, è richiesta la massima cautela nell’effettuare movimenti, trazioni con forza e spostamenti del corpo. L’utilizzo di caschetti protettivi da parte dei lavoratori, qualora l’azienda ne valutasse l’opportunità e ne decidesse l’utilizzo in queste operazioni, potrebbe essere una misura preventiva aggiuntiva che potrebbe, almeno in parte, attenuare l’impatto con il terreno e quindi la gravità delle conseguenze della caduta».

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