Un sussidio per gli over ottanta. «Ma in pochi ne beneficeranno»

LA NOVITÀ. Da gennaio 850 euro al mese agli anziani non autosufficienti. I sindacati: requisiti troppo stringenti, solo per 25mila in tutta Italia.

Lo «scheletro» della proposta s’era già intuito a fine gennaio. Ora il governo ha dato l’ok definitivo al decreto legislativo per l’attuazione della riforma della non autosufficienza e per le politiche per gli anziani. Tra le novità più rilevanti c’è la «prestazione universale», un nuovo sussidio da 850 euro al mese per i non autosufficienti, al via dal prossimo gennaio: il perimetro, al momento, resta però stretto. Molto stretto, secondo i sindacati, tant’è che in Bergamasca potrebbero beneficiarne solo alcune (poche) centinaia di anziani.

Un aiuto per i non autosufficienti

Accanto ad alcune innovazioni sul tema dei servizi, il punto centrale del decreto è appunto la cosiddetta «prestazione universale»: una sorta di assegno di assistenza da 850 euro al mese che andrà a sommarsi alla «classica» indennità di accompagnamento (ora pari a 531,76 euro). A poter richiedere questo nuovo bonus, che sarà introdotto in via sperimentale da gennaio 2025 a dicembre 2026, saranno però solo gli ultraottantenni non autosufficienti con un Isee fino a 6mila euro. Requisiti che rendono parecchio stringente la platea dei possibili beneficiari, insieme a un altro motivo: per la misura al momento risultano stanziati in totale 500 milioni di euro, 250 milioni per anno: calcolando l’entità del sussidio (850 euro al mese per 12 mesi, quindi 10.500 euro l’anno), i beneficiari dovrebbero essere al massimo circa 25mila anziani in tutta Italia all’anno, salvo integrazioni di risorse. Tra l’altro sembrava che la soglia d’accesso alla prestazione dovesse essere abbassata a 70 anni, ma al momento non vi è l’ufficialità: a parità di risorse, però, anche cambiando i requisiti d’età la platea dei beneficiari rimarrebbe la stessa.

Al momento risultano stanziati 500 milioni di euro: calcolando l’entità del sussidio (850 euro al mese per 12 mesi, quindi 10.500 euro l’anno), i beneficiari dovrebbero essere al massimo circa 25mila anziani in tutta Italia all’anno, salvo integrazioni di risorse.

Per Giacomo Meloni, segretario generale della Fnp Cisl Bergamo, «il giudizio sul decreto è di ombre e luci. C’è sicuramente un passo avanti nella direzione di una maggiore attenzione agli anziani, ma i criteri per la misura restano stringenti e le risorse ancora esigue rispetto ai reali bisogni. Il nuovo sussidio è chiamato “prestazione universale”, ma universale non lo è: i requisiti la rendono una prestazione parziale. Un giudizio più completo, comunque, lo si potrà dare quando il quadro sarà più chiaro, e anche in base ad eventuali correttivi». La nuova prestazione è attesa al via da gennaio, al momento non si conoscono ancora le indicazioni specifiche su come potrà essere richiesta e su come verranno definite eventuali graduatorie di merito.

Orazio Amboni (Cgil): «Limitare la riforma dell’assegno di accompagnamento ad una platea molto ristretta di soggetti significa chiudere gli occhi di fronte alla gravità della situazione».

Tra l’altro, sulla definizione del decreto si sono segnalate vedute differenti tra governo e regioni: «È l’aspetto che più preoccupa – rimarca Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare della Cgil –. Le obiezioni presentate dalle Regioni riguardano la possibilità di sostenere con continuità nel tempo gli impegni di spesa: non è possibile, infatti, avviare un servizio per le persone non autosufficienti e poi chiuderlo dopo un anno o due. Inoltre, limitare la riforma dell’assegno di accompagnamento ad una platea molto ristretta di soggetti, per di più ridurla a una sperimentazione di due anni e in assenza di una riforma profonda dell’assistenza domiciliare, significa chiudere gli occhi di fronte alla gravità della situazione. In un momento in cui mancano risorse per problemi importanti come la non autosufficienza, il governo vara invece provvedimenti di condono fiscale, premiando gli evasori».

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