L’associazione Italia Israele di Bergamo ricorda il 7 ottobre: «Da allora troppe vittime innocenti»

LA MEMORIA. Da porta San Giacomo l’appello per la pace: «Il dolore di tanti deve diventare un impegno rinnovato per costruire ponti». Carnevali: «Condanna delle violenze è dovere civile e morale».

Bergamo

All’alba di martedì 7 ottobre l’associazione Italia Israele di Bergamo ha scelto di ritrovarsi a porta San Giacomo per ricordare le vittime degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.

«Abbiamo scelto l’alba - si legge in una nota - perché fu all’alba che tutto ebbe inizio: un’ora che per noi, da quel giorno, rappresenta insieme la memoria del dolore e la ricerca della luce. Abbiamo scelto porta San Giacomo, perché è una porta oltre un ponte, oggi sempre aperta, simbolo di incontro e dialogo, di una città che vuole restare un ponte tra i popoli e non un muro».

«Dolore che resta vivo»

Un momento di raccoglimento, un «gesto di sobrietà e responsabilità. Avremmo potuto e dovuto svolgere la nostra iniziativa altrove, ma avrebbe generato tensioni in chi non ha la capacità di accettare il confronto con l’altro in maniera democratica. Per questo abbiamo scelto un momento raccolto e quasi intimo, per elaborare un dolore che resta vivo e riaffermare la nostra volontà di pace».

«Rilanciamo appello per la pace»

Dal 7 ottobre 2023, scrive l’associazione, «troppe vite innocenti, israeliane e palestinesi, sono state spezzate dalla guerra. Il dolore di tanti non può restare sterile, ma deve diventare un impegno rinnovato per costruire ponti, per sostenere ogni iniziativa diplomatica e politica capace di far tacere le armi e riaccendere il dialogo. Per questo oggi, da Bergamo, rilanciamo il nostro appello per la pace, sostenendo con convinzione l’azione promossa dagli Stati Uniti, un piano di pace su cui si è espresso anche il Patriarca di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa: “Si è aperto uno spiraglio che non ha precedenti. Bisogna entrarci e cercare in ogni modo di allargarlo”».

Carnevali: «Condanna del 7 ottobre dovere civile e morale»

Nell’anniversario del 7 ottobre, la sindaca Elena Carnevali ricorda «le vittime innocenti, gli ostaggi uccisi e coloro che sono ancora prigionieri: persone, famiglie, vite spezzate che meritano giustizia e memoria», ribadendo che la condanna di quanto avvenuto «è un dovere civile e morale».

Da sindaca, mi riconosco nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «L’orrore e la condanna, pubblicamente e ripetutamente espressa, per la violenza crudele e inaccettabile delle armi di Israele - che fa pagare alla popolazione di Gaza un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione, cui è indispensabile porre fine, con la necessità che Israele applichi con pienezza le norme del diritto internazionale umanitario - non attenua orrore e condanna per la raccapricciante ed efferata violenza consumata quel giorno da Hamas».

«Nel mondo e in Italia così come anche a Bergamo, molte piazze hanno manifestato pacificamente per la fine dell’occupazione, la liberazione degli ostaggi, il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento dello Stato di Palestina e per sostenere l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza»

Ricorda la sindaca che, allo stesso tempo «le responsabilità del governo israeliano non possono mai essere usate come pretesto per gli episodi di antisemitismo, né per giustificare odio e discriminazione. Tuttavia, ricordare significa anche guardare al presente. Non possiamo distogliere lo sguardo dalla sofferenza del popolo di Gaza. Risuonano le parole del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: “Rischiamo di assuefarci a questa carneficina. […] È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere vittime collaterali”».

«Anche a Bergamo partecipazione civile»

Tenendo a mente quanto avvenuto in città nei giorni scorsi: «Nel mondo e in Italia così come anche a Bergamo, molte piazze hanno manifestato pacificamente per la fine dell’occupazione, la liberazione degli ostaggi, il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento dello Stato di Palestina e per sostenere l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, dando così un segno importante di partecipazione civile, che deve sempre rimanere ancorato al rispetto reciproco e al rifiuto di ogni forma di odio o di negazione del dolore altrui. Il futuro e la sicurezza di Israele non possono poggiare sull’annientamento di un popolo, e la pace non potrà nascere dalla violenza reciproca».

Conclude Carnevali: «Il nostro pensiero va a tutte le vittime, israeliane e palestinesi, in special modo bambine e bambini, i cui nomi – più di 12.000 dall’inizio del conflitto – abbiamo letto lo scorso 31 agosto davanti a Palazzo Frizzoni. E la nostra speranza va ai negoziati di pace in corso perché, rifacendoci al Cardinale Parolin, “coinvolga[no] il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta[no] di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone”, per un percorso politico che riconosca a entrambi i popoli il diritto a vivere nel proprio stato in pace».

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