«Riccardo, le due lauree e la passione per il pallone». Lunedì fiori e maglia dell’Atalanta sul luogo dell’omicidio - Video

IL PROFILO DELLA VITTIMA. Claris aveva studiato in Lussemburgo, da pochi mesi lavorava in una società a Milano. L’ex allenatore: «Insieme a Dublino per la finale d’Europa League». Lunedì mattina, oltre ai fiori, una maglia dell’Atalanta dove è morto Riccardo.

Ha perso la vita a poche centinaia di metri da quello stadio che frequentava da anni, per sostenere la sua squadra del cuore. Il 26enne Riccardo Claris, tifoso atalantino, da cinque mesi consulente per una società finanziaria, è stato accoltellato alla schiena per strada in via Ghirardelli, intorno all’una della notte tra sabato e domenica 4 maggio, al culmine di un violento litigio innescato proprio da questioni di tifo calcistico.

La ricostruzione dell’omicidio

Un grande dolore per la famiglia Claris. Riccardo lascia la mamma , dirigente scolastica di un Istituto comprensivo di Bergamo, e una sorella. Il giovane era orfano di padre

Stando alle ricostruzioni dei carabinieri, il diverbio si è acceso all’esterno di un locale in Borgo Santa Caterina tra due piccoli gruppi di tifosi, una quindicina di persone in tutto: da una parte gli atalantini, dall’altra invece gli interisti, tra cui anche l’aggressore, un 18enne residente in via Ghirardelli, Jacopo De Simone. I contorni dell’accaduto sono ancora al vaglio degli inquirenti, ma proprio un coro degli interisti avrebbe acceso la reazione degli atalantini. Nel giro di pochi minuti la lite è sfociata in un’aggressione nella vicina via Ghirardelli, non lontano dal Gewiss Stadium: il 18enne sarebbe infatti salito nella sua abitazione per recuperare un coltello, l’arma del delitto. «Un fatto di sangue che genera grande preoccupazione in tutta la comunità e ci interroga sulla deriva violenta di questa società», commentano alcuni residenti nella zona. Un grande dolore per la famiglia di Claris. Lascia la mamma , dirigente scolastica di un Istituto comprensivo, e una sorella. Il giovane era orfano di padre.

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Tra studio e sport

Nato il 3 aprile del 1999 a San Giovanni Bianco, Riccardo Claris abitava in città, in Borgo Santa Caterina. Dopo la laurea triennale in Economia all’Università degli studi di Bergamo, nel settembre del 2022 si era trasferito in Lussemburgo per un’ulteriore specializzazione, frequentando un master di due anni, in Finanza ed economia, all’Università del Lussemburgo. Nel Granducato Claris aveva anche svolto dei tirocini, nell’ambito della private equity (investimenti finanziari). Rientrato in Italia, dallo scorso gennaio aveva intrapreso una nuova avventura professionale, a Milano, come consulente di una società finanziaria.

La passione per il calcio

La grande passione di Claris era il calcio. A pallone aveva giocato diversi anni, sui campi della Bergamasca, prima che gli impegni legati allo studio prendessero il sopravvento. Tra le sue ex squadre c’era anche la Gavarnese, di Nembro, in Promozione.

Parole d’affetto anche da parte dell’allenatore della Gavernese, Andrea Foresti, che con Claris condivideva la passione per l’Atalanta: «Ci eravamo visti anche a Dublino, a maggio dell’anno scorso, in occasione della finale di Europa League vinta dell’Atalanta – ricorda l’allenatore –. Era arrivato in Irlanda dal Lussemburgo, dove studiava. L’Atalanta era la sua passione, ereditata dal papà, con cui andava allo stadio insieme fin da piccolo. Spesso ci incontravamo in Curva Nord. Era un ragazzo perbene. In campo non spiccava per la qualità tecniche ma per la grinta, l’impegno, la corsa e la dedizione: non mollava mai e in questo ricordava Matteo Ruggeri, esterno dell’Atalanta».

L’aggressione in via Ghirardelli

Vittima e aggressore sono entrambi incensurati. Il 18enne, che si è consegnato ai carabinieri, avrebbe ammesso di essere salito in casa a prendere il coltello per difendere il fratello dagli atalantini che li avrebbero seguiti

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Bergamo, l’aggressione sarebbe avvenuta nelle immediate vicinanze dell’ingresso dell’abitazione dell’autore del reato, Jacopo De Simone, classe 2006, 19 anni da compiere il prossimo 22 giugno. Vittima e aggressore sono entrambi incensurati. Il 18enne, che si è consegnato ai carabinieri, avrebbe ammesso di essere salito in casa a prendere il coltello per difendere il fratello dagli atalantini che li avrebbero seguiti. Ha anche un fratello adottivo più grande, di nome Carmine, che da anni era fuori casa e lo scorso marzo è stato arrestato per l’omicidio di Luciano Muttoni, affittacamere di Valbrembo.

Lunedì mattina sul luogo del delitto sono comparsi altri fiori e una maglia dell’Atalanta.

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