Uccise il padre dell’ex fidanzata: confermata in appello la condanna a 23 anni di carcere

IL DELITTO CAMPA. Hamadi El Makkaoui, 24 anni aveva ucciso a martellate Anselmo Campa, imprenditore di 56 anni, nel suo appartamento di Grumello del Monte il 19 aprile 2022. L’imputato ammesso al percorso di giustizia riparativa, nonostante i familiari della vittima si siano dichiarati contrari.

La Corte d’assise d’appello di Brescia venerdì 23 febbraio ha confermato la sentenza di primo grado, emessa a giugno, condannando a 23 anni per omicidio volontario aggravato dai futili motivi Hamadi El Makkaoui, 24 anni, italiano di origini marocchine, affetto da ludopatia e consumatore di cocaina. Il giovane, ex fidanzato della figlia della vittima, aveva ucciso a martellate Anselmo Campa, imprenditore di 56 anni, nel suo appartamento di Grumello del Monte il 19 aprile 2022. El Makkaoui pretendeva 500 euro per un’auto che aveva contribuito a pagare e che l’imprenditore aveva venduto.

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Poco prima la Corte d’assise d’appello aveva ammesso l’imputato al percorso di giustizia riparativa, nonostante i familiari della vittima si fossero dichiarati contrari. «Mi sembra troppo presto», aveva dichiarato la vedova, Sara Belotti, in aula. «Non me la sento proprio di fare questo», aveva ribadito Federica Campa, figlia della vittima ed ex fidanzata di El Makkaoui. «L’imputato è stato accettato da questa famiglia, è stato aiutato, gli hanno trovato un lavoro. Per questo vivono questo omicidio come un tradimento. Non è uno sconosciuto che ha ucciso per una rapina degenerata. A uccidere è stato uno che considerava la vittima un padre», aveva così argomentato il suo parere negativo all’istanza di giustizia riparativa l’avvocato Luigistelio Becheri, legale di parte civile di Maddalena Bellini, madre di Campa. L’accesso alla giustizia riparativa è una richiesta, aveva specificato il difensore Robert Ranieli, che non è strumentale : «L’imputato vuole ottenere, se non il perdono, almeno la comprensione».

Ora El Makkaoui potrà compiere il percorso di giustizia riparativa nel carcere di San Vittore dove è detenuto, senza raffrontarsi con i familiari di Campa. Percorso che non inciderà sull’entità della pena (la Corte d’assise d’appello avrebbe potuto sospendere il processo e sentenziare alla luce degli esiti di tale percorso, ma ha dato corso subito al processo di secondo grado), però potrebbe avere effetti positivi sulla detenzione carceraria, in termini di permessi e regime. Per quanto riguarda il processo d’appello, si giocava si due motivi: l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi, riconosciuta in primo grado, e la prevalenza delle attenuati sulle aggravanti, dichiarate equivalenti dalla Corte d’assise di Bergamo. Il sostituto pg Cristina Bertotti ha invocato la riconferma dei 23 anni di condanna, così come le parti civili. La difesa ha chiesto di escludere i futili motivi e di dichiarare prevalenti le attenuanti (confessione, incensuratezza, comportamento processuale).

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