Meno lavoro, e le aziende muoiono
La Cisl: «L’Alto Sebino è in forte crisi»

Un territorio «vecchio», che la nuova immigrazione non ha saputo ringiovanire; una mortalità aziendale elevata e un’occupazione ridimensionata dalla crisi e dall’incapacità di riconversione a economie alternative, quali quest’angolo della provincia di Bergamo potrebbe permettersi.

Un territorio “vecchio” (guardando all’indice di anzianità della popolazione), che la nuova immigrazione non ha saputo ringiovanire; una mortalità aziendale elevata e un’occupazione ridimensionata dalla crisi e dall’incapacità di riconversione a economie alternative, quali quest’angolo della provincia di Bergamo potrebbe permettersi.

È la fotografia, naturalmente impietosa, che si sviluppa analizzando la situazione dell’Alto Sebino, come ha fatto la CISL di Bergamo. Non è una fotografia che si discosta particolarmente dalla realtà di altre aree provinciali: la crisi iniziata nel 2008 che sta coinvolgendo il nostro Paese ha provocato un forte rallentamento anche dell’economia bergamasca senza risparmiare il territorio dell’Alto Sebino.

Se ne è parlato oggi nella sede loverese della CISL, nell’ambito dell’attivo dei delagti organizzato dalla segreteria, impegnata in questi tempi in un “tour” della provincia per presentare le proproste di rilancio e sviluppo del territorio.

Per la prima volta dopo un decennio, anche a Lovere e dintorni, il numero delle imprese attive è diminuito dal settembre 2012 al settembre 2013 di 34 unità (in prevalenza di piccole dimensioni) con una caduta dell’1,4% contro una media provinciale dello 0,9%.

L’andamento demografico dei Comuni dell’Alto Sebino evidenzia un sostanziale assestamento della popolazione che si mantiene intorno ai 31.500 abitanti. L’incremento degli ultimi anni è stato infatti di lieve entità: solo il 2% contro una media provinciale del 6%.

Ciò ha contribuito a far innalzare la quota della popolazione anziana: l’indice di vecchiaia ha raggiunto quota 160 contro il 121 del livello medio provinciale. Significa che per ogni ragazzo sotto i 14 anni ci sono 1,6 anziani sopra i 65 anni di età. Gli stranieri sono l’11,5% e rappresentano ormai una componente strutturale della popolazione.

L’occupazione negli ultimi tre anni è diminuita di circa 13.000 lavoratori (350 unità a livello locale) facendo innalzare il tasso di disoccupazione al 7% mai cosi elevato in Bergamasca da alcuni decenni con forti preoccupazioni per le prospettive professionali delle nuove generazioni.

Contestualmente il numero delle persone che si rivolgono ai Centri per l’Impiego (CPI) per la ricerca di lavoro sono passati da 2.060 dello scorso anno a 2.414 (più 18%) nell’anno in corso. A destare maggiore preoccupazione è, comunque, il netto peggioramento del saldo tra assunzioni e licenziamenti passato da +13 a -128 del primo semestre 2013 con un forte calo degli avviamenti (-21%). Inoltre la tipologia delle assunzioni è mutata a sfavore delle assunzioni a tempo indeterminato che ormai rappresentano solo il 30% del totale dei nuovi ingressi lavorativi.

“Per contrastare la caduta dei livelli occupazionali- è la proposta della CISL -, specie del settore manifatturiero e delle costruzioni, oltre a puntare sull’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, e quindi alla salvaguardia e sviluppo del settore industriale presente nell’alto Sebino ( in particolare con la Lucchini R.S. di Lovere, la Salzgitter e la Tenaris Dalmine di Costa Volpino, la Global di Rogno, aziende storiche che assieme occupano oltre 1800 dipendenti), è necessario dare maggiore impulso alle iniziative di promozione dei servizi alla persona e alle aziende, all’ambiente, al turismo, alla cultura e alle fonti di energia rinnovabile.

La risposta a questi snodi è quella di costruire le condizioni per un nuovo sviluppo territoriale

che sappia offrire qualificate opportunità di lavoro, che sia il segnale concreto e positivo sulla

effettiva capacità del sistema complessivo bergamasco di riposizionamento sui mercati.

Per assumere con coraggio questa sfida e per proporsi come territorio in grado di produrre

progetti e sperimentazioni che incentivino nuovi investimenti occorre esprimere un alto

grado di condivisione dove istituzioni locali e parti sociali si assumono precisi compiti e responsabilità”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA