Rivolte e cannonate in piazza Vecchia
A Bergamo si combattè nel 1848 e '49

Nel difficile cammino che portò all'Unità d'Italia Bergamo fu teatro di due rivolte popolari: in città si combatté nel '48 e nel '49. Nel marzo del 49 in piazza vecchia piovvero addirittura palle di cannone.

Chi si siede ai tavolini dei bar in piazza Vecchia, certo non immagina che un giorno piovvero palle di cannone. Una colpì il castello delle campane della torre civica, un'altra il quadrante dell'orologio, una terza passò per la finestrella di una stanzetta buttando all'aria i poveri mobili, un tavolo e le sedie. Una quarta, molto più potente, sfondò tetto, soffitti e pavimenti di una casa per piombare infine all'interno del Caffè del Tasso, dove causò non pochi danni. Avvenne nel marzo del 1849, uno degli eventi cruciali del Risorgimento bergamasco, che non si limitò, come invece si è portati a credere tanto se ne parla e se ne discute, alla spedizione dei Mille.

Nel difficile cammino che portò all'Unità d'Italia Bergamo fu teatro di due rivolte popolari: in città si combatté nel '48 e nel '49. Il 21 marzo 1848, mentre in città l'insurrezione era generale e la gente era chiamata a raccolta dal suono di tutte le campane, fu dato l'assalto alla polveriera. Si trovava sull'area dell'attuale cimitero: venne presa dopo un furioso combattimento. Altri scontri avvennero in via Pignolo (allora borgo Sant'Antonio) per bloccare una colonna proveniente dalle caserme di San Giovanni (Montelungo) e di Sant'Agostino e diretta a Milano per portare aiuto a Radetski. Si spara dalle finestre, mentre dai tetti piovono tegole, mattoni e pietre. I soldati si sbandano e scappano. L'ex convento di Sant'Agostino era stato trasformato dagli austriaci in un forte presidio, che tuttavia fu abbandonato nella notte del 23 marzo 1848 di fronte alla sollevazione dell'intera città. Lo stesso arciduca Sigismondo si diede a precipitosa fuga. Gli insorti non riuscirono invece a conquistare la caserma durante l'insurrezione del '49.

Spostiamoci in Rocca, dall'alto della quale possiamo immaginare l'assedio, nelle giornate del marzo 1849, dei cittadini, dei 300 patrioti della colonna guidata da Gabriele Camozzi e dei volontari scesi dalla valle Brembana. Si sparava sulla Rocca dai tetti, dalle altane, dalle torri di Gombito e del Campanone, dalle barricate che bloccarono tutte le vie attorno. Gli austriaci risposero con cannoni e mortai bombardando piazza Vecchia, San Pancrazio, la Corsarola. Vi furono morti e feriti. Un sacrificio vano. L'esercito piemontese fu sconfitto a Novara e gli austriaci si ripresero la città. Ma non dimentichiamo la non lontana porta San Lorenzo, nella valletta di Valverde. Nel '48 vide la fuga notturna della guarnigione austriaca, l'8 giugno 1859 Garibaldi vi passò per entrare in Bergamo. La città era libera, e si riempì di bandiere tricolori.

Per conoscere tutta la storia leggi L'Eco di Bergamo del 17 marzo

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