Ucraina: nuovi colloqui Mosca-Kiev. Zelensky: «La Russia ora dialoga»

La guerra I russi avanzano, bombardamenti su Kiev. Kuleba scettico su un accordo: «Richieste inaccettabili».

Colpita da più fronti, tra raid senza tregua e tattiche d’assedio per stremare la popolazione, l’Ucraina ha vissuto un altro giorno di guerra con un’apprensione crescente per la sua capitale. Mentre le immagini satellitari mostrano al termine della giornata di sabato 12 marzo l’avanzata dei carri armati russi fino a 25 chilometri dal centro di Kiev, nuovi pesanti attacchi missilistici hanno distrutto una base aerea nei pressi di Vasylkiv, una trentina di chilometri a sud-ovest della città. «I russi possono prendere Kiev solo se la radono al suolo», ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una conferenza stampa, facendosi vedere ancora una volta al posto di comando nel cuore della capitale .

Qualche spiraglio sul dialogo

Intanto la Russia mostra un «approccio fondamentalmente diverso» che fa sperare nell’apertura di un dialogo . Qualcosa che non era mai avvenuto «negli ultimi due anni». Solo 24 ore dopo aver parlato di «progressi zero» nelle trattative con Mosca, smentendo le dichiarazioni possibiliste di Vladimir Putin, Zelensky apre uno spiraglio su una possibile soluzione negoziata del conflitto . Le tragiche vicende delle ultime settimane sconsigliano però ogni illusione, come si affretta a chiarire il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

L’offensiva su Kiev e raid su Dnipro

Ma le sirene d’allarme non smettono di suonare, preludio dell’ennesima notte di bombardamenti . L’offensiva di Mosca prosegue in tutto il Paese . Raid si segnalano a Dnipro, terza città dell’Ucraina sul fiume omonimo, dove secondo il sindaco i sistemi di difesa aerea hanno però respinto un attacco dal cielo nelle prime ore del mattino. Colpita anche Kropyvnytskyi, nel centro. Il fronte più caldo resta quello di Mariupol, che i russi già ieri avevano annunciato di aver completamente circondato . I bombardamenti sono proseguiti, sfiorando anche una moschea dove si erano rifugiati un’ottantina di civili, tra cui molte donne e bambini e numerosi cittadini turchi in attesa di evacuazione. Secondo il presidente dell’associazione che la gestisce, Ismail Hacioglu, l’area circostante è finita sotto tiro, con una bomba caduta a 700 metri dall’edifico. Gli assedianti occupano in particolare la periferia est della città portuale, strategica perché in grado di saldare i territori controllati da Mosca e dalle milizie sue alleate nel Donbass e in Crimea.

Referendum per separarsi anche a Kherson

E a Kherson, altro centro a nord della penisola annessa alla Russia nel 2014, gli invasori che ne hanno ormai preso il controllo starebbero preparando uno «pseudo-referendum» plebiscitario per dar vita a una nuova repubblica separatista come quelle di Donetsk e Lugansk, frammentando ulteriormente l’integrità dell’Ucraina. Una settantina di chilometri più a nord, in direzione di Odessa, si intensificano gli attacchi anche su Mykolaiv, altro centro strategico, dove i raid hanno danneggiato un ospedale per la cura di malati oncologici e alcuni edifici residenziali, senza provocare vittime. A metà strada tra Mariupol e Kherson, con l’offensiva che punta a prendere il controllo dell’intera fascia costiera sul mar d’Azov, è caduta ormai in mano russa anche Melitopol, dopo il sequestro ieri del sindaco Ivan Fedorov.

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Il sindaco di Melitopol rapito

Ma la popolazione è scesa in piazza, sfidando le armi per chiederne la liberazione : una piccola ma fortemente simbolica manifestazione, lodata anche da Zelensky come segno di “resistenza”, che è però costata cara all’organizzatrice, l’attivista Olga Gaisumova, anche lei sequestrata da agenti nemici. Dopo l’assalto dei giorni scorsi, sotto controllo di fatto di Mosca è ormai anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Nel sito, la società statale russa per l’energia atomica, Rosatom, ha inviato i suoi ingegneri per verificare la situazione . Le attività ordinarie, sottolinea Mosca, continuano a essere svolte dallo staff ucraino, ai quali però è stato detto che «l’impianto non appartiene più all’Ucraina e che d’ora in poi dovrà operare sotto il controllo russo». Mentre le evacuazioni di civili avanzano con il contagocce, tra accuse reciproche di boicottaggio, e Kiev denuncia l’uccisione di 7 civili in fuga da Kiev, tra cui un bambino, il bilancio del conflitto si fa sempre più drammatico. Zelensky ha confermato la morte di circa 1.300 soldati ucraini in 17 giorni di attacchi, rivendicando però la cattura di 500-600 nemici. Ed è salito ad almeno 579 il numero dei civili rimasti uccisi dall’inizio del conflitto in Ucraina, 17 giorni fa. Tra questi, 42 sono bambini, secondo l’ufficio dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, per il quale i civili feriti sono oltre mille (1.002), di cui 54 bambini.

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La nota dell’Eliseo

Un altro segnale arriva da Mosca, con l’annuncio che i colloqui tra le due parti continuano in videoconferenza, dopo i tre incontri in presenza tenuti in Bielorussia. In un’altra giornata di segnali contrastanti, a smorzare gli entusiasmi è una nota dell’Eliseo, dopo un nuovo colloquio telefonico a tre fra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il capo del Cremlino . Putin «non ha dato alcun segnale della volontà di sospendere la guerra», hanno osservato fonti della presidenza francese, riconoscendo solo che ha abbassato qualche tono, rinunciando ad esempio a parlare dell’esigenza di «denazificare» l’Ucraina . Da Berlino il portavoce di Scholz afferma che lui e Macron hanno chiesto la fine del conflitto, aggiungendo che «su altri contenuti del colloquio è stato concordato il silenzio». Un po’ poco per parlare di svolta. Ma proprio questo riserbo, nell’assoluta mancanza di altri indizi, potrebbe essere visto come un timido segnale di speranza. Anche il capo della Farnesina Luigi Di Maio osserva che «arrivano piccoli segnali» positivi che spingono «a portare avanti una soluzione diplomatica che ci possa condurre alla pace».

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Zelensky ha detto di sperare nella «positiva influenza» che sulla Russia potrebbe avere Israele, che con Mosca intrattiene ottimi rapporti . Il presidente ucraino punterebbe su negoziati da tenersi a Gerusalemme. In precedenza però il Jerusalem Post aveva parlato di un presunto invito rivolto dal premier Naftali Bennett a Zelensky ad arrendersi, una circostanza smentita sia da Israele sia dall’Ucraina. È impossibile dire su quali elementi concreti si basi Zelensky quando parla di un atteggiamento più disponibile di Putin. Soprattutto mentre il ministro degli Esteri Kuleba afferma che il nemico continua ad avanzare richieste «inaccettabili» per Kiev. «Noi - ha aggiunto il capo della diplomazia - non scenderemo a compromessi su nessuno dei temi esistenziali che riguardano l’Ucraina». Quello che il presidente ucraino ha sottolineato in un incontro con i giornalisti stranieri a Kiev è per ora il cambiamento di tono di Putin. «All’inizio c’erano ultimatum che arrivavano da Mosca, adesso hanno cominciato a parlare di qualcosa», ha sottolineato Zelensky, dicendosi «contento di questi segnali». Nei colloqui fin qui avuti tra le delegazioni russa e ucraina si è parlato soprattutto di tregue locali per garantire i corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili.

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