Lettera con proiettile a Scaglia C’era già un esposto per il clima di odio
Prima che arrivassero le lettere minatorie,Confindustria aveva depositato un dossier in Procura.Scritte sui muri e minacce su Facebook per la zona rossa
Classe 1965, lavoro a l’Eco di Bergamo dal 2000 (dal 2003 con la qualifica di inviato) per il quale mi occupo principalmente di cronaca giudiziaria.Sul treno del giornalismo sono salito nel 1989, avendo la fortuna di vivere gli ultimi sprazzi romantici di questo mestiere. Che ai miei occhi si sintetizzano con due elementi: la cappa di fumo letterario sprigionata dalle sigarette di pensosi redattori e il ticchettìo delle ultime macchine per scrivere, una soave grandinata che è stata la colonna sonora del mio inizio carriera.Da ragazzo sognavo di fare l’archeologo; coerentemente mi sono iscritto a Economia e Commercio in Città Alta, col risultato di naufragare miseramente negli studi ma riuscendo a laurearmi in briscola a chiamata al prestigioso ateneo del bar Circolino dove sfangavo i pomeriggi da universitario.Il giornalismo è arrivato quasi per caso, ma ha avuto il merito di dare un senso alla mia esistenza, offrendomi uno sbocco in un orizzonte lavorativo che si annunciava nero. Sono profondamente attaccato a questo mestiere, all’inizio l’avrei fatto anche gratis e mi meravigliavo che mi dessero pure dei soldi (anche se con i primi stipendi riuscivo a malapena a pagare la benzina da Sarnico, il paese dove sono nato e cresciuto, a Bergamo). E’ forse anche per questo che fino a qualche anno fa, quando m’è toccato accendere il mutuo per la casa, non ho mai badato troppo alla busta paga.In passato per questo giornale mi sono occupato anche di Atalanta, argomento su cui ho scritto anche dei libri. Per il calcio ho sempre palpitato, i rimbalzi di un pallone hanno scandito la mia vita. Ci ho giocato fino a 51 anni, a livelli infimi ma preziosi per farmi capire che una partita vissuta dal campo è spesso diversa da quella vista da una tribuna.Tra i mille difetti che ho c’è quello della scarsa inclinazione alla sintesi. Se siete riusciti ad arrivare fino a qui, avrete certamente capito.
Prima che arrivassero le lettere minatorie,Confindustria aveva depositato un dossier in Procura.Scritte sui muri e minacce su Facebook per la zona rossa
Sono riprese le visite dopo mesi di contatti via Skype. Dalla 90enne che ha sconfitto il virus al marito che ritrova la moglie alla vigilia del 50° di matrimonio.
A Roma i pm hanno acquisito due documenti sulle linee guida per i casi sospetti: nel primo c’è, nel successivo no.
Dalla circolare sulle linee guida per riconoscere il Covid esclusa quella sulle polmoniti non identificate. Inquirenti alla centrale Areu: acquisite le schede degli interventi per capire il motivo di ritardi denunciati da alcuni.
L’aveva annunciato alla vigilia: «Rifarei la scelta perché ho agito in scienza e coscienza».
Venerdì 12 giugno i pm di Bergamo interrogheranno il premier Conte sulla mancata istituzione della zona rossa lo scorso marzo. Tra le piste al vaglio c’è anche quella dell’ipotetica pressione del mondo dell’industria alle forze politiche governative.
Marinoni: «Rimasti in servizio contro il Covid, ma ora opteranno per la quiescenza visto che l’emergenza è attenuata. Mancano i sostituti».
Ordinario di Diritto costituzionale e docente di Diritto regionale all’Università di Bergamo «Più strumenti normativi consentono l’adozione di ordinanze urgenti in caso di calamità o rischi per la salute».
Parla il virologo Pregliasco: «Casi meno gravi, contagi in calo. In futuro forse solo focolai, ma organizzativamente è bene prepararsi ad affrontare il peggio».
Franco Locatelli, bergamasco, direttore del Consiglio superiore di Sanità: «Visitare l’ospedale da campo una delle emozioni più grandi della mia vita. La sfida di adesso: tenere i 3.600 posti letto in più di terapia intensiva creati in pochi giorni».
Il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco «In Italia due virus: da noi è arrivato dalla Germania, al Centro Sud dalla Cina».
Autista di Cenate Sotto immortalato in uno scatto finito sulla prima pagina del giornale più prestigioso degli Stati Uniti. «Non mi ero nemmeno accorto, quando me l’ha fatto non ero cosciente». A fine aprile l’incontro.
L’obiettivo dello studio dell’infettivologo dell’ospedale Sacco è quello di capire come il virus ha viaggiato nella nostra regione e quante persone in percentuale ha infettato.
I medici di base disporranno l’isolamento obbligatorio per malati. Marinoni: «Vecchi casi nel limbo, investiamo su questi test e non sui sierologici».
«È stato un bel pensiero, siamo contenti di quello che ha scritto e lo vogliamo ringraziare di tanta sensibilità».
Guariti dal Covid, due si sono fatti estrarre plasma per la cura sperimentale del «Papa Giovanni», il terzo è in attesa. Il maggiore: «Ho provato sulla mia pelle e ho detto a Usman e Noman che dovevamo aiutare chi soffre».
Ascoltato come testimone dai pm di Bergamo il direttore generale dell’assessorato regionale. Sua la telefonata per riattivare il pronto soccorso.
Il responsabile sanitario Valoti: «Emergenza posti letto cessata, ora monitoriamo la ripresa delle attività economiche: se i contagi non aumentano, smantelliamo». Ottantotto i pazienti accolti in un mese in Fiera, nessun decesso.
Riapre il camposanto in cui è stato tumulato il primo deceduto per Covid in Bergamasca. Coda regolamentata. Il parroco: senso di solitudine
La Procura di Bergamo bussa in Regione, dove mercoledì 29 aprile i carabinieri del Nas di Brescia sono rimasti per una giornata intera.
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