
(Foto di Ansa)
MONDO. Da Gaza arrivano immagini raccapriccianti di bambini letteralmente con i corpi ridotti a pelle e ossa.
Lunedì scorso è stato pubblicato il rapporto dell’«Integrated food security phase classification», reso noto dall’Unicef: 470mila persone nella Striscia stanno affrontando «una fame catastrofica». Il dossier stima che 71mila minori e più di 17mila madri necessitano di cure urgenti per malnutrizione acuta. Dal 2 marzo scorso nell’area non entrano aiuti alimentari e forniture mediche, 5mila camion sono fermi ai valichi.
Un’organizzazione indipendente di comprovata serietà, «Medici del Mondo», ieri ha diffuso un altro rapporto: nel 2024 tra i gazawi, quasi uno su quattro sotto l’anno di età e il 19% delle donne in gravidanza o in allattamento risultavano affetti da malnutrizione acuta. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un tasso di malnutrizione del 10% è elevato e del 15% critico. La situazione in peggioramento porta a questa conclusione: «In meno di un anno nella Striscia sono stati raggiunti livelli di malnutrizione paragonabili a quelli di Paesi da anni colpiti da crisi umanitarie» secondo l’organizzazione che opera in 70 Stati poveri.
Il governo Netanyahu ha presentato un progetto per la distribuzione di cibo attraverso l’esercito israeliano in centri nel sud dell’area, non raggiungibili da tutti i 2 milioni di sfollati, in particolare da chi risiede a nord, isolato. La distribuzione avverrebbe dopo il riconoscimento facciale con scanner per escludere dagli aiuti chi ha lavorato con Hamas. Ma dal 2007 a Gaza l’organizzazione islamista comanda incontrastata, dopo aver esautorato con la forza l’Autorità nazionale palestinese. Hamas gestiva scuole e ospedali anche con il beneplacito dell’attuale governo israeliano che non ha bloccato i finanziamenti del Qatar agli islamisti, illuso da un possibile «status quo».
L’utilizzo della fame come arma è il crimine per il quale la Corte penale internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di cattura per Benjamin Netanyahu. Lo stesso mandato per tre capi di Hamas nella Striscia, responsabili del massacro di 1.200 persone in Israele il 7 ottobre 2023 (859 civili, 37 minorenni fra cui due neonati). Il primo ministro dello Stato ebraico il giorno successivo annunciò: «Distruggeremo Hamas» e «trasformeremo Gaza in un’isola deserta, Israele si vendicherà in modo poderoso». Vendetta, non giustizia. Il seguito nella Striscia (decine di migliaia di morti nei bombardamenti, secondo l’Unicef 17mila minori) è l’applicazione devastante di obiettivi dichiarati. Ma nelle democrazie nemmeno gli ergastolani vengono privati del cibo.
In Ucraina invece l’aprile scorso è stato il mese più letale per i bambini in quasi tre anni dal giugno 2022, quando 98 morirono o rimasero feriti nei raid russi quotidiani su edifici civili. Nello scorso mese almeno 19 bimbi sono stati uccisi e altri 78 feriti, secondo una denuncia dell’ong internazionale «Save the Children». L’«operazione militare speciale» voluta da Vladimir Putin, l’invasione su larga scala e lo smembramento di uno Stato indipendente e sovrano, è qualificata dal Patriarca ortodosso di Mosca Kirill come «guerra santa», contro l’Occidente «globalista caduto nel satanismo», «moralmente corrotto e ateo», in nome di una civiltà, quella russa, considerata moralmente superiore e con un compito messianico di redenzione. Kirill non ha condannato nemmeno il trasferimento a forza in Russia di migliaia di minori ucraini dai territori occupati, crimine comprovato per il quale Putin è sotto mandato d’arresto della Corte penale internazionale.
Ma anche l’Europa ha responsabilità riguardo al trattamento dei minori, non nel proprio territorio e inerte su Gaza. Domenica scorsa due bambini di 3 e 4 anni sono morti di sete e di fame dopo tre giorni alla deriva su un gommone al largo di Lampedusa. Nessuno li ha salvati e l’imbarcazione umanitaria «Ocean Viking» che era in zona è stata costretta a navigare verso Ortona, a oltre 1.200 km di distanza, per l’ennesimo porto assegnato lontano da dove necessario. «Questa è la realtà: l’Europa - denuncia l’ong Sos Mediterranee, responsabile della nave - ha scelto di voltarsi dall’altra parte, di ostacolare chi salva vite. Non chiamatela fatalità, è il risultato di politiche precise». Sono circa 3.500 i minori che hanno perso la vita o dispersi nel Mediterraneo centrale negli ultimi 10 anni.
Potenze occidentali storiche declinanti ed emergenti del cosiddetto «Sud globale» concordano almeno su un punto: l’urgenza di un nuovo ordine mondiale dopo la fine di quello vecchio. In questo ordine quale ruolo hanno i diritti umani e la tutela della vita, in particolare dei più piccoli a prescindere da appartenenze? Forse converrebbe ripartire dalla risposta a questa domanda, uscendo dalle ipocrisie che ammantano vecchi e nuovi interessi.
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