«Cerea scaltro e mosso dall’avidità. Truffa prescritta, ma fu commessa»
LA SENTENZA. Le motivazioni della condanna al manager accusato di aver raggirato la cognata dell’ex sindaco Gori per 100 milioni.
LA SENTENZA. Le motivazioni della condanna al manager accusato di aver raggirato la cognata dell’ex sindaco Gori per 100 milioni.
IL CASO. Condannato a maggio nel processo sui raggiri alla cognata di Gori, investitrice inesperta. Ma il giudice rigetta la nuova istanza sul sequestro di 84 milioni: «Non era del tutto sprovveduta».
LA SENTENZA. La sentenza di primo grado è stata pronunciata mercoledì 28 maggio.
IL PROCESSO. Parla per 6 ore il finanziere accusato di truffe per 100 milioni alla cognata di Gori. E rivela che propose il progetto di un museo a Casa Suardi. Ma Rodeschini: «Non andò così».
IL CASO. La cognata dell’ex sindaco Gori parte civile al processo a carico del manager Cerea: «Mi fidavo di lui». La difesa punta sulla pista svizzera.
Il manager 59enne di Bergamo, che possiede una delle quattro copie del «Bacio» di Hayez condannato a tre anni di carcere per false dichiarazioni nella voluntary disclosure.
Le richieste degli avvocati difensori nel processo al manager Gianfranco Cerea, accusato di false dichiarazioni nella voluntary disclosure relativa al periodo 2009-2013. «È un collezionista e non un mercante. Prova ne sia che all’estero dal 2009 al 2013 ha venduto tre opere d’arte e ne ha acquistate 325».
Con la Voluntary disclosure aveva dichiarato al fisco di essere un collezionista di opere d’arte, per l’accusa, invece, Gianfranco Cerea, manager bergamasco di 58 anni, era un commerciante.
L’ultima tranche, che fino a martedì risultava «congelata», è stata restituita in virtù di una decisione della Cassazione, per un totale di 26 milioni di euro.