La logica di Caino, la denuncia del Papa
MONDO. È l’era della non pace quella che descrive magistralmente Jorge Mario Bergoglio nel Messaggio per la prossima Giornata della pace.
MONDO. È l’era della non pace quella che descrive magistralmente Jorge Mario Bergoglio nel Messaggio per la prossima Giornata della pace.
MONDO. L’indicazione di Jorge Mario Bergoglio è stata molto chiara e perfino perentoria. Ai nuovi cardinali con berretta rossa, anello e titolo, il Papa ha chiesto che il titolo di servi dell’umanità intera e dunque anche di quella parte che si ritrova nella Chiesa cattolica, «offuschi sempre di più quello di eminenza».
MONDO. È la sintesi perfetta del pontificato.
IL COMMENTO. Sta viaggiando sulle frontiere inquiete dell’Indo-Pacifico. Ieri Papa Francesco è arrivato a Port Moresby, capitale della Papua nuova Guinea, 9 fusi orari dal Vaticano, Oceania, terre e mare dove si allarga la competizione geopolitica globale di Russia, Cina, India, Australia, Stati Uniti e dove si aprono le porte girevoli più strategiche dell’economia della competizione e passa di…
MONDO. Bergoglio chiede, anzi implora, domanda, anzi supplica di sfilare dialogo, riconoscimento, trattative dalle mani dello speculatore, comunque sia chiamato e ovunque dimori.
MONDO. Lo ha fatto due volte in pochi giorni. Ma la tregua olimpica invocata dal Papa anche questa volta sarà una chimera e Parigi 2024 non porterà alcun sollievo alle popolazioni massacrate nelle guerre.
MONDO. Il guadagno è stratosferico e la progressione agli utili spettacolare. La corsa al riarmo non rallenta mai, va sempre di fretta con la stessa dinamica, cioè qualcuno si inventa qualcosa di letale e i rivali ci vanno dietro.
MONDO. Potevano odiarsi. Non lo hanno fatto. Potevano cercare vendetta. Non lo hanno fatto. Potevano armarsi e purificare il dolore con una pallottola. Non lo hanno fatto.
DOMENICA DELLE PALME. Il silenzio del Papa cala sulla piazza attonita ed un po’ sorpresa. Niente omelia nella Messa della Domenica delle Palme, nessun parola oltre quel racconto di Marco di per sé già drammatico, cortocircuito, dagli osanna al tradimento alla violenza della sentenza capitale, di un odio spietato che dal potere passa nella folla.
MONDO. Lo fa da dieci anni consapevole che il tempo prima della fine è sempre più breve. E come ogni anno anche ieri mattina, nel discorso tradizionale di gennaio agli ambasciatori di tutto il mondo accreditati presso la Santa Sede, Francesco spariglia le carte e disfa la logica del mondo.
ITALIA. Li ha voluti lui lì in mondovisione perché fosse chiaro chi soffre più di tutti gli altri. Li ha voluto lui lì in mondovisione ad alzare la voce a nome di tutti i perseguitati, i torturati, le stuprate, gli affogati.
«Sibi nomen imposuit Franciscum». Era il 13 marzo, dieci anni fa, una sera piovigginosa, la sera in cui la Chiesa si è affidata ad un Papa nuovo e non solo ad un nuovo Papa.
Chiesa. Ha confermato che lui non intende gettare la spugna, né rinunciare ad una valutazione del mondo, delle sue politiche e delle sue economie dissennate. Nel terzo viaggio africano, Jorge Mario Bergoglio ha inchiodato tutti davanti alle proprie colpe.
Il commento Ha parlato al Canada oppure ha parlato a tutto il mondo? Il viaggio di Papa Francesco capovolge la prospettiva di una missione solo per chiedere perdono di un’ingiustizia e della negazione dell’identità dei popoli indigeni perseguita con accanimento dai colonizzatori bianchi ed europei con la collaborazione delle Chiese cristiane. Jorge Mario Bergoglio aveva annunciato un «pelle…
È in Canada per quello che lui stesso ha definito un «pellegrinaggio penitenziale».
Non ci sta a misurare il grado di disponibilità alla guerra o alla pace. Né intende discutere sulle armi da rendere disponibili per una guerra necessaria ad arrivare alla pace. È preoccupato dell’odio che cresce e di un conflitto senza fine. La Pasqua drammatica di Papa Francesco non ha lasciato spazio ad altre interpretazioni, e ha confermato la linea che fin qui ha tenuto la Santa Sede, anche d…
Una tregua, almeno una tregua. Papa Francesco chiede di fermarsi, armi in silenzio almeno per qualche giorno, tregua pasquale per l’Ucraina dove le Pasque sono due, una per i cattolici, l’altra per gli ortodossi, domenica 17 aprile e domenica 24 aprile.
Ha strappato la maschera dal volto di chi giustifica «l’operazione militare speciale» come indispensabile strumento di garanzia politica a protezione dell’eredità di gloriose vestigia imperiali. Ha nettamente sbaragliato la vecchia logica delle geopolitiche vecchio stile, quelle della rivendicazione di storiche aree di influenza.
La ragione si trova in un aggettivo, il più poderoso e potente che Jorge Mario Bergoglio ha utilizzato in questo mese di guerra: «sacrilego». È un’enunciazione definitiva, senza repliche, è il chiarimento perfetto di cosa si cela dietro ad ogni argomentazione che giustifica un conflitto e di chi si rimette alla «logica diabolica e perversa delle armi» (Bergoglio, 27 febbraio). Il sacrilegio è una…
Tutti chiudono. Ma lui no. Sa che non c’è alternativa al dialogo e al negoziato. Fa dire al Segretario di Stato che c’è ancora tempo, c’è ancora spazio, c’è ancora posto per sbaragliare le letture e le azioni che ci stanno riportando indietro allo scontro di civiltà, alla paura, all’opzione militare per difendere interessi etnico-nazionali. Jorge Mario Bergoglio lo può fare, perché da anni denunc…