Il cardinale Pizzaballa: guerra e violenza insensata. «È ora di fermarle»
LA LETTERA. Il Patriarca di Gerusalemme: solo ponendo fine a decenni di occupazione e dando una chiara prospettiva ai palestinesi si potrà avviare un serio processo di pace.
LA LETTERA. Il Patriarca di Gerusalemme: solo ponendo fine a decenni di occupazione e dando una chiara prospettiva ai palestinesi si potrà avviare un serio processo di pace.
MONDO. L’ira di Israele si abbatte sulla striscia di Gaza. L’exclave palestinese dopo il ritiro delle colonie e delle truppe di Tel Aviv, nel 2005, doveva diventare la Singapore palestinese e invece è una specie di canile a cielo aperto larga una decina di chilometri e lunga quaranta, entro la quale vivono ammassati due milioni di persone.
MONDO. È risaputo, tessere la pace è un lavoro certosino, di pazienza e non bisogna mai arrendersi. Bene fa il Vaticano a tenere aperti tutti i canali di dialogo tra Mosca e Kiev per risolvere anche problemi all’apparenza minori. E bene è stato organizzare il summit di Gedda a cui hanno partecipato 38 Paesi, più Onu e Ue.
MONDO. Come una goccia che prova a scavare la pietra. Con la differenza che, nel nostro caso, la goccia è grande come la Cina e la pietra piccola come Taiwan.
ESTERI. Secondo un rapporto dell’Onu è il Paese più letale al mondo per i civili che vivono nelle zone popolate. In Ucraina le armi esplosive con un’ampia area di impatto hanno causato il 93% di tutte le vittime non militari.
MONDO. In attesa di incontrare il presidente ucraino Zelens’kyj, i leader dei Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) riuniti in Giappone hanno stabilito la linea da tenere sulla questione che sta scuotendo gli equilibri mondiali: la guerra in Ucraina. E la linea è: si va avanti così.
IL COMMENTO. Pace nella giustizia: pace vera, non una resa. Non c’erano dubbi, attese rispettate: è andata bene la visita di Zelensky a Roma, la prima dall’invasione russa e dopo l’incontro di febbraio a Kiev con Giorgia Meloni. «Pienamente al vostro fianco», ribadisce Mattarella, che negli interventi di questi mesi ha sempre condannato l’aggressione di Mosca. «La nostra vittoria è la pace», dic…
IL COMMENTO. Almeno 11 morti: è il bilancio parziale dell’ennesimo bombardamento dell’esercito russo su un condominio in Ucraina. È avvenuto nella regione di Donetsk, in quel Donbass spesso raccontato come luogo dove le vittime sono solo russofile, nel primo tempo del conflitto in corso iniziato nel 2014.
IL COMMENTO. Scriviamo da molto tempo che l’invasione russa dell’Ucraina ha aperto una crisi non regionale e nemmeno continentale ma globale. Del resto lo stesso Vladimir Putin confessa che la guerra contro l’Ucraina in sostanza è una guerra contro gli equilibri ereditati dalla Seconda Guerra Mondiale e contro il «secolo americano». L’inizio delle ostilità è stato come un gong: ha segnalato al m…
MONDO. Il Piano di pace in dodici punti, presentato da Xi Jinping nell’ambito del recente incontro strategico con Putin, non fornisce alcuna indicazione specifica per la soluzione della guerra in atto in Ucraina, se non la proposta di delineare un «nuovo ordine mondiale» che porti alla pace.
Mondo. Quello che la Russia cerca dalla Cina è chiaro: spazio strategico contro l’isolamento rispetto all’Occidente e ossigeno economico contro le sanzioni. Non a caso ieri Vladimir Putin ha esaltato gli scambi commerciali, che nel 2022 sono arrivati alla cifra record di 185 miliardi di dollari e nel 2023 sfonderanno la quota anche simbolica dei 200 miliardi.
Mondo. Charles Tilly, l’autorevole sociologo e politologo statunitense scomparso nel 2008, in un famoso saggio pubblicato mezzo secolo fa sosteneva che «sono le guerre che creano gli Stati». Un’affermazione tanto lapidaria quanto perfettamente aderente a ciò che sta accadendo oggi nell’invasa Ucraina.
Esteri. Sulla fornitura di armi all’Ucraina si può essere in accordo o in disaccordo ma su un punto concordano tutti: se attivate in modo sapiente sul campo sono efficaci. Non lo stesso può dirsi delle sanzioni economiche.
Esteri. A quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina ieri è stato un giorno delicato e intensissimo per le sorti del conflitto. Il giorno di Giorgia Meloni a Kiev. Il giorno del capo della diplomazia cinese Wang Yi, giunto a Mosca per proporre un piano di pace.
Mondo. La visita del presidente Usa Joe Biden in Ucraina è stata indubbiamente un successo, da qualunque punto di vista la si osservi. A Kiev c’è un via vai continuo di politici stranieri, ma che per le strade della capitale ucraina si sia tranquillamente mosso il presidente del Paese che più si è battuto contro la Russia di Putin e che questa ricambia di un’ostilità senza riserve, ha dato la di…
Esteri. È il leader che al mondo più si è speso per riannodare i fili di un negoziato e porre fine al conflitto. Il 25 febbraio scorso Papa Francesco si recò a colloquio nella sede dell’ambasciata di Mosca presso il Vaticano. All’alba le truppe russe avevano iniziato l’invasione dell’Ucraina.
È normale e accettabile che uno Stato controlli l’export di un Paese che ha invaso, di un bene alimentare indispensabile per milioni di persone? Non dovrebbe esserlo. «Ma è la guerra» dicono quelli che hanno sempre una giustificazione pronta per le decisioni adottate dalla Russia.
C’era tanta curiosità per come sarebbe stato il primo discorso «di destra» dalla nascita della Repubblica di un presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha svolto la sua parte con molta misura badando però a dire parole chiare sul punto più difficile di tutti: «Non ho mai avuto simpatia per i regimi totalitari, compreso il Fascismo, e quanto alle leggi razziali del 1938 sono una macchia incancell…
Tra le altre, c’è un’arma psicologica che Vladimir Putin sta maneggiando con molta disinvoltura: è la paura. Gli 83 missili caduti lunedì su una dozzina di città ucraine, e ancora ieri sulla regione di Kiev, a Rivne Kryvyi a Rih e a Leopoli, non rientrano in alcuna logica militare.
Il commento Le guerre vanno contrastate non solo perché rappresentano il più grande attentato alla vita umana, ma per le ferite che lasciano nell’anima delle persone, per le fratture politiche e sociali che generano, per la sete di revanscismi che spesso si depositano nelle parti che si sono combattute. In questo senso il Kosovo è una lezione per la comunità internazionale.