Bossetti, compleanno in carcere Nuova analisi sui peli nel furgone
Proseguono le indagini scientifiche a carico di Massimo Bossetti, l’artigiano edile di Mapello in carcere da oltre quattro mesi con l’accusa di aver ucciso Yara.
Proseguono le indagini scientifiche a carico di Massimo Bossetti, l’artigiano edile di Mapello in carcere da oltre quattro mesi con l’accusa di aver ucciso Yara.
Yara non è stata una vittima casuale e probabilmente Massimo Bossetti l’aveva già adocchiata in precedenza. È questa – stando a quanto trapela da fonti vicine a chi indaga – la pista percorsa dagli inquirenti, in base ad una serie di elementi raccolti prima e dopo il fermo.
Su L’Eco di Bergamo del 26 settembre due pagine di approfondimento
I legali di Massimo Bossetti, in carcere con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, hanno presentato questa mattina al Tribunale della Libertà di Brescia ricorso in appello contro l’ordinanza del gip Ezia Maccora che ha respinto l’istanza di scarcerazione del carpentiere di Mapello.
I legali di Bossetti cercheranno nuovamente di smontare quello che per l'accusa costituisce il «faro dell'indagine», ovvero il Dna trovato su corpo di Yara, citando nuovamente gli estratti della relazione dei Ris potenzialmente più favorevoli al loro assistito, ma già bocciati dal Gip.
Il dna sugli slip di Yara? «Non riesco a capire come sia finito lì». I presunti accessi a siti internet pedopornografici? «Mai cercato o guardato materiale di quel tipo». Le contraddizioni sugli spostamenti dal cantiere di Palazzago il 26 novembre 2010? «Non ricordo con precisione quando sono andato via».
Gli avvocati di Massimo Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, incalzano la procura: nella richiesta di custodia cautelare per il loro assistito non sarebbero stati presi in considerazione gli elementi che avrebbero potuto favorire la scarcerazione dell’artigiano.
«Ricostruzioni diverse e confuse» e «comportamento incoerente in merito alla ricostruzione dei suoi spostamenti». Così il gip Ezia Maccora, in cinque pagine di ordinanza, liquida la condotta di Massimo Bossetti.
Ricorreranno al Tribunale della libertà di Brescia i legali di Massimo Bossetti, dopo che il gip ha respinto un’istanza di scarcerazione ritenendo che sussistano i gravi indizi di colpevolezza a carico del muratore arrestato per l’omicidio di Yara.
Sei pagine per dire che no, Massimo Bossetti non può essere scarcerato: a suo carico restano i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo che possa ripetere il reato. Respinta l’istanza di scarcerazione degli avvocati difensori Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni.
Il gip Ezia Maccora ha rigettato lunedì 15 settembre l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Massimo Bossetti, l’artigiano sospettato di aver ucciso Yara Gambirasio, perché sussistono gravi indizi di colpevolezza e perché c’è il pericolo di reiterazione del reato. Bossetti resta dunque in carcere.
A Terno d’Isola alle 10,59, poi alle 13 in punto e ancora alle 13,55. Quindi Mapello alle 17,45 e, un minuto dopo, alle 17,46, Ponte San Pietro. Sono questi i movimenti di Massimo Bossetti il 26 novembre 2010, giorno del rapimento e dell’omicidio di Yara Gambirasio.
Dopo il mezzo scivolone dei giorni scorsi, i legali di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello in cella da quasi 3 mesi, hanno ripresentato l’istanza di scarcerazione. Notificandola questa volta anche ai legali della parte offesa.
Claudio Salvagni, uno dei legali del carpentiere che Bossetti non fosse nel cantiere di Palazzago nel pomeriggio del 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve, lo disse lo stesso Bossetti nel suo secondo interrogatorio davanti al pm Ruggeri.
Se confermata potrebbe davvero essere una svolta nel caso Yara: secondo le ricostruzione degli inquirenti, Massimo Bossetti non andò nel cantiere di Palazzago quel 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della 13 enne di Brembate Sopra.
Il gip Ezia Maccora ha dichiarato inammissibile l’istanza di scarcerazione di Massimo Bossetti in quanto non è stata notificata dai proponenti agli avvocati della parte offesa. Ora i legali dovranno ripresentare il tutto in modo corretto.
Entrato alle 9,45 nella casa circondariale di via Gleno, Antonio Monella è stato condotto nella cella numero 3 della sezione «nuovi arrivi», una cella in cui c’è solo lui. Di fianco - nella numero 4 -, c’è il presunto killer di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti, che però è in regime di isolamento.
L’istanza di scarcerazione per Massimo Bossetti è in dirittura d’arrivo. «La presenteremo tra lunedì e martedì», assicura Silvia Gazzetti, l’avvocato che con Claudio Salvagni assiste il carpentiere di Mapello arrestato con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio.
«Quell’uomo mi chiede conto di Dio, e io non posso negarglielo». Don Fausto Resmini, cappellano del carcere di Bergamo, è l’unica persona a poter incontrare ogni giorno Massimo Bossetti, in cella di isolamento da oltre due mesi perché sospettato dell’omicidio di Yara Gambirasio.
Emergono nuovi particolari, dalle ricerche che i Ris stanno effettuando sui pc sequestrati a casa della famiglia Bossetti. Si tratta di un pc fisso e di uno mobile.Fino ad oggi era trapelata la notizia che erano stato trovato materiale pornografico
«Non ho mai avuto alcuna relazione sentimentale» al di fuori del matrimonio. Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, arrestato il 16 giugno scorso per l’omicidio di Yara Gambirasio, affida queste poche parole a Claudio Salvagni, il suo legale.