Bossetti, il furgone vicino alla palestra il giorno della scomparsa di Yara
Il furgone di Massimo Bossetti sarebbe stato ripreso più volte a Brembate Sopra nella zona della palestra il 26 novembre del 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio.
Il furgone di Massimo Bossetti sarebbe stato ripreso più volte a Brembate Sopra nella zona della palestra il 26 novembre del 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio.
Il pm Letizia Ruggeri ha ricevuto la relazione conclusiva dei Ris di Parma riguardante i veicoli dell’indagato e una serie di oggetti che erano stati sequestrati a casa sua.
Silvia Gazzetti, indicata d’ufficio il giorno dell’arresto, e poi confermata come legale di fiducia dal carpentiere di Mapello in cella per l’omicidio di Yara Gambirasio ha rimesso il mandato.
Un’intervista del settimanale «Oggi» sul caso Yara con un testimone che avrebbe riconosciuto Bossetti, vicino a casa Gambirasio il giorno della scomparsa della ragazzina.
Resta in silenzio Massimo Bossetti, sottoposto a interrogatorio nella mattinata di lunedì 24 novembre il carcere. Il muratore di Mapello, in cella da cinque mesi con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Dopo 137 giorni in assoluto isolamento, Massimo Bossetti è stato trasferito e ora condivide la cella con altri tre detenuti.
Un’ora con famiglia per Massimo Giuseppe Bossetti. L’artigiano di Mapello, accusato di essere l’assassino di Yara, ha potuto riabbracciare in carcere i tre figli in occasione del suo 44° compleanno.
Proseguono le indagini scientifiche a carico di Massimo Bossetti, l’artigiano edile di Mapello in carcere da oltre quattro mesi con l’accusa di aver ucciso Yara.
Yara non è stata una vittima casuale e probabilmente Massimo Bossetti l’aveva già adocchiata in precedenza. È questa – stando a quanto trapela da fonti vicine a chi indaga – la pista percorsa dagli inquirenti, in base ad una serie di elementi raccolti prima e dopo il fermo.
Su L’Eco di Bergamo del 26 settembre due pagine di approfondimento
I legali di Massimo Bossetti, in carcere con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, hanno presentato questa mattina al Tribunale della Libertà di Brescia ricorso in appello contro l’ordinanza del gip Ezia Maccora che ha respinto l’istanza di scarcerazione del carpentiere di Mapello.
I legali di Bossetti cercheranno nuovamente di smontare quello che per l'accusa costituisce il «faro dell'indagine», ovvero il Dna trovato su corpo di Yara, citando nuovamente gli estratti della relazione dei Ris potenzialmente più favorevoli al loro assistito, ma già bocciati dal Gip.
Il dna sugli slip di Yara? «Non riesco a capire come sia finito lì». I presunti accessi a siti internet pedopornografici? «Mai cercato o guardato materiale di quel tipo». Le contraddizioni sugli spostamenti dal cantiere di Palazzago il 26 novembre 2010? «Non ricordo con precisione quando sono andato via».
Gli avvocati di Massimo Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, incalzano la procura: nella richiesta di custodia cautelare per il loro assistito non sarebbero stati presi in considerazione gli elementi che avrebbero potuto favorire la scarcerazione dell’artigiano.
«Ricostruzioni diverse e confuse» e «comportamento incoerente in merito alla ricostruzione dei suoi spostamenti». Così il gip Ezia Maccora, in cinque pagine di ordinanza, liquida la condotta di Massimo Bossetti.
Ricorreranno al Tribunale della libertà di Brescia i legali di Massimo Bossetti, dopo che il gip ha respinto un’istanza di scarcerazione ritenendo che sussistano i gravi indizi di colpevolezza a carico del muratore arrestato per l’omicidio di Yara.
Sei pagine per dire che no, Massimo Bossetti non può essere scarcerato: a suo carico restano i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo che possa ripetere il reato. Respinta l’istanza di scarcerazione degli avvocati difensori Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni.
Il gip Ezia Maccora ha rigettato lunedì 15 settembre l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Massimo Bossetti, l’artigiano sospettato di aver ucciso Yara Gambirasio, perché sussistono gravi indizi di colpevolezza e perché c’è il pericolo di reiterazione del reato. Bossetti resta dunque in carcere.
A Terno d’Isola alle 10,59, poi alle 13 in punto e ancora alle 13,55. Quindi Mapello alle 17,45 e, un minuto dopo, alle 17,46, Ponte San Pietro. Sono questi i movimenti di Massimo Bossetti il 26 novembre 2010, giorno del rapimento e dell’omicidio di Yara Gambirasio.
Dopo il mezzo scivolone dei giorni scorsi, i legali di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello in cella da quasi 3 mesi, hanno ripresentato l’istanza di scarcerazione. Notificandola questa volta anche ai legali della parte offesa.
Claudio Salvagni, uno dei legali del carpentiere che Bossetti non fosse nel cantiere di Palazzago nel pomeriggio del 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve, lo disse lo stesso Bossetti nel suo secondo interrogatorio davanti al pm Ruggeri.