Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
È durato quasi tre ore l’interrogatorio in carcere di Massimo Bossetti che da venti giorni ormai si trova dietro le sbarre, in isolamento, con la pesantissima accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio. Al pm ha voluto confermare la sua innocenza e ha cercato di fornire spunti per l’indagine.
Per Massimo Bossetti martedì 8 luglio è il giorno del faccia a faccia con il pm Letizia Ruggeri, che questa mattina varcherà la soglia del carcere di via Gleno per interrogarlo. Un incontro chiesto proprio da lui, dall’uomo che da venti giorni ormai si trova dietro le sbarre, in isolamento.
La trama del giallo dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio si arricchirà martedì 8 luglio di un nuovo capitolo. A scriverlo nel carcere di Bergamo, dove si trova dal 16 giugno scorso, sarà Massimo Giuseppe Bossetti nel suo primo faccia a faccia con il pm Letizia Ruggeri
«So che sei innocente, tutti noi ti crediamo. E so che lo dimostrerai». Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Bossetti, non vede il figlio da sabato 14 giugno, due giorni prima che lo arrestassero. Tra pochi giorni lo incontrerà in carcere.
A voler usare l’algida terminologia alfanumerica degli inquirenti, sarebbero «Ignoto 2» e «Ignota 3». Ci sono due dna repertati sul luogo del delitto che non sono mai stati attribuiti, tracce biologiche ritenute poco significative e rimaste sempre al margine dell’indagine sull’omicidio di Yara.
Intende dimostrare a tutti i costi di essere estraneo alla vicenda. E per questo è disposto ad affrontare anche la strada più complessa, quella del processo con la pesante accusa di omicidio volontario, evitando scorciatoie che possano portargli a qualche sconto di pena.
Non ci sono i peli di Massimo Bossetti fra quelli analizzati dagli esperti dell’Università degli studi di Pavia, su incarico del pm Letizia Ruggeri, che coordina le indagini sul delitto di Yara Gambirasio.
Capelli, peli e fibre. Sono le prime tracce trovate e acquisite dai Ris di Parma, che martedì 1° luglio hanno iniziato i rilievi sull’auto e sul furgone di Massimo Bossetti. È sull’auto in particolare, una Volvo V40, che si è concentrata l’attenzione degli esperti.
Sono in corso a Parma le analisi sui due veicoli di Massimo Bossetti. «Accertamento doveroso. Non è escluso che anche dopo 4 anni si possano trovare tracce che possano ancora parlarci del caso» spiega il genetista Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio.
Gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti non hanno presentato ricorso al tribunale di riesame. La scelta è stata dettata da «una strategia difensiva» hanno dichiarato. Nel frattempo la difesa ha nominato i consulenti in vista degli accertamenti programmati per martedì 1° luglio a Parma con i Ris.
«Siamo stati interrogati tutti, non possiamo parlare, ma è vero: a volte Massimo Bossetti si assentava dal cantiere». A riferirlo, nell’anonimato, è uno dei muratori che lavorava sul cantiere di Palazzago per la realizzazione di alcune villette.
Prima la clamorosa rivelazione: sono stati trovati anche peli di «Ignoto 1» (e quindi di Massimo Bossetti, per gli inquirenti) sul corpo e sugli indumenti di Yara. Poi la rettifica: la notizia è falsa. È un vero giallo nel giallo quello che ha tenuto banco nella serata di venerdì.
Una folla di giornalisti per tutta la mattina ha atteso invano davanti all’ingresso del carcere di Bergamo l’arrivo di Marita Comi, la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti.
Il pm Letizia Ruggeri ha autorizzato un colloquio fra Massimo Bossetti e la moglie Marita Comi. L’avvocato Silvia Gazzetti ha incontrato nella mattina di mercoledì 25 giugno Bossetti che «continua a proclamarsi innocente», aggiungendo di essere in possesso di «elementi interessanti».
Tracce occulte di sangue: è quello che cercheranno di trovare i Ris sulla Volvo V40 e sul furgone di Massimo Bossetti.Eventuali tracce biologiche della vittima sulla sua macchina o sull’autocarro inchioderebbero l’artigiano edile di Mapello.
Accanto al cosiddetto lavoro investigativo e informativo, prosegue quello scientifico del Ris di Parma, dopo l’intervento in casa di Bossetti in cui, oltre a essere sequestrati capi di vestiario, è stato usato il Luminol per cercare anche la minima traccia di sangue che, anche a distanza di quasi quattro anni, potrebbe ancora essere trovata.
C’è un’immagine che rende bene che cosa è stata questa inchiesta. Due agenti della squadra mobile di Bergamo per tre mesi rinchiusi in un polveroso locale dell’Archivio di Stato di via Bronzetti.
Casco, zainetto e via in moto. Sabato mattina ancora sotto l’assedio dei giornalisti per la pm Letizia Ruggeri. Avvistata all’uscita della Procura, il giudice è stato immediatamente circondato dai taccuini, ma a parte un saluto, il pm ha seminato subito tutti.
Conferenza stampa degli inquirenti dopo il fermo di Massimo Bossetti. Il procuratore capo Dettori: «Polemiche aride e stupide sulle cifre impiegate per l’indagine: di fronte ad un’adolescente uccisa, lo Stato non deve badare a spese».